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Da 0 a 10: la risposta incredibile di Conte, la frase che inchioda Manna, il nulla cosmico dalla panca e il peso che ha distrutto MazzocchiTUTTO mercato WEB
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Oggi alle 09:23In primo piano
di Arturo Minervini
per Tuttonapoli.net

Da 0 a 10: la risposta incredibile di Conte, la frase che inchioda Manna, il nulla cosmico dalla panca e il peso che ha distrutto Mazzocchi

Il Napoli pareggia ancora e si fa fermare in casa dall'Udinese: non basta il gol del generoso McTominay. Male Anguissa e Lobotka, sbaglia anche Juan Jesus.

Zero a quelli che lo sapevano già. Che la gara con l’Udinese l’avevano già vista, che il ‘pappone non caccia i soldi’ e all’improvviso nessuno è buono più. Calamite di sventure, bramosi di cieli plumbei e scenari nefasti, si nutrono dell’insoddisfazione, del lamento perpetuo e petulante. Prefiche che non attendono altro che il prossimo funerale, per versare qualche lacrima finta e guadagnare qualche misero spicciolo. Tornate al prossimo giro, tanto son sempre lì, sull’uscio delle nostre porte. 

Uno l’errore di lettura di Mazzocchi, che s’impegna pure troppo per tenere in gioco quel pallone, dopo aver sbagliato uno stop banale. Una serata da incubo, con l’Udinese che l’aveva individuato come tallone d’Achille e si è messa come Paride a mirare con arco e freccia proprio in quel punto. Pasquale è andato fuori giri, totalmente in confusione nel secondo tempo consapevole di aver cambiato la frittata: un peso che ha finito per schiacciarlo. Perdere insieme Olivera e Spinazzola è stato uno scherzo infame del destino, che non colpisce mai a caso e sta lì con l’evidenziatore in mano a sottolineare le tue colpe. Un Biraghi a due spicci no? 

Due mani su Meret su quel pallone e tutto il resto scompare. Juan Jesus avrebbe dovuto ascoltare la voce di Alex e scortare quel pallone tra i guantoni del difensore. Tutto ciò che è accaduto dopo, fa parte di una serie di sfortunati e imprevedibili eventi che sarebbero stati confinato solo nel mondo ipotetico, un ‘SottoSopra’ in stile Stranger Things che non avremmo mai conosciuto. Solo una cosa sopporto: la sfumatura.  

Tre cambi al 70’ che hanno meno effetti concreto di un Phon sulla testa di un calvo. Ngonge è più irritante dell’etichetta nelle mutande, Raspadori meno incisivo di un giravate per stringere un bullone, Simeone finisce per essere strozzato dalla troppa fame con cui entra in campo. Conte fa i cambi con la speranza del pescatore che lancia in acqua un amo senza esca: niente si aspetta, se non un miracolo. Perchè ci crede poco, soprattutto nel belga e in Jack, troppo lontani dal modo di intendere calcio di Antonio. 

Quattro punti sull’Inter, in attesa della gara con la Fiorentina che guarderemo tutti con lucido distacco e imparzialità. Accada quel che accada, il Napoli sarà comunque primo e può tenersi in mano il proprio fato, sfruttare il vento divino e scegliere dove orientare le vene. Restano 14 esami da affrontare, col cervello acceso e le gambe che devono girare con la frequenza giusta. “Bisogna fare come gli attori nei vecchi film, che hanno sempre la risposta pronta”, che altrimenti vieni sommerso dai rimpianti. Stanotte “Invece la notte non prendiamo sonno. Rimuginiamo sulla risposta giusta che avremmo dovuto dare”

Cinque a Lukaku, che non incide, che vede scappar via l’attimo fuggente. Eppure, quando Conte lo toglie, il Napoli finisce come Sandra Bullock in Bird Box:  si spegne (ulteriormente) la luce. Romelu è il riferimento, spesso sacrifica il proprio corpo per consentire ai compagni l’accesso a situazioni interessanti. Senza di lui la squadra perde sostegno, in una serata in cui le idee erano già poche. Ricordatevi un po’ la storia che ti accorgi dell’importanza delle cose solo quando non le hai più? Ecco.

Sei il miglior giocatore di gennaio di tutto il campionato, ci può stare una serata storta. Anguissa resta ai bordi di periferia come fosse Ramazzotti, in panchina Billing, che ha caratteristiche che lo ricordano, resta lì a guardare. In mezzo il Napoli ad oggi non ha alternative a quei tre che tirano la carretta da settembre, che possono pagare pegno come pure Lobotka contro l’Udinese, poco lucido e spesso incapace di trovare la soluzione giusta. Siamo pochi, e i pochi che siamo non godono ancora della fiducia di Conte. E chest’è.

Sette a McTominay, per gli amici: sono scozzese ma tengo la cazzima di uno cresciuto a via Speranzella. Rischia di spaccarsi la testa poco prima del gol, ma torna in campo pugnace più di prima. Svetta di testa per l’1-0, atterrando di faccia sul terreno di gioco che uno normale sarebbe finito al pronto soccorso in codice rosso. Lui manco se ne accorge, investito dall’adrenalina e dalla voglia di spingere la squadra alla vittoria. Non conosce il significato di resa in ossequio all’aforisma: “L'unica lotta che si perde è quella che si abbandona”.

Otto minuti (col recupero) del povero Okafor, più cornificato del Montoya divenuto virale nel Temptation Island Spagna. Non è stata la prima, nemmeno la seconda, nemmeno la decima scelta e si ritrova fuori condizione a provare a inventarsi qualcosa in un Napoli in difficoltà. Manna nella conferenza in settimana ha detto: “Kvara trattava da maggio col Psg”. Caro Manna, tu da maggio avresti dovuto già prendere accordi con l’eventuale sostituto. Chi pensava di rinunciare al georgiano senza pagare dazio crede pure che la terra sia piatta. Nel lungo periodo non avere un fenomeno come Khvicha influirà inevitabilmente, anche su Neres che si trova costretto a gestire tutta la pressione. Noah stupiscici!  

Nove vittorie, due sconfitte ed il primo pareggio arrivato al Maradona. Il rendimento a Fuorigrotta resta super, con l’ultimo ko arrivato proprio contro la Lazio, prossima avversaria. Vi strappo un sorriso di speranza: il Napoli ha già battuto entrambe le squadre che l’avevano battuto nel girone d’andata, ovvero Hellas e Atalanta. Contro Baroni e i suoi Conte avrà la possibilità di prendersi la sua terza rivincita, con una brama ancor maggiore perchè i biancocelesti l’hanno battuto pure in Coppa Italia. Non c’è due, senza tre. Ripartire. 

Dieci al viaggio sino a qui, che il Napoli vuole continuare a godersi. Conte in conferenza prova a sviare, da vecchio volpone, dice che l’obiettivo è l’Europa, che sia pure Conference League, quando poche settimane dichiarò: “Firmare per la Champions? Non firmo per obiettivi minimi”.  Fa bene il mister, pur usando un’iperbole, a ribadire con forza e fierezza lo stupefacente lavoro fatto. Questo pari, come ogni passo falso nella vita, può trasformarsi in un’opportunità. “Quando la vita e' dolce, ringrazia e festeggia. Quando la vita e' amara, ringrazia e... cresci!”. 

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