
Soulè dal cilindro. L'abbraccio e un passaggio di testimone che ci sarà (ma non a giugno)
Matias Soulé ha estratto il coniglio dal cilindro nel momento più complicato del Derby. A poco più di venti minuti dalla fine, con la Lazio in vantaggio, l'attaccante argentino s'è letteralmente inventato il gol del pareggio dopo il passaggio di Saelemaekers. Il suo sinistro a giro da 25 metri è finito sulla parte bassa del montante prima di superare la linea di porta e riportare a galla i giallorossi. Un pareggio arrivato dopo momenti particolarmente complicati, in una partita di sofferenza.
Appena realizzato l'1-1 Soulé è volato verso la panchina per esultare, è andato ad abbracciare quel Paulo Dybala che resterà ai box fino a fine stagione ma ieri non voleva mancare. La Joya per l'ex Frosinone non è solo un suo connazionale: è il suo idolo.
Per spiegare l'ammirazione di Soulé nei confronti di Dybala, basta ripescare una sua intervista estiva. Una dichiarazione rilasciata poco dopo il suo trasferimento nella Capitale: "Per me è un fratello maggiore, una guida non nel calcio ma nella vita. Quando ero più piccolo lo vedevo come un mostro sacro, un giocatore a cui non riuscivo ad avvicinarmi perché ero in soggezione. Poi abbiamo cominciato a conoscerci, siamo entrati in sintonia e abbiamo stretto un buon rapporto alla Juventus. C’è un aneddoto che non mi dimenticherò mai. Era l’ultimo anno di Paulo alla Juve, stava giocando una delle partite finali della stagione. Mancava un quarto d’ora alla fine quando lo vedo parlare a distanza con Landucci (il vice allenatore, ndi) mentre intanto mi indicava. Purtroppo erano finite le sostituzioni ma Dybala aveva chiesto alla panchina di farmi entrare perché voleva giocare con me almeno una volta prima di lasciare la Juve. È un ricordo che resterà sempre con me, perché mi ha fatto capire quanto ci tenesse a me, e la sua stima nei miei confronti. Adesso il sogno si è realizzato e ne sono felicissimo".
L'idea di Soulé al momento del trasferimento non collimava però con quella della Roma. In estate infatti mentre da un lato il club giallorosso trattativa il suo acquisto, dall'altro definiva la cessione di Dybala ai sauditi dell'Al-Qadsiah. Un passaggio saltato solo perché la Joya - smosso anche dall'amore dei tifosi giallorossi - decise di fare un passo indietro al momento della firma.
Nelle idee della Roma i due calciatori sono infatti alternativi e a giudicare dal loro impiego non è un'idea sbagliata. Soulé è esploso definitivamente solo nelle ultime settimane, dopo l'infortunio del suo connazionale. Non è un caso. Entrambi di piede mancino, entrambi troppo devoti alla giocata per sacrificarsi con continuità, Soulé e Dybala occupano le stesse zolle e hanno le stesse idee. Ecco perché impiegarli insieme non è mai stato facile, nemmeno per Claudio Ranieri.
L'impiego alternato non ha però intaccato la stima che Dybala ha nei confronto del suo connazionale. Né la devozione che Soulé nutre per la Joya. Un rapporto speciale testimoniato dall'abbraccio di ieri, una staffetta che non dovrebbe interrompersi a fine stagione visto che l'ex Frosinone - dopo mesi difficili - è convintissimo di aver fatto la stessa giusta e di portare avanti la sua avventura nella Capitale. E a Dybala, prima dell'infortunio, è scattato il rinnovo per l'annata 2025/26.
Appena realizzato l'1-1 Soulé è volato verso la panchina per esultare, è andato ad abbracciare quel Paulo Dybala che resterà ai box fino a fine stagione ma ieri non voleva mancare. La Joya per l'ex Frosinone non è solo un suo connazionale: è il suo idolo.
Per spiegare l'ammirazione di Soulé nei confronti di Dybala, basta ripescare una sua intervista estiva. Una dichiarazione rilasciata poco dopo il suo trasferimento nella Capitale: "Per me è un fratello maggiore, una guida non nel calcio ma nella vita. Quando ero più piccolo lo vedevo come un mostro sacro, un giocatore a cui non riuscivo ad avvicinarmi perché ero in soggezione. Poi abbiamo cominciato a conoscerci, siamo entrati in sintonia e abbiamo stretto un buon rapporto alla Juventus. C’è un aneddoto che non mi dimenticherò mai. Era l’ultimo anno di Paulo alla Juve, stava giocando una delle partite finali della stagione. Mancava un quarto d’ora alla fine quando lo vedo parlare a distanza con Landucci (il vice allenatore, ndi) mentre intanto mi indicava. Purtroppo erano finite le sostituzioni ma Dybala aveva chiesto alla panchina di farmi entrare perché voleva giocare con me almeno una volta prima di lasciare la Juve. È un ricordo che resterà sempre con me, perché mi ha fatto capire quanto ci tenesse a me, e la sua stima nei miei confronti. Adesso il sogno si è realizzato e ne sono felicissimo".
L'idea di Soulé al momento del trasferimento non collimava però con quella della Roma. In estate infatti mentre da un lato il club giallorosso trattativa il suo acquisto, dall'altro definiva la cessione di Dybala ai sauditi dell'Al-Qadsiah. Un passaggio saltato solo perché la Joya - smosso anche dall'amore dei tifosi giallorossi - decise di fare un passo indietro al momento della firma.
Nelle idee della Roma i due calciatori sono infatti alternativi e a giudicare dal loro impiego non è un'idea sbagliata. Soulé è esploso definitivamente solo nelle ultime settimane, dopo l'infortunio del suo connazionale. Non è un caso. Entrambi di piede mancino, entrambi troppo devoti alla giocata per sacrificarsi con continuità, Soulé e Dybala occupano le stesse zolle e hanno le stesse idee. Ecco perché impiegarli insieme non è mai stato facile, nemmeno per Claudio Ranieri.
L'impiego alternato non ha però intaccato la stima che Dybala ha nei confronto del suo connazionale. Né la devozione che Soulé nutre per la Joya. Un rapporto speciale testimoniato dall'abbraccio di ieri, una staffetta che non dovrebbe interrompersi a fine stagione visto che l'ex Frosinone - dopo mesi difficili - è convintissimo di aver fatto la stessa giusta e di portare avanti la sua avventura nella Capitale. E a Dybala, prima dell'infortunio, è scattato il rinnovo per l'annata 2025/26.
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