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Da 0 a 10: l’assurda bufala su McTominay, la balla spaziale di Conte, il miglior NON acquisto e le nuove lacrime di InzaghiTUTTO mercato WEB
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Oggi alle 09:02In primo piano
di Arturo Minervini
per Tuttonapoli.net

Da 0 a 10: l’assurda bufala su McTominay, la balla spaziale di Conte, il miglior NON acquisto e le nuove lacrime di Inzaghi

Il Napoli batte il Torino con la doppietta di McTominay e sale a +3 sull'Inter. Alla squadra di Conte basterebbero 10 punti per lo scudetto

Zero a questo pallone maledetto, che ci fa soffrire come dei dannati. Che si prende tutte le nostre forze, come gli alieni di Space Jam col talento di Michael Jordan. Che consuma, ogni energia vitale. Che ti fa passare una domenica in apnea, sospirando, attendendo, fantasticando un gol in rovesciata di N'Dicka a San Siro al 98’ contro l’Inter, una partita che dura almeno diciassette ore per ogni tifoso del Napoli. E poi ancora, dalle 17 fino alle 20,45 a starci male, con quella smania dentro, di venir sotto casa e tirare sassi alla finestra accesa come De Crescenzo. Solo per gridare ‘Ancora, ancora, ancora’. Per fare l’amore con questa squadra. Non potremmo vivere senza il pallone. 

Uno il gol pesante, pesantissimo. Segnato da un argentino, quel Matias Soulè pupillo di Giovanni Manna. Insomma, senza nemmeno avere troppa fantasia, ci sarebbe già il materiale per un podcast con Pablo Trincia dal titolo ‘Nun me lassà mai Soulè” tradotto in 48 lingue (pure in swahili),  per sviscerare gli intrecci di questo campionato, i bivi del destino e la grande tela che si tesse nell’universo del possibile. Come ad esempio quel Brescianini lì, la più grande Sliding Doors della stagione del Napoli, il miglior NON acquisto della storia. Eh sì, Percassi sei davvero un GENIO! 

Due gli infortuni, che mannaggia tutto, ma proprio tutto. Si accascia Anguissa prima, poi Buongiorno alza il braccio e il sangue si raggela nelle vene: quel ricorrente Déjà vu di questa seconda parte di stagione, un travaglio continuo che se i tifosi del Napoli fossero Emo avrebbero vissuto il periodo più gioioso della propria esistenza. Non è però questo, non più, il tempo dei rimpianti o degli alibi. Ora contano gli uomini. Conta la testa. Conta il muscolo più importante di tutti, quello che non si misura con la forza: il cuore.

Tre ko consecutivi per l’Inter, che con la Roma ne poteva prendere almeno tre. Però, la narrazione si è spostata, ancora una volta, lì dove si voleva. Inzaghi sblocca nuovi livello di ‘Mazzarrite’ rivangando la rimessa laterale di Bologna, lamentandosi del rigore non dato senza spendere nemmeno una parola sul dominio giallorosso in casa propria. Tutto questo clamore mica c’era stato per la parata di Dumfries al Maradona, in area interista, che grida ancora vendetta. Tre sconfitte in fila per Simone: intendeva forse questo quando parlava di Triplete?

Quattro partite, quattro. Un numero che torna, nei sogni, nelle speranze, nelle ambizioni di chi ha paura di dirle ad alta voce le cose belle, che se le pronunci pare che possano scappare via. Restano quattro giornate di Napoli, quelle di una rivoluzione totalmente inattesa, di una resistenza apparentemente con poche possibilità di tener testa alle corazzate avversarie. È un moto d’insurrezione che nasce da lontano, da quel disastro a Verona nella prima giornata, per arrivare sino a qui, a pochi passi da un prodigio. “Si chi ce cummanna nun ce piace, nuje nun ce stamme zitte e aizammo a voce”

Cinque gare e tredici punti, nel momento di massima difficoltà. Il Napoli dopo la sosta del campionato è riuscito a leccarsi le ferite, profonde, che avevano lasciato gli infortuni che avevano falcidiato la squadra. Quando tutto sembrava perso, quando ogni certezza sembrava disarcionata dal terreno come la tenda Quechua di campeggiatore low budget in mezzo alla tempesta,  questa Napoli è riuscito a restare aggrappata ad un qualcosa. Quel qualcosa è lo spirito di squadra. Seguendo l’insegnamento di Papa Francesco: “Lasciate pure che volino i piatti, ma non andate a dormire senza aver fatto pace”..

Sei punti recuperati all’Inter in due giornate: chi l’avrebbe mai detto? Noi ce lo dimentichiamo spesso, perché siamo pigri, ma “In questa stronza di vita tutto può succedere”: un messaggio di speranza, ma pure un monito a mantenere altissima l’attenzione. Consapevoli che ‘L’uomo in più’ è quello sugli spalti, nelle strade, nelle case, quella gigantesca macchia d’azzurro che è un capolavoro sopra ogni tela. Sta bene dappertutto quel colore lì, il nostro.

Sette alle assistenze dalla catena di destra di Anguissa (il 5° in campionato) e Politano (il 4° in campionato).  Quell’asse funziona, è uno dei cardini del gioco di Conte, una zona di confort in cui la squadra trova riparo quando deve ritrovare certezze antiche, meccanismi ormai consolidati, una routine tanto nota quanto efficace. È come la domanda: “Sono vestita bene?”, che tu sai perfettamente cosa dovresti rispondere ma puntualmente ti fai fregare, dicendo ciò che pensi realmente. Stesso ineluttabile meccanismo.  

Otto a Conte, che si è messo a fare il parafulmine ed è riuscito a far parlare solo di lui: di ciò che pensa, di quello che sogna la notte, se si scrive con un’altra, se ci vuole bene, se preferisce la pizza col cornicione alto o basso. Insomma, ci ha fregati, ancora una volta, con la mossa Kansas City, andando dalla parte opposta rispetto a dove ci stava facendo guardare. Sorrideva sornione in conferenza, diceva di non aver visto Inter-Roma, andando così a contendere lo scettro di più grande bugiardo della storia al Barone di Münchhausen. Conte è tutto e il contrario di tutto, ma prima di tutto è un vincente nato.

Nove a McFratm, che pare il nome di un panino di un fast food dei quartieri spagnoli e che ci rende sempre molto Happy. Cosa dire di questa scellerata e sfacciata capacità di orientare il risultato di ogni partita, come non prostrarsi dinanzi a chi segna due gol da attaccante d’area di rigore, corre quasi 13 chilometri e te lo ritrovi pure al centro della propria area a respingere ogni attacco avversario? C’è pure dell’altro. C’è quel dito lì. Quell’indice lì, puntato sulle trecce di Anguissa, che vuole attribuire al compagno i meriti del suo gol. La squadra, prima di tutto. Prima di se stesso. Per qualcuno era stato pagato pure troppo, si è rivelata una clamorosa bufala. Quella di Scott è la storia più incredibile esportata dalla Scozia dai tempi di Loch Ness. 

Dieci punti, basterebbero dieci punti per avere la più dolce delle certezze matematiche. La strada è quella lì, non c’è nessuno ai bordi della strada che possa disturbare la visione finale. Questa è un viaggio che il Napoli ha fatto senza badare agli altri, non s’è fatto distrarre, ha lavora su di sé. Su ciò che voleva essere, su dove voleva arrivare. Si è mosso come il Pellegrino che viaggio verso Santiago, si è immerso con l’anima in un cammino di purificazione. “Dicen que la luna brilla como nunca si la miras desde calles donde bailas con la tuna”. Brillava pure sopra al Maradona la Luna, rifugio dei sogni impossibili. Che poi, magari, chissà, diventano realtà.

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