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Gravina: "Nel 2023 ho pensato di non ricandidarmi. Ecco tutti i punti del nuovo percorso"

Gravina: "Nel 2023 ho pensato di non ricandidarmi. Ecco tutti i punti del nuovo percorso"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 17:45Serie A
di Lorenzo Di Benedetto

Dopo la conferma avvenuta quest’oggi all’assemblea elettiva al Rome Hotel Cavalieri, il presidente federale Gabriele Gravina è intervenuto in conferenza stampa. Queste le sue parole: “Grazie per alcune riflessioni che stamattina ho avuto modo di apprezzare, la vostra è un’attività molto importante per la diffusione della conoscenza. Grazie per alcuni attestati stima, lo prendo come uno dei motivi di stimolo per impegnarmi e continuare a lavorare sempre di più”.

Ha parlato di spirito rinnovato di unità nelle componenti federali. Quale punto del suo programma ritiene il più necessario?
“È uno spirito identificato da un numero assoluto di quello che abbiamo visto come manifestazione di voto dei delegati a scrutinio segreto, è una manifestazione di grande attestato di stima e fiducia. Sono mesi e non voglio andare a ritroso che stiamo lavorando per creare questo clima, oggi finalmente c’è una grande realizzazione in termini di percorso realizzato. Abbiamo diverse priorità, sono tutte priorità. Non fatemi dire ancora la riforma dei campionati, ci sono una serie di blocchi che impediscono a livello normativo la possibilità di esprimersi in un principio democratico sulla modifica dell’assetto dei campionati. C’è un diritto d’intesa che si può rimuovere solo col dialogo. Riprendiamo il nostro modo innovativo e diverso rispetto al passato di confrontarci e cerchiamo di capire quali sono le nostre responsabilità. Esiste l’imputabilità, quando commetti un atto violento ti viene imputata tale condotta, ma una responsabilità omissiva. Ci dobbiamo tutti richiamare al senso di responsabilità e cercare la famosa riforma. C’è un problema immediato di sostenibilità, abbiamo dei decreti attuativi che aspettiamo per capire il contenuto. Dobbiamo avere una migliore e maggiore interlocuzione con il governo, a cominciare dal ministro per lo sport. Dobbiamo aprire anche il tema relativo alla percentuale sulle scommesse, su cui si è già espressa l’Unione Europea per il diritto d’autore e qui pretendiamo, è una pretesa legittima del calcio italiano”.

La battaglia più difficile che crede di dover affrontare? Il Mondiale lo vive con che spirito?
“Me lo fate diventare un peso, trasformate alcuni errori tecnici come responsabilità del presidente ma poi dimenticate le cose buone fatte. Lo vivo come tutti gli italiani, noi vogliamo assolutamente andare ai Mondiali, dobbiamo qualificarci al Mondiale. Abbiamo subito due impegni importanti con la Germania come dice giustamente Spalletti, dobbiamo raccogliere tutte le energie possibili per raggiungere questo importante risultato”.

Ha parlato dei cinque stati in chiave Europeo 2032. A che punto siamo?
“Le speranze sono molto fondate, ho capito che dobbiamo rimboccarci le maniche. So che il ministro Abodi insieme ad altre istituzioni sta portando avanti degli incontri, personalmente non conosco gli esiti ma è giusto che tutta la parte politica la segua il ministro. Sono molto sereno, confido nelle mie capacità e nelle capacità della FIGC come moltiplicatore d’entusiasmo. Non sarei particolarmente pessimista, su cinque stadi tre sono già accettabili e sono Milano, Torino e Roma. La Roma è a buon punto, entro il primo ottobre 2026 dobbiamo dichiarare i cinque stadi, entro marzo 2027 dobbiamo garantire la posa della prima pietra. Il quarto stadio è Firenze e lo potremo già segnalare, mi risulta che il Palermo grazie anche all’intervento del City ha dato un ottimo segnale, così come Bologna e Bari. Dobbiamo stimolare questi interventi, io non amo le polemiche ma mi dispiace che per l’Europeo 2032 a livello di indotto, parliamo di numeri stratosferici, non possono esserci contributi. Vedo però che ci sono finanziamenti per il tennis, il ciclismo e lo sci, amo lo sport e sono felice ma non amo che il calcio venga visto come la cenerentola dello sport. Questo mi rammarica”.

Sono stati fatti tanti appelli alla politica. Come si può trovare un migliore equilibrio?
“Soltanto con il dialogo e nel rispetto dei propri confini. Noi non siamo arroccati sulle nostre posizioni, facciamo fatica quando ci sono tentativi avvolte strumentalizzati che cercano di invadere la nostra sfera. Il calcio ha preso coscienza negli ultimi mesi della sua forza di interlocuzione, mi auguro che questa presa di coscienza venga apprezzata e valorizzata”.

Ha parlato di tranelli e calunnie. Può dirci a cosa si riferiva?
“Il tempo che ho preso per la candidatura serviva solo per lavorare. Io mi dedico al lavoro, dedico poco tempo a inseguire alcune rappresentazioni. Non ho necessità di ripercorrere certe tappe che mi amareggiano, ma non sono questioni personali perché le ho tenute fuori dal calcio e se ne occuperanno gli organi preposti. Oggi ho voluto sottolineare certe falsità e tranelli che hanno portato a provvedimenti che hanno creato confusione nella politica del calcio. Questo per me è inaccettabile. Non ho fatto riferimento alle calunnie personali, in questa sede si parla di sport e ho voluto rimarcare in maniera netta e precisa quanto avvenuto negli ultimi mesi nel nostro massimo organo federale. Non è stato portato rispetto all’istituzione”.

Ci sarà modo di creare più finestre per trovare ulteriore spazio per la nazionale? Avete l’idea di allargare il settore tecnico di Coverciano?
“Con la Lega Serie A abbiamo iniziato un nuovo confronto, sono molto contento che le tre leghe professionistiche si stiano già confrontando. È iniziata una nuova era incentrata sul dialogo per valorizzare i talenti. Noi parliamo di nazionale come se fosse un’entità contrapposta e un soggetto terzo rispetto al calcio che conta, ma vorrei ricordare quanti giovani sono stati valorizzati dalle nazionali e quanti giovani ancora non trovano spazio nei club mentre sono fondamentali nelle nostre nazionali. Il risultato storico dell’under 17 campione d’Europa per la prima volta nella storia rappresenta un messaggio forte per il 2030. Abbiamo visto talenti straordinari e in prospettiva può essere una nazionale di grandissimo riferimento. Mi batto da sempre nel considerare i vivai italiani non un costo ma un investimento, noi dobbiamo entrare in quest’ottica e sono contento che molte società italiane hanno iniziato a investire sui giovani. Nel derby di Milano ho visto uno dei giovani più importanti del calcio italiano (Camarda, ndr) ha trovato spazio per esprimere il suo talento. Con la Lega Serie A c’è un dialogo molto costruttivo e con questo clima possiamo capire quali possono essere le regole da seguire per offrire ai giovani delle opportunità importanti per trasformare il talento in grande campione”.

C’è qualcosa che non rifarebbe nei sei anni già vissuti?
“Rifarei le stesse cose, ho sempre riposto tanta fiducia in tutti i miei collaboratori. So benissimo che tante persone hanno tradito la mia fiducia, ma questo non vuol dire nulla. È una legge fondamentale della vita, non riesco a cambiare il mio modo di essere. Quando ti scotti con l’acqua bollente hai paura anche dell’acqua fredda, ma ho commesso errori e li ho riconosciuti”.

Ha ringraziato le istituzioni di UEFA e FIFA. Sul VAR a chiamata e tempo effettivo ci sono aggiornamenti? È un’utopia immaginare un arbitro come pubblico ufficiale?
“Questa è una proposta che abbiamo già condiviso in un incontro con il ministro Piantedosi, abbiamo avanzato questa ipotesi insieme al ministro Abodi. Per combattere alcuni atti di violenza contro gli arbitri considerare l’arbitro un pubblico ufficiale può essere un deterrente importante. VAR a chiamata e tempo effettivo sono richieste avanzate alla FIFA, avete sentito il responsabile UEFA degli arbitri Rosetti che ha avanzato delle perplessità. Bisogna prima trovare un punto d’intesa, ci sono tanti temi all’attenzione dell’IFAB e speriamo a breve di avere qualche risposta più concreta”.

Il gap principale dell’Italia è a livello di infrastrutture e di stadi. Si aspetta un aiuto dalle istituzioni?
“Ci stiamo allontanando sempre di più dagli standard di qualità a livello internazionale. Al governo non abbiamo chiesto solo il contributo, molti imprenditori vogliono partire domani mattina con investimenti propri. Quello che ammazza e blocca l’entusiasmo è l’aspetto burocratico, quello che chiediamo è avere un commissario con poteri straordinari che possa eliminare questi lacci burocratici. Ci sono investitori che stanno andando via, ma ci sono molti imprenditori che vogliono investire sulle infrastrutture. Nei bilanci delle società ci sono due asset, i settori giovanili e le infrastrutture. Se blocchiamo i vivai con alcune norme e non aiutiamo la costruzione delle infrastrutture non si può andare da nessuna parte. Ci sono realtà imprenditoriali che chiedono di poter partire e investire domani. Non si può però dover far i conti con mille vincoli, non si arriverà mai così alla soluzione. Questo scoraggia gli imprenditori, è avvilente continuare a ripetere le stesse cose. Ci vuole un atto concreto, non voglio tornare sull’agenzia ma ci sono altre priorità nel nostro mondo”.

C’è stato un momento in cui ha pensato di non ricandidarsi?
“Si, a ottobre 2023. Lo sanno tutti i miei collaboratori, la mia famiglia e i presidenti delle componenti del momento. In occasione della partita di Bari avevo comunicato che non mi sarei ricandidato, era una scelta personale. Le componenti mi hanno fatto capire che ero stato individuato come figura di riferimento e si sono sentiti traditi da questa mia scelta. Quando loro hanno indicato la mia persona come presidente federale e hanno ritenuto che io abbia svolto un ruolo importante nel modo di intendere il nostro calcio dovevo cambiare idea. Avevo deciso, poi dovrò chiedere scusa per non aver mantenuto questo patto alla mia famiglia. Il calcio aveva bisogno di stabilità, c’è un compito da finire. Qui non si parla di consenso sulla mia persona, ma di consenso oggettivo su un percorso e un lavoro che tutti insieme vogliamo fare”.

Quali sono le prime sensazioni quando ha sentito l’AD della Serie A De Siervo degli accordi con Kings League e il Fantacalcio?
“L’economia di mercato ci insegna che detta i ritmi sul valore della produzione, andare sul mercato per aprire nuove opportunità di ricavi. Questo è sempre più complicato, la maggior parte dei ricavi è legata ai diritti televisivi. Sappiamo il trend dei diritti televisivi a livello nazionale, che è in calo, mentre all’estero è in netta crescita. L’aumento della produzione sarà sempre più complicato, il contenimento dei costi è una certezza. Dobbiamo lavorare per mettere in sicurezza i nostri costi, dobbiamo migliorare la produzione ma soprattutto mettere sotto controllo i nostri costi. Da questo nasce il salary cap, il modello della Germania non viene citato. Viene citata la Premier dove si perdono soldi, mentre in Bundesliga il rapporto tra costi e produzione è del 50% e i bilanci sono in attivo da anni. Non sto dicendo cose complicatissime, vi garantisco che su questi punti tutte le componenti professionistiche sono d’accordo. Onestamente non seguo la Kings League, sono tradizionalista. Aspettiamo eventi e sviluppi, qualsiasi intrattenimento che coinvolge i giovani è benvenuto. Noi siamo concentrati sul calcio a 11 e a 5, maschile e femminile”.

Percepite un aumento della violenza negli stadi?
“La violenza non può rientrare nella norma, abbiamo un dato oggettivo. La violenza all’interno degli stadi è stata debellata, se i tifosi si danno appuntamento sulle autostrade a chilometri di distanza da uno stadio è diverso. Per me non sono tifosi, ma delinquenti che devono essere perseguiti penalmente. Stiamo mettendo dei paletti, ringrazio il ministro Piantedosi che ha accolto un’idea del pre-DASPO condivisa con il ministro Abodi. In uno stadio dove ci sono famiglie e bambini non deve più essere consentito a chi si è macchiato di reati importanti. Dalla rapina, al furto alla droga, deve esserci una segnalazione per questi soggetti che devono avere il DASPO a prescindere da atti violenti all’interno del mondo del calcio. La tecnologia potrà aiutarci moltissimo, ho presentato il riconoscimento facciale e sonoro negli stadi dal 2018. Abbiamo dei contrasti con la norma sulla privacy, si stanno impegnando i ministri per questo. Tutto ciò che possiamo controllare sta dando risultati positivi, fuori dallo stadio è molto complicato. Sono incidenti legati non solo al calcio, ma ci sono episodi che nulla hanno a che fare con lo sport ma solo con l’indole a delinquere di alcuni soggetti”.

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