
Totti: "Ancelotti? Penso sia arrivato il momento giusto per vederlo alla Roma. Tra i giovani punterei su De Zerbi. Siamo stati vicinissimi a prendere Conte"
Francesco Totti ha rilasciato una lunga intervista a Betsson Sport, spaziando tra i suoi ricordi del periodo a Roma e il presente.
Cosa hai provato dopo essere tornato a casa dopo l'ultima partita?
"Una giornata particolare, una giornata che noi giocatori vorremmo non arrivasse mai. L'ho vissuta in maniera tranquilla da una parte, emozionato dall'altra, una giornata tutta dedicata a me. Essere il protagonista di quella domenica è stato emozionante. Non è mai finita quella serata, è difficile anche da descrivere".
La finale del mondiale 2006, come sono state le 24 antecedenti?
"Quello è il sogno di tutti i giovani, disputare una finale mondiale. L'abbiamo vissuta come tutte le altre serate, senza pensare che fosse una finale mondiale. Nessuno dormiva, in pochissimi, chi giocava alla playstation, chi a carte, io e Gattuso uno contro uno a scopetta fino alle 6 di mattina. C'era un contesto troppo importante, indimenticabile".
Cosa hai pensato in occasione del rigore contro l'Australia?
"Appena l'arbitro ha fischiato, ho trovato una prateria per arrivare fino al dischetto. Ho pensato di fare il cucchiaio ma ero titubante, sapevo che dopo il rigore la partita sarebbe finita. Me la sentivo ma non me la sentivo. Il portiere era enorme poi, così ho deciso di calciare forte".
In merito al famoso no al Real Madrid, hai parlato tu con Perez?
"No, io sono rimasto fuori da tutto, è stata la società a parlare con lui, Sensi aveva un gran rapporto con lui. Sensi si era impuntato, non voleva vendermi a nessuno, avrebbe fatto qualsiasi debito pur di tenermi. Lui mi considerava l'unico fischio maschio della famiglia. Vedendo la voglia, l'amore che mi trasmetteva, non mi ha dato nemmeno modo di pensare di andare via".
Chi ci ha provato di più tra i club italiani?
"Milan e Inter, ma dopo la prima riunione con il presidente rinunciavano".
Vito Scala cosa ha rappresentato per te?
"Difficile trovare un aggettivo per lui, è stato un padre, un fratello, un cugino, è stato tutto. Mi ha gestito a 360 gradi, in campo e fuori, sono poche le persone che ti vogliono bene e tutt'ora ho un grande rapporto con lui. Siamo cresciuti insieme, abbiamo fatto la trafila del settore giovanile insieme. Vito è una forza della natura".
De Rossi?
"Ho un rapporto bellissimo con lui, gli auguro il meglio. Non è semplice fare l'allenatore, però lo vedo voglioso, determinato, lo fa con passione, ha buoni margini di miglioramento, parla bene l'inglese, comunica bene. Avrà un grande futuro come allenatore".
Un allenatore che ti piacerebbe alla Roma?
"Spero che prima possibile possa venire Ancelotti, l'ha sempre detto di voler allenare la Roma, penso sia arrivato il momento giusto".
Vedi José Mourinho ancora competitivo ai massimi livelli?
"Io lo prenderei sempre, per vincere servono grandi personaggi, ha fatto la storia del calcio, mi piacerebbe molto lavorare con lui. Mi faceva piacere giocarci contro, l'ho sempre rispettato come allenatore e come uomo, è un allenatore che difende i giocatori".
Un giovane allenatore alla Roma? Chi ti piacerebbe?
"Punterei su De Zerbi. Ha grandi doti, sa come impostare la squadra, gli piace giocare a calcio, ci mette l'anima".
Cosa rende eccezionale Ranieri?
"Lui è speciale come persona, nei modi, come si pona, entra in punta di piedi e vai via come un Re. Pure se ha smesso di allenare, continua a essere cercato da grandi squadre. Non può dire di no a una città che ha sempre amato e che ama ancora. Una figura vera, una persona reale, la squadra si è rigenerata con lui".
Un giocatore accessibile che ti piacerebbe vedere a Roma?
"Punterei su Nico Paz, mi piace, è estroso e cattivo allo stesso tempo, è giovane".
Frattesi?
"Tra i giovani più forti in circolazione in quel ruolo. Lui è cresciuto a Roma, tifa Roma, spero la Roma possa fare un investimento per riportarlo a casa nel futuro. Gioca con la testa giusta, è un professionista serio".
Ci sono ancora le bandiere, vista anche la tua storia?
"Penso sia quasi irripetibile la mia carriera, rimanere sempre con la stessa maglia, tanti alti e bassi in una città dove si voleva vincere ma non era possibile, non era facile gestire tutto".
C'è un giocatore del calcio attuale con cui ti sarebbe piaciuto giocare?
"L'unico rimpianto è di non aver giocato con Ronaldo il Fenomeno, il più forte di tutti. Dopo Maradona, metto Ronaldo".
Il giocatore più sottovalutato della tua epoca?
"Pizarro, che dava qualcosa in più degli altri. Chi sa di calcio vedeva qualcosa in più rispetto a chi lo considerava solo un buon giocatore".
Un giocatore che in allenamento era devastante ma poi in partita non rendeva?
"Ne ho visti tanti, non voglio fare nomi perché una settimana ho fatto un'intervista dove ho fatto alcuni nomi, è successo un putiferio".
C'è stata veramente una chiamata per tornare a giocare?
"C'è stata sì, da una squadra di Serie A e l'ho presa seriamente in considerazione. Da una parte mi avrebbe fatto piacere, dall'altra ho pensato sarei diventato patetico. Sono cresciuto con la Roma, muoio con la Roma".
Oggi sarebbe ancora possibile dire di no al Real Madrid?
"Io continuerei a dire di no, per molti sono un pazzo ma un pazzo con i sentimenti. Quello che provo per questi colori, per questa maglia, è diverso da tutto".
La Premier vinta da Ranieri con il Leicester è la più grande impresa calcistica di sempre?
"Sì, ha fatto delle cose impossibili, ma quando venne a Roma stava riuscendo a fare quasi la stessa cosa nell'anno del triplete dell'Inter, quando recuperammo circa 16 punti all'Inter. Poi perdemmo con la Sampdoria, altrimenti sarebbe stata un'impresa superiore a quella del Leicester".
Ti sarebbe piaciuto vedere Conte a Roma?
"Sì, quando sono stato dirigente ci abbiamo provato e siamo stati molto vicini, è mancato l'ultimo step".







