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L'ex Caputo: "Stagione non bella a Salerno, coi tifosi me la sono un po' cercata. Una sera mi citofonarono..."
Oggi alle 14:30News
di Lorenzo Portanova
per Tuttosalernitana.com

L'ex Caputo: "Stagione non bella a Salerno, coi tifosi me la sono un po' cercata. Una sera mi citofonarono..."

L'ex attaccante della Salernitana Francesco Caputo è intervenuto al podcast OCW Talk de Il Pancio e Manfredi in cui ha parlato anche della sua esperienza poco idilliaca con i granata. Ecco le sue parole: "Avevo fatto il primo anno di Serie B a Bari segnando dieci gol e la squadra era appena salita in Serie A. La mia “sfortuna” fu che Antonio Conte se ne andò e al suo posto venne un nuovo allenatore, Gian Piero Ventura, che mi disse che dovevo andare a giocare in Serie B in prestito. Io accettai perché comunque volevo avere più minutaggio. Avevo ricevuto diverse offerte, ma furono due quelle che richiedevano una decisione importante: una della Triestina e l’altra della Salernitana.

Scelgo Salerno poiché mia moglie era in dolce attesa, quindi dovevo per forza rimanere vicino casa. A Salerno vissi una stagione non bella, poiché mi ero ritrovato in una società allo sbando che non pagava gli stipendi. Io avevo un contratto importante dato che, prima di andare via, il Bari mi aveva rinnovato e adeguato il contratto a 250.000 euro a stagione. Di quei soldi, a Salerno ne vidi pochissimi, dato che la Salernitana ci pagò soltanto i primi due-tre mesi prima che andasse tutto allo sbando.

Rapporto coi tifosi? Ammetto che un po’ me la sono cercata. Vivevamo una situazione un po’ particolare a livello societario, la squadra era un po’ in difficoltà nonostante in rosa ci fossero grandi giocatori del calibro di Ciccio Cozza, e i tifosi ci presero un po’ di mira perché non andavamo bene. I tifosi se la presero anche un po’ con me perché, essendo io di Bari, si aspettavano di più. Era successa una cosa fuori dal campo che a me aveva dato un po’ di fastidio: quando giocavo a Salerno, io abitavo a Pontecagnano ed era appena nata mia figlia.

Una sera mi ritrovai diverse persone incappucciate armate di mazze da baseball a citofonare a casa. Quella cosa un po’ mi scosse e mi diede fastidio, anche se, per il bene comune, lasciai scorrere. Il caso volle che ci fosse Salernitana-Empoli: noi giocavamo per salvarci, loro erano nelle zone alte della classifica. All’ultimo minuto, su una palla lunga, feci un grandissimo gol al volo e mi venne d’istinto di esultare zittendo i tifosi. Loro non me la perdonarono, tant’è vero che uscii dallo stadio per ultimo verso mezzanotte, era successo un casino. Chiesi scusa perché, alla fine, me ne ero reso conto subito, ma era una cosa che mi venne spontanea in quel momento. Non potevo neanche andare via dalla città perché il prestito era annuale.

Non sono mai uscito a Salerno e non ho mai visto la città. Vista la situazione e dato che avevamo una bambina piccola, feci tornare mia moglie ad Altamura, mentre io rimasi a Salerno da solo fino a fine stagione. Fu anche lei a volerlo. La stagione fu disastrosa a livello calcistico: la tifoseria era in perenne contestazione e la società ci mandava sempre in ritiro, quindi a casa non ci stavo mai. Quando potevo, però, ritornavo ad Altamura per vedere mia moglie e mia figlia".