Dal barcone al gol all'Inter, il padre adottivo di Juwara: "Ora spenga il cellulare..."
"Dopo il gol all'Inter gli ho detto di spegnere il telefono!". Antonio Summa parla con l'affetto di un padre nei confronti di Musa Juwara, talento classe 2001 del Bologna che ha conquistato a sorpresa le prime pagine italiane dopo il gol alla 'Scala del Calcio' di domenica scorsa. Summa, suo allenatore ai tempi della Virtus Avigliano (piccola realtà lucana in provincia di Potenza) nonché suo tutore legale, se lo coccola, lo difende e lo protegge. Consapevole che la strada da fare è ancora lunga e che il ragazzo, oltre alla ormai celebre storia del suo arrivo in Italia col barcone quattro anni fa, ha tanto altro da raccontare. Palla al piede e testa sulle spalle. "Non si deve sottolineare sempre la storia del barcone. È vero: Musa è sbarcato in Sicilia nel giugno 2016, aveva 15 anni ed era un migrante. Ha lasciato il Gambia in un contesto drammatico, ha passato momenti brutti, ma quello che conta davvero per il suo bene è parlare di calcio, parlare del suo talento e, soprattutto, della sua grande umiltà", esordisce Summa ai microfoni esclusivi di TuttoMercatoWeb.com.
Che ricordo ha del primo Musa Juwara?
"Notai subito che Musa era di un livello superiore agli altri. Oltre alle qualità tecniche e fisiche, mi colpì la sua semplicità. Juwara, fin da ragazzino, ha sempre avuto una dedizione al lavoro unica. Nonostante non parlasse la nostra lingua, nonostante le gravi difficoltà che aveva vissuto, è arrivato alla Virtus Avigliano e ci ha dato una grossa mano già dal primo giorno".
Che soddisfazione si prova ad aver "scoperto" un talento che oggi gioca in Serie A?
"Per la nostra piccola società è una grandissima soddisfazione. Musa ha iniziato proprio qui ad Avigliano un percorso bellissimo e direi che adesso ha trovato una dimensione perfetta per lui a Bologna. Sinisa Mihajlovic è un tecnico capace e coraggioso, vede e crede nei giovani. E poi là davanti c'è il suo connazionale Barrow: i due Musa sono diventati grandi amici, dentro e fuori dal campo, e anche nel lockdown si sono fatti forza a vicenda".
Perché la scelta di adottarlo appena arrivato in Italia? Un gesto raro nella società di oggi...
"Musa è un ragazzo buono e genuino. Ho parlato coi miei figli e con mia moglie e insieme abbiamo deciso di farlo entrare ufficialmente nella nostra famiglia. Tutto questo quando era ancora ad Avigliano, non certo ora che è sulla bocca di tutti... Non ci sembra comunque di aver realizzato niente di eccezionale, abbiamo fatto solo ciò che sentivamo fosse giusto dentro i nostri cuori".
Cos'ha detto a Musa dopo il gol all'Inter?
"Gli ho detto si spegnere immediatamente il telefono (ride, ndr)! L'ho sentito sempre in queste ore, il gol ai nerazzurri è stata una bella bomba mediatica e Musa non si aspettava tutta questa attenzione nei suoi confronti. Per questo gli ho consigliato di restare tranquillo e di cercare di mettersi tutto alle spalle. Un maestro come Miha, poi, saprà sicuramente come gestire questa situazione e lasciarlo concentrare esclusivamente sul campo".
Dove può arrivare secondo lei Juwara?
"Non sono nessuno per dirlo, io alleno categorie ben inferiori alla Virtus Avigliano. Di una cosa però sono più che convinto: Musa Juwara sta avendo una crescita fantastica dal punto di vista mentale, tecnico e tattico. È un giovane che lavoro sodo, sempre in silenzio e con umiltà, e che si merita quindi di vivere appieno questo sogno. Senza limiti, senza aspettative, ma con la spensieratezza che l'ha contraddistinto fin dal suo arrivo nel nostro Paese".