Repubblica (Torino) - Nuovo caso di revenge porn nel calcio italiano, coinvolto Seck
Demba Seck, attaccante del Torino, rischia di essere finito in mezzo ad una brutta vicenda. Lo racconta La Repubblica, edizione Torino: il 25 gennaio scorso l'ex ragazza del calciatore, una commessa e ragazza immagine in discoteca di 22 anni, ha sporto denuncia ai carabinieri di Torino per minacce e revenge porn. All'interno dell'atto si legge: "Mi sono sentita pietrificata. Ero incredula, imbarazzata e scossa. Avevo paura che lui potesse diffondere i video ad altre persone".
In questi giorni, scrive il quotidiano, la querela sta per essere vagliata dal gip di Torino. La procura, nella figura del pm Enzo Bucarelli, ha chiesto l'archiviazione del caso, facendo leva su una transazione economica e riservata firmata dalle due parti. Una firma che risale alla primavera, quando la ragazza non sapeva se i video fossero stati divulgati e temeva che il reato fosse stato commessa, si legge. Il pm Bucarelli, peraltro, è anche indagato dalla procura di Milano per aver cancellato i video incriminati (una decisione che, comunque, era stata verbalizzata in quanto le immagini non erano ritenute più utili).
Adesso il gip dovrà decidere se accogliere la richiesta di archiviazione portata avanti dal pubblico ministero. Intanto l'edizione torinese di Repubblica riporta qualche virgolettato della ragazza con i carabinieri, risalente a gennaio: "Fino a settembre (2022, ndr) ci siamo sentiti in maniera sporadica su Instagram, poi mi ha invitata a una sua partita. Ci siamo visti altre sette-otto volte fino a ottobre. Mangiavamo fuori e dormivo spesso da lui, facevamo sesso ma senza intraprendere un rapporto stabile sentimentalmente. Tutti i rapporti sono avvenuti a casa di Seck. Il 20 ottobre ho deciso di terminare la frequentazione, ho capito di essere stata presa in giro. Da me lui voleva soltanto sesso, io una relazione diversa".
Da quel momento, secondo il racconto, lui prova a cercarla tramite Whatsapp ma lei rifiuta ogni tentativo di approccio fino a che non le sono arrivati in chat dei video girati di nascosto, con tanto di messaggio intimidatorio. Da lì, poi la denuncia e tutto quanto è stato raccontato.