Le diplomazie
Nel finale di ogni campionato assistiamo a strani risultati, che qualcuno definisce miracoli. A me piace parlare di lavoro delle diplomazie. In questo torneo, ad esempio, in Sassuolo - Inter 1-0, con i nerazzurri in formazione rimaneggiata e reduci dai festeggiamenti per la stella del 20° scudetto, si è detto che erano demotivati. Lo stesso a Lecce, dove l'Udinese vince 2-0, contro una formazione salva. Chi aveva previsto le vittorie del Verona col Torino e del Sassuolo a Genova, non ha indovinato. Le diplomazie non sono state all'altezza. Il calcio non è semplice. I rapporti determinano. Non a caso ripeto che senza presidente non c'è futuro. Con Squinzi, allora alla guida di Confindustria, il Sassuolo si salvò. Perché il calcio, nonostante i patiti dello schema e dei numeri telefonici, è il gioco del potere.
Ci sono anche situazioni in cui un risultato non si può cambiare, come all'Europeo del 2004 in Portogallo, quando la diplomazia non riuscì a far giocare Danimarca - Svezia e il 2-2 finale ci mandò a casa. Se esistono ancora dubbi, ricordo Bayern - Arsenal, quarto di Champions. Se hai sponsor quattro multinazionali, Adidas, Allianz, Audi e T-Mobile, come nessun club al mondo, e sei il numero uno di Germania con undici campionati vinti di seguito, l'olandese Makkelie avrà massimo rispetto, con buona pace di Arteta e i suoi. Ma quando si troverà in semifinale a Madrid contro il Real, l'ago della bilancia penderà dalla parte di Florentino Pérez, l'uomo più potente di Spagna, maggior azionista di un'impresa di costruzioni con 280mila dipendenti e lavori dagli USA all'Australia. Alla fine il tecnico dei bavaresi, Tuchel, avrà da recriminare.
Come Terzic, l'allenatore del Borussia Dortmund, quando a Wembley giocherà la finale. Hummels e soci dovranno superarsi per vincere. Non so chi dirigerà, visti Orsato e Marciniak alle semifinali. Per gli internazionali esistono tre categorie. Personalmente ne aggiungo una quarta, riservata ai "piloti". Un'esigua minoranza. Ne faceva parte il turco Cakir, anche se troppo facile scoprire. Rosetti e Ceferin avranno già scelto e, se il Presidente del Borussia non avrà capito, finirà a cacio e burro, come era solito ripetere un famoso direttore di gara.