
ESCLUSIVA MN - Maniero: "Jovic è libero di testa, le qualità le ha sempre avute. Gimenez va aspettato"
In vista del lunch match della domenica Venezia-Milan abbiamo colto l'occasione per parlare con un doppio ex della sfida, Pippo Maniero. Ecco le sue parole a MilanNews.it
Venezia-Milan è diventata una partita nelle quali forse solo una squadra ha reali motivazioni. Cosa ti aspetti?
"Mi aspetto un Venezia che dopo il pareggio di Empoli non ha abbandonato le speranze di salvarsi. Ha queste partite da giocarsi alla morte, specie quelle in casa. Sarà un test difficile per il Milan e le motivazioni potranno fare la differenza. E penso che dopo l'accesso alla finale di Coppa Italia i rossoneri si concentreranno su questo obiettivo".
L'ultima vittoria dei lagunari 25 anni fa, gol dell'ex, gol di Pippo Maniero
"Era un Milan forte, aveva vinto lo scudetto l'anno prima con Zaccheroni e noi venivamo da una salvezza miracolosa. Volevamo riconfermarci, andò male. Ma ci togliemmo qualche soddisfazioni, fra queste l'1-0 al Milan con un mio gol. Fu un'emozione particolare, a maggior ragione per me che due anni prima ho vestito la maglia rossonera. È una partita che ancora oggi ricordo con piacere".
Hai giocato nel Milan solo sei mesi nel 1998. Rimpianti?
"Avrei voluto rimanere anche l'anno successivo, ma non è stato così. Mi tengo i tre gol che ho fatto che paragonandoli alle presenze fatte sono anche un buon bottino. Mi tengo la soddisfazione personale di aver vestito la maglia del Milan, giocarci e segnare fu qualcosa di speciale. L'anno dopo il Milan ha vinto il campionato, penso che ci sarei potuto essere anche io e un po' di rammarico c'è, ma fa parte della professione e lo accetto".
In quell'anno ci sono alcune similitudini con quello attuale
"Devo dire di sì. Squadra molto forte, ma campionato deludente. La posizione era più meno la stessa di questo Milan. L'unica soddisfazione era la Coppa Italia dove siamo arrivati in finale. Come questo Milan".
Come si spiegano certe annate?
"Difficile dare una spiegazione. Tu ci metti tutto l'impegno possibile, ma non c'è niente da fare. Quando sei una big e le cose non vanno bene, può succedere che ti ritrovi in posizioni che non ti appartengono, a lottare per traguardi a cui non sei abituato. Sei impantanato a metà classifica e non riesci a uscirne fuori. Ricordo la difficoltà nel giocare a San Siro, che ti trascina quando le cose vanno bene. Ma quando le cose vanno male è difficile giocarci"
La Coppa Italia salverebbe la stagione?
"Magari il tifoso preferirebbe il quarto posto, garantirsi la Champions League. Ma se arrivasse la Coppa Italia vorrebbe dire portare a casa due trofei in una stagione, che non sarebbe quindi da buttare".
Da ex centravanti, come vedi le difficoltà riscontrate da Gimenez?
"Lo abbiamo visto un po' pochino. Viene da un campionato, quello olandese, che è diverso dalla Serie A e pertanto andrebbe aspettato. In generale mi metto nei panni di questi attaccanti, so quanto è difficile giocare per il Milan. Se facciamo una lista dei centravanti che hanno avuto i rossoneri leggiamo i nomi di Weah, Shevchenko, Van Basten, Inzaghi. Tutti giocatori straordinari, la cui carriera è difficilmente replicabile. Per essere attaccante del Milan non basta la buona volontà, devi essere un campione. Mi metto nei panni di Gimenez, di Jovic, di Abraham: non è semplice, è una maglia pesante. Ma è un peso e una responsabilità che mi prenderei volentieri".
Il titolare ora è diventato Jovic
"Attaccante che mi piace, così come mi piace Abraham che ha comunque altre caratteristiche. Il serbo sta facendo vedere delle qualità che non aveva mostrato prima. Si vede che è libero di testa e questo lo fa rendere al 100%. Non dimentichiamoci che è stato al Real Madrid e non ci finisci per caso. Le qualità le ha, andavano solo tirate fuori".







