Malagò: "CONI? Penso alla ricandidatura, atto di serietà verso lo sport italiano"
"Io starò qui fino all’ultimo giorno con il massimo impegno, non chiedo più niente a nessuno. Se qualcuno si appassiona alla mia vicenda bene, altrimenti attendo serenamente gli sviluppi". Così ha parlato Giovanni Malagò, intervistato da La Stampa. A giugno si conclude il suo terzo mandato alla guida del CONI: la legge dice che non può più candidarsi per il limite di mandati raggiunto, ma in un paese in cui una deroga non si nega a nessuno pare ovvio che il capo dello sport italiano - reduce peraltro da un'Olimpiade di successo, non abbia rinunciato all’idea di restare in sella.
Sulle possibilità di una deroga, dice: "Non mi aspetto nulla, sono totalmente fatalista. Ricandidarmi? Se non ci pensassi, sarei poco serio nei confronti dello sport italiano e delle istituzioni dello sport internazionale presso cui abbiamo enorme credibilità".
Traccia poi un bilancio dello sport italiano nel 2024, partendo dalle gioie: "Certe vittorie individuali sono frutto del talento dei singoli e a volte escono dalla logica. Per questo scelgo i successi di squadra: l’oro ai Giochi del volley femminile, il bis in Coppa Davis e il trionfo olimpico della spada femminile. La cinquantesima medaglia d’oro olimpica della scherma, contro la Francia e in casa della Francia. Che c’è meglio?".
"Le delusioni? Le dico il calcio, ma non per il flop europeo della Nazionale, in fondo se togliamo l’exploit del 2021 con Mancini non siamo in un gran periodo. Penso all’ennesima mancata qualificazione olimpica dell’Under 21. Ma ci riscatteremo, ci sono tutte le premesse per fare bene a Los Angeles 2028".