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Mancini: "Ranieri mi odiava da avversario, con De Rossi ho migliorato il mio carattere. L'allenatore? Per me è importante, faccio tutto ciò che chiede". VIDEO!TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 19:50Interviste
di Marco Campanella
per Vocegiallorossa.it

Mancini: "Ranieri mi odiava da avversario, con De Rossi ho migliorato il mio carattere. L'allenatore? Per me è importante, faccio tutto ciò che chiede". VIDEO!

Gianluca Mancini ha parlato in un'intervista esclusiva a TVPlay. Ecco le parole del vice capitano della Roma

A De Rossi stavi antipatico, poi ha detto che sei un ragazzo eccezionale
«C'è un aneddoto: quando De Rossi arriva il primo giorno a Trigoria, lo saluto e noto che un suo collaboratore mi saluta in maniera un po' strana, penso: "Che succede?" Dopo un po' di giorni dice: "Guarda, io non ti sopporto. L'anno scorso se ti vedevo per Roma, ti avrei messo sotto con la macchina". Risposi: "Guarda, io in campo sono così, a volte mi riguardo alle partite e infatti, sto cercando di migliorare questo aspetto mio". Dopo una settimana venne e disse: "Ho sbagliato  tutto su di te, sei un ragazzo eccezionale". Ma non mi voglio fare complimenti, in campo ci trasformiamo». 

Su Ranieri
«Anche ora, io non conoscevo Ranieri dato che non mi aveva mai allenato. Mi ha detto:"Io in campo da avversario ti odiavo, ma adesso sei con me"».

Sul suo miglioramento. 
«La mia è stata un'evoluzione: prendevo tanti cartellini, protestavo tanto senza senso. Questo ti condizione anche in partita, perché perdi lucidità. A volte, era deleterio per me stesso. Il tutto è partito con De Rossi, ora cerco di stare concentrato. Non so se rendo di più, ma prendo meno cartellini e sto dando meno fastidio agli arbitri. Si tratta di una questione di età e di tante cose». 

Non hai avuto tante espulsioni.
«Non prendo troppe espulsioni, perché di entrate brutte non ne faccio. In Coppa Italia, con Orsato, sbagliai tanto e presi tre giornate di squalifica, perché ho esagerato. Gli chiesi scusa in quell’occasione». 

Un possibile futuro da centrocampista?
«Nelle giovanili ho sempre giocato centrocampista. Mister Fonseca mi mise in quella posizione per 5 partite, ma era un’emergenza totale. Un ruolo che ho ricoperto da ragazzino, ma a questi livelli non sarei capace di farlo con tanta continuità». 

Saresti capace anche di giocare da centrale in una difesa a 4, non solo da braccetto.
«Ho fatto tante volte il braccetto e, quindi, agli occhi della gente e agli addetti ai lavori ti vai a collocare in quella posizione. Con il mister anche ho giocato da centrale, io mi trovo bene. Con la difesa a 4 ho giocato con Mourinho i primi mesi e con De Rossi. Avendo ricoperto più ruoli, dal centrocampista al centrale di difesa, a volte addirittura ho giocato anche terzino destro, non è un problema. Fa tutto parte del bagaglio tecnico dei calciatori. Con la difesa a tre mi trovo a mio agio, da terzo magari trovi in una partita l'esterno veloce: quindi, devi cambiare l'impostazione del difendere rispetto a fare il centrale contro attaccanti grossi fisicamente. Certo è che, gli scontri fisici sono il mio pane quotidiano, faccio meno fatica rispetto a essere puntato sulla fascia».

Hummels?
«Hummels mi sta aiutando. Avere campioni come lui è qualcosa che aiuta sia a livello di campo, ma osservi anche nel quotidiano ciò che fa. A 36 anni, se giochi ancora a questi livelli vuol dire che sei un super professionista. Vorrei che anche io a 36 anni possa giocare ai suoi livelli, perciò lo studio. In campo, ci parliamo tanto. Su Kulusevski ha fatto un intervento bellissimo in scivolata e si rialzò come niente fosse. Io gli dissi che era un pazzo, perché a me avrebbero dato 7 rossi (ride ndr)».

L'espulsione a Bilbao?
«Per me non era da espulsione, dal campo. Era fallo e giallo. Quando l’attaccante sbaglia un gol, ha l’opportunità di farne un altro. Mentre il difensore o il portiere se commettono un errore deve sperare che non succeda nulla di grave». 

La Nazionale?
«Mister Spalletti mi ha portato all’Europeo, mi ha convocato spesso l’anno scorso. Sono grato al mister, per la possibilità di stare in Nazionale. Purtroppo l’Europeo non è andato bene, ce lo porteremo avanti tutti. Mi ha fatto giocare contro la Svizzera, sarò sempre grato a lui. Le porte della Nazionale sono sempre aperte, ci ha detto. Cerco di giocare bene per essere nuovamente convocato, ma il ct prende le sue decisioni. La Nazionale è il sogno di ogni bambino, quando chiama devi essere pronto. E se non arriva la convocazione, io farò il tifo come sempre». 

Accetteresti la panchina?
«Penso che c’è un allenatore che decide, c’è la settimana, ci sono gli allenamenti e se un allenatore decide di non farti giocare dopo una, due o tre volte mi faccio delle domande. Se mi sto allenando bene, se sto sbagliando qualcosa, vado a parlare con l’allenatore. Non esiste che giochi e basta, ci sono mille cose in una partita. Si fa parte di una rosa di 25 giocatori, non esiste l’io. Esiste il noi. Giusto arrabbiarsi da parte di chi non gioca, ma deve essere un modo per dare di più in quei 10-15 minuti quando entri in campo per far cambiare idea al mister. Questo è quello che stiamo dimostrando. Se si è contenti di non giocare, non puoi fare questo mestiere, però, non esiste l'io. Mi darebbe fastidio avere un compagno che pensa a se stesso, piuttosto che alla squadra. Devi allenarti al massimo, ogni allenatore ha le sue idee. De Rossi, mi sembra, disse: "Questa è la prima formazione della stagione, ma non sarà sempre questa". Una stagione è fatta di momenti, tutti devono essere partecipi: poi, certo, ci sarà chi gioca di più, chi di meno. L'importanza è la stessa per tutti: le partite si vincono grazie a tante cose».

Svilar?
«Rui Patricio era un portiere forte, titolare della nazionale portoghese e campione d'Europa. E quando avevamo in allenamento da una parte Rui e dall’altra Svilar, avevamo due portieri forti. Se parli con Mile, ti dice che per lui Rui è stato molto importante. Svilar è molto forte, trasmette sicurezza, parla. Il ruolo del portiere è cambiato nel calcio di oggi».

ll nuovo allenatore: meglio giochista o gestore?
«Per me l’allenatore è importante. Il calcio è cambiato e questa figura è importantissima. Un tempo una squadra più piccola veniva a Roma a giocare in modo differente, mentre ora se la giocano tutte. Io cerco di fare al massimo ciò che mi dice e seguo alla lettera le indicazioni del mister. Se un allenatore mi dice di dare una testata al muro, io lo faccio. Non ho preferenze sull’allenatore, ogni mister ha la sua idea. Magari tra 10-15 anni saprò dare una risposta. Sono stato fortunato nella mia carriera, ne ho avuti tanti bravi compreso Fonseca, oltre a Gasperini, Mourinho, Ranieri e De Rossi. Ad esempio, con De Rossi facevamo 40 minuti di uscite dal basso in rifinitura. Con Mourinho la fase difensiva era maniacale prima della partita».

Il calore della piazza?
«Roma è una piazza calorosa, passionale e vive di questo club tutti i giorni. La gente ti carica. A Bergamo non sono così calorosi come qua. Questo ti dà delle aspettative maggiori, scendi in campo anche per loro. A Villa Stuart, quando sono arrivato, non c’era nessuno. Ma vedere le scene dei compagni quando arrivano a Fiumicino, con tutta quella gente, è bellissimo».

Un'esperienza all'estero?
«Se dovessi scegliere un paese dove giocare all’estero direi l’Inghilterra, la Premier è un campionato affascinante. Giocare in Italia è bellissimo per gli stadi, ci sono molti stadi passionali. Sono abituato all’Olimpico e ogni domenica sembra giocare una finale». 

Cosa sceglieresti tra segnare il gol qualificazione in Champions League o il gol vittoria della Conference League?
«Vado in Champions». 

La tua top 11?
«La mia top 11 al mondo, senza giocatori della Roma. Innanzitutto, scelgo il 4-3-3. Donnarumma a porta; Arnold terzino destro; Rudiger e Van Dijk i centrali; a sinistra Bruno Mendes del PSG; a centrocampo il play è Modric, Tonali e Musiala mezzali. Davanti scelgo: Rodrygo, Mbappé e al centro Haaland».