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Pordenone Fc: da numero due della Figc regionale a DT dei nuovi ramarri
giovedì 5 settembre 2024, 14:58In Copertina
di Redazione TuttoPordenone
per Tuttopordenone.com
fonte Roberto Vicenzotto - Il Gazzettino di Pordenone

Pordenone Fc: da numero due della Figc regionale a DT dei nuovi ramarri

Da quando Claudio Schiavo innescò il tutto, allargando poi l’idea ad altri dirigenti, sono trascorsi oltre 8 anni. Cosa sia stato il tutto prova a raccontarlo Claudio Canzian, da pochi giorni non più vice regionale vicario della Lnd.

«Ero uscito dal Pordenone nell’estate 2015, da responsabile del settore giovanile. Era inconciliabile l’abbinamento tra lavorare e operare in una società pro - racconta -. C’è stato un anno di stand by, in cui ho seguito il calcio da sportivo, in maniera disintossicante. Poi è uscita la richiesta nel Pordenonese per sostituire Caliman: i primi a fare il mio nome furono Schiavo e Zanotel».

Sembra proprio un corto circuito: in sintesi?

«Di questi 8 anni ricordo innanzitutto la votazione di Tolmezzo. Mi ha gratificato ricevere l’appoggio di tutte le società pordenonesi, è stata un’esperienza bellissima, in cui mi sono divertito. C’è molta più tensione stando dentro una società, in Federazione meno. Ho conosciuto tante persone e ho avuto qualche scontro, ma ritengo di averlo affrontato in maniera schietta e leale. Spero di essere diventato un dirigente migliore, dopo aver conosciuto un’altra parte del calcio. È un’esperienza che consiglierei a tutti».

Cosa la gratifica di più?

«Il rapporto con i club e il rispetto che ho avuto dai dirigenti. C’è stato qualche episodio sgradevole, ma sono stato sempre ben accolto e penso di aver dato una mano. Mi piace l’idea di cercare e provare a fare qualcosa per le società. Non ci siamo sempre riusciti, ma cercarlo mi gratifica».

Qualcosa che non l’ha soddisfatta?

«Su certe cose si poteva dare un servizio migliore, ma non è facile. C’è una burocrazia da superare, che non dipende da noi, e a volte mi sentivo a disagio. Per esempio nei tesseramenti che vanno a Roma e si bloccano. L’impegno però non è mai mancato».

Il presidente Ermes Canciani le ha consegnato un riconoscimento, forse per lei inaspettato, ma non ci sono stati solo giorni sereni fra voi.

«Assolutamente, ci sono state spesso discussioni anche accese. Qualche volte uno o l’altro se n’è andato, per poi risentirci. Quel che ho apprezzato è che poche ore dopo era tutto finito e si ripartiva, con diplomazia, per risolvere i problemi delle società. Il Covid, la riforma dello sport e quella nostra dei campionati non sono stati argomenti facili. Ermes è la persona giusta al posto giusto».

Su cosa deve migliorare?

«Nel promettere un po’ meno».

Si rimprovera qualcosa?

«Dell’impegno e del lavoro no. Il calcio mi piace, la motivazione che mi fa andare avanti è la passione, superando le difficoltà. Ci ho messo tutto me stesso, sono sereno».

I dirigenti, soprattutto porde- nonesi, le rinfacciano che negli ultimi mesi si era già adoperato fattivamente per il Nuovo Pordenone Fc: cosa risponde?

«Con molta trasparenza: il primo contatto con Paolo Zanotel arrivò nel settembre 2023 e informai subito il presidente. Poi nulla sino a marzo 2024, quando cominciò l’approfondimento. Mi rimprovero d’aver avuto un paio di contatti con giocatori amici, chiedendo loro se ci fosse una disponibilità e se non avessero già preso impegni personali. A questo sono seguite telefonate con i dirigenti delle rispettive società. Canciani era a conoscenza del fat- to che stavo operando per cercare di far ripartire una società come il Pordenone Fc».

Poche ore dopo l’assemblea elettiva regionale aveva già addosso la maglia neroverde, cosa si propone?

«Il mio ruolo è responsabile tecnico, la società non intende avere un ds per allargare l’autonomia dell’allenatore nelle scelte. È una figura che funge da collante fra maschile, femminile e settore giovanile, ricreando affiliazioni con società limitrofe».

Quanto pensa sia una “per- turbazione”, il Pordenone paracadutato in Promozione?

«Se fosse partito dalla Terza, per il vivaio neroverde non sarebbe cambiato niente. La diversità è il fastidio che a qualcuno dà il fatto che si parta da più in alto. È una concessione già vista in altre parti d’Italia, non legata a regole come le Norme organizzative interne della Figc, e che stavolta ha riguardato la società della nostra città».

Un desiderio?

«Soprattutto riallacciare i rapporti con le società, ricreando quel che avevamo fatto una ventina di anni fa».

Ultimo messaggio?

«Ho avuto rapporti di amicizia e stima con molti, uno in particolare è Claudio Schiavo. Nell’ultimo periodo con lui sono sempre stato leale. Lui forse un po’ meno, e lo sa, ma gli voglio tanto bene lo stesso».