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Da Bellingham a Zaire-Emery, l'arte di credere nei giovani di talento che manca in Italia

Da Bellingham a Zaire-Emery, l'arte di credere nei giovani di talento che manca in ItaliaTUTTO mercato WEB
© foto di Federico Titone/BernabeuDigital.com
venerdì 27 ottobre 2023, 08:45Serie A
di Michele Pavese

Jude Bellingham ha tracciato la strada, tanti sono pronti a seguirlo. Il calcio europeo, rimasto orfano nel giro di pochi mesi dei due maggiori punti di riferimento degli ultimi 20 anni, sta accogliendo una nuova generazione di talenti pronta ad entusiasmare. Giovani ma già capaci di compiere prodezze, con numeri da fuoriclasse: il classe 2003 di Stourbridge, malgrado l'età, è già una certezza assoluta e si è preso in pochi mesi la ribalta nel club più importante (e sul palcoscenico più difficile). Erling Haaland, con i suoi 23 anni, è già "vecchio", quasi di un'altra epoca.

Bellingham e non solo, dicevamo. Perché sulla scia dell'inglese ci sono i coetanei Jamal Musiala e Florian Wirtz, gioielli della Bundesliga, ma anche Rasmus Hojlund, ceduto a suon di milioni dall'Atalanta al Manchester United. In Inghilterra c'è anche Levi Colwill, promettente difensore del Chelsea, in Francia gioca Elye Wahi, attaccante del Lens già autore di due reti in Champions League. E poi Xavi Simons e Benjamin Sesko (Lipsia), Alejandro Balde (Barcellona), Johan Bakayoko (PSV) e Antonio Silva (Benfica).

Gavi, invece, guida l'armata degli Under-20: i 2004 terribili, da Evan Ferguson, plasmato da Roberto De Zerbi, fino a Romeo Lavia (Chelsea) e Youssoufa Moukoko (Borussia Dortmund), precoce ma ancora discontinuo. Garnacho, Enciso, Lewis, Bynoe-Gittens, Baleba, Joao Neves sono gli altri nomi che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi mesi.

Diciott'anni compiuti da poco o ancora da compiere, ma già una pioggia di reti e prestazioni convincenti: Mathys Tel è presente e futuro del Bayern, Vitor Roque si trasferirà al Barcellona nei prossimi mesi, Arthur Vermeeren è conteso dalle big. Il 2005 più atteso, però, è Arda Guler: alla fine l'ha spuntata il Real, ma il turco è stato frenato dagli infortuni e non ha ancora messo piede in campo. I Blancos sperano di averci visto giusto, così come con Endrick, il 2006 più chiacchierato: l'etichetta del predestinato (già da alcuni anni) non lo aiuterà, dovrà avere spalle larghe.

Anche Warren Zaire-Emery non ha ancora la patente ma è già titolare del Paris Saint-Germain: il centrocampista francese ha impressionato contro il Milan, travolgendo i rossoneri con la sua fisicità e le accelerazioni. Lamine Yamal ha un anno in meno e non ha più bisogno di presentazioni: il 16enne del Barça è esploso improvvisamente e Xavi sta cercando di gestirlo al meglio per evitare che "scoppi" presto come è capitato a diversi potenziali "nuovi Messi".

E gli italiani?
Come al solito, bisogna aprire un capitolo a parte. Sembrano frasi fatte, ma il calcio italiano continua a non essere adatto ai giovani. Ovunque si inseguono i risultati e si preferisce affidarsi a calciatori "pronti"; dei cinque maggiori campionati europei, però, solo i club della Serie A sembrano essere meno propensi a lanciare i giovani. I 2003 migliori sono Scalvini, Gnonto, Baldanzi, Miretti e Casadei: 5 presenze totali in Champions (tutte dello juventino), due di loro giocano in Championship. Va peggio con i 2004 e i 2005 (Kayode, Ndour, Vignato, Francesco Pio Esposito e Chiarodia i più "famosi"), mentre un po' di ribalta ce l'ha avuta il 2006 Simone Pafundi, convocato da Roberto Mancini in Nazionale nello stupore generale. Uno stupore dettato dalla scarsa abitudine a valorizzare e riconoscere subito il talento, quando c'è; non a caso, i classe 2000 in Italia sono ancora "giovani da gestire". Chissà se andrà meglio a Francesco Camarda (2008): una speranza, ma c'è bisogno di un cambio deciso di mentalità.

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