Il Cassino sogna la Serie C
Già antica all’epoca dei romani, che la chiamavano “forum vetus”, Cassino sorge ai piedi dell’omonimo monte, al confine Lazio-Campania, in quella che un tempo si chiamava Terra di Lavoro (e non c’entra con la Ciociaria). Non fa eccezione la sua squadra di calcio, anch’essa storica, avendo festeggiato il suo primo secolo nell’anno appena terminato e fondata col suggestivo nome latino di “Quis contra nos?”. Cassino rasa al suolo dai bombardamenti durante l’ultima guerra, eppure capace di rinascere, di rifiorire dal suo posto in alto sopra le campagne.
In questo 2025 appena iniziato il Cassino si trova in testa al gruppo G della nostra Serie D, in coabitazione con il Gelbison Cilento. Se promozione dovesse essere a fine anno, si tratterebbe della prima volta per il Cassino al terzo livello della nostra piramide calcistica nazionale. Andiamo allora a vedere come stanno andando le cose in questo splendido angolo di provincia italiana. Se siete appasionati di calcio locale, ricorderete che il Cassino ha frequentato la vecchia Serie C2/Seconda Divisione per due volte nel corso dei decenni: a fine anni ’70 e poi di nuovo tra il 2005 e il 2010. Al contrario di quello che potreste pensare, la bacheca del club non è vuota, visto che il Cassino ha alzato una Coppa Italia Dilettanti nel 1985-86.
Li allena un figlio della città, quell’Imperio Carcione, che oltre ad avere uno dei nomi più incredibili del panorama calcistico italiano, ricorderete da centrocampista con le maglie di Benevento, Arezzo e Catanzaro. Dopo aver chiuso la sua carriera proprio qui nel 2021 con un’annata da allenatore-giocatore, Carcione è rimasto in panchina e non sembra aver intenzione di muoversi. I risultati sono dalla sua parte, visto che si è andati in crescendo: 13°, 7°, 5° e ora 1° posto provvisorio. Fedelissimo, come lo è anche il suo capitano, Martin Cocorocchio, anch’egli cresciuto calcisticamente a Cassino fin dalle giovanili e a 23 anni già capace di accumulare 160 presenze con la maglia degli azzurri. Entrambi hanno rinnovato i rispettivi contratti in estate: il legame tra la squadra e la città che si sente, forte e chiaro. E chissà che non possa restare da queste parti anche il bomber Leo Abreu, venuto dal Portogallo per giocare nelle giovanili del Bari ormai nel 2017, e rimasto a giocare nelle serie minori italiane, a zonzo per il centro-sud. Già 12 centri per lui in questa stagione di D, dopo i 13 in 20 presenze dello scorso anno.
Di per sé, il campionto in corso era partito in salita con un brutto 0-3 patito sul campo del Trastevere a inizio settembre. Impossibile pronosticare in quel momento che quella sarebbe stata l’unica sconfitta, cui avrebbero fatto seguito la bellezza di 10 vittorie e 8 pareggi, con tanto di imbattibilità casalinga, e soli 9 gol subiti (12 quindi da inizio stagione). Persino la pesante sconfitta col Trastevere è già stata cancellata tra le mura amiche, dove i romani sono stati travolti con lo stesso punteggio (3-0). A giocare per la promozione col Cassino troviamo al momento il Gelbison a 38 – pari punti – seguito da Paganese (34), Puteolana (33), Sarnese (32) e Guidonia (31). Non semplice il calendario, visto che gli scontri diretti contro Gelbison e Paganese saranno entrambi da giocare in trasferta. Finale di campionato che si preannuncia quindi vibrante e interessante per tutte le squadre in lotta.
Merita assolutamente una menzione lo stadio comunale, intitolato al poeta cassinese Gino Salveti. Non quindi a un personaggio del calcio, bensì al più celebre letterato locale, di cui si ricordano le liriche sui terribili bombardamenti del ’43 e il senso dell’umorismo di professore del liceo locale. Lo stadio risale agli anni ’60 del Novecento e può contenere oggi fino a circa 4mila spettatori tra le varie tribune coperte e scoperte. Un tempo però ne poteva ospitare fino a 20mila. Qui nel 1983 Mennea fece peraltro il record del mondo nella distanza inusuale dei 150 metri piani, ultimo a farlo correndo parzialmente in curva.