O la strada, o l'autostrada!
Gli appassionati di calcio mi vedono probabilmente come una persona ossessiva, che non ha molti interessi. Invece, uscito tre volte dal calcio ('82, '86, '89), ho trovato rifugio in hobby che distendevano la mente. L'antiquariato mi ha appassionato e ho cominciato a frequentare le mostre più importanti, da Parma a Modena, Milano, Roma e Firenze. Non sapevo. Conoscevo chi sapeva e chiedevo consigli. Mi intrigavano soprattutto libri, penne, ferri, argenti e orologi. Ricordo con simpatia Pampaloni, Moricci, Lupi, Tosi, Buzzi, Marianelli, Daliana e Ribolini. Non so quanto li ho tormentati.
Tutti volevano parlare del calcio. Domandavano come riuscivo a gestire i calciatori. La cosa più importante era il controllo. Avevo imparato dalla Juventus di Boniperti. Desideravano sapere come si organizzava una società e, quando rispondevo che non era difficile, rimanevano di sale. Pensavano fosse un vuoto a perdere. Quando passavo ad esporre le idee, qualcuno cambiava opinione o avevo l'impressione lo facesse. Eppure le cose erano semplici. Chi doveva comandare? Il presidente. Chi doveva parlare? Il presidente, e la linea politica sarebbe stata una. L'allenatore, perché rientrava nei suoi compiti, e i calciatori, gli attori. Che cosa chiedevo alla società? Di pagare il 27 del mese. Se cadeva di sabato, o di domenica, il venerdì.
Eppoi tutti a disposizione dei calciatori, che avrebbero dovuto sentirsi sempre in debito. Se il figlio, la moglie o la compagna avessero avuto problemi, a cominciare dai medici dovevamo essere a disposizione. Guai dimenticare di essere presenti, con fiori e telegrammi, a un lieto evento, un compleanno o un onomastico. Questo con tutti. Arbitri e Federali compresi. Insomma, si rasentava la perfezione. Dallo spogliatoio dell'arbitro, che diventava una boutique, a quello della squadra di casa e così via. Chi andava in campo doveva dare il massimo. L'impegno era totale e il tutto rafforzava l'immagine.
Non sempre riusciva, ma la semina dava frutti. Due anni erano necessari per costruire. Nel primo si gettavano le basi, il secondo permetteva di partire sparati. Tutti sapevano che non sarebbe mancato niente, ma a nessuno era permesso sbagliare. Facile la risposta: o la strada, o l'autostrada. Se Zaniolo vuol rientrare in Italia dal Galatasaray, va all'Atalanta, dove alle 9.00 l'A.D., Luca Percassi, è in sede e l'allenatore è una garanzia. Chi va all'Udinese troverà la tavola apparecchiata da Gino Pozzo. Potrei continuare, fino ad arrivare al Tau Altopascio. Perdonatemi, infine: nonostante i due mondiali mancati e il pessimo Europeo, non riesco a parlare di calcio se non ai massimi livelli.