
Calo, testa al Bayern, calendario: è tutto normale. Il vero problema di Inzaghi si chiama Antonio Conte
A fare il processo ci vuole poco. L’Inter va avanti di due gol e poi si addormenta, il Parma è bravo a capire lo spirito dei tempi e invertire la rotta, il risultato è un pareggio che per la capolista assomiglia parecchio a una sconfitta. In altri momenti, giù di spada: dopo aver esaltato le seconde linee e la capacità di Simone Inzaghi - e del suo staff, ieri in panchina c’era il vice Farris - di giocare bene e gestire la rosa, sarebbe molto semplice cambiare tutto. In preda al risultato, non sarebbe neanche sbagliato. E invece no.
Invece è tutto normale. Il pari del Tardini, che peraltro è arrivato dopo un ottimo secondo tempo del Parma, è del tutto normale. Al di là della retorica del calcio, a tre giorni - anche meno - dal Bayern Monaco e in vantaggio di due gol è impossibile pensare che non arrivi un calo psicologico. È normale che sia anche fisico, considerando i ritmi a cui sottopone un calendario infernale. E un passo falso, in casa di una squadra che ha dei valori - e Ondrejka è costato quanto Bisseck, normale possa fargli male - non è un risultato tale da aprire crisi o processi. E invece non è proprio così.
Inzaghi ha un unico vero problema. E si chiama Antonio Conte. Perché l’Inter può pareggiare a Parma, di per sé, senza fare drammi. Ma ha un avversario che non ha le coppe e che è pronto a tirare dritto. È inciampato anche il Napoli in questa stagione, lo può fare anche lunedì sera con il Bologna. Ma il pareggio di ieri metterà ulteriore fame agli azzurri, e in panchina c’è un allenatore che sa fare benissimo una cosa su tutte: tirare dritto per la sua strada. Figuriamoci se sente a portata delle sue grinfie l’odore della preda. Peraltro, ha davanti a sé un calendario più leggero e, superata l’insidia di Italiano, sulla carta anche più facile. Non è uno che concede errori, nemmeno quelli che l’Inter - una squadra in corsa per tutto, e che come tutte quelle che hanno il coraggio di farlo può anche finire per non raccogliere niente - in altri contesti potrebbe commettere senza farne un dramma.
Invece è tutto normale. Il pari del Tardini, che peraltro è arrivato dopo un ottimo secondo tempo del Parma, è del tutto normale. Al di là della retorica del calcio, a tre giorni - anche meno - dal Bayern Monaco e in vantaggio di due gol è impossibile pensare che non arrivi un calo psicologico. È normale che sia anche fisico, considerando i ritmi a cui sottopone un calendario infernale. E un passo falso, in casa di una squadra che ha dei valori - e Ondrejka è costato quanto Bisseck, normale possa fargli male - non è un risultato tale da aprire crisi o processi. E invece non è proprio così.
Inzaghi ha un unico vero problema. E si chiama Antonio Conte. Perché l’Inter può pareggiare a Parma, di per sé, senza fare drammi. Ma ha un avversario che non ha le coppe e che è pronto a tirare dritto. È inciampato anche il Napoli in questa stagione, lo può fare anche lunedì sera con il Bologna. Ma il pareggio di ieri metterà ulteriore fame agli azzurri, e in panchina c’è un allenatore che sa fare benissimo una cosa su tutte: tirare dritto per la sua strada. Figuriamoci se sente a portata delle sue grinfie l’odore della preda. Peraltro, ha davanti a sé un calendario più leggero e, superata l’insidia di Italiano, sulla carta anche più facile. Non è uno che concede errori, nemmeno quelli che l’Inter - una squadra in corsa per tutto, e che come tutte quelle che hanno il coraggio di farlo può anche finire per non raccogliere niente - in altri contesti potrebbe commettere senza farne un dramma.
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