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Nel dubbio tra ridere o piangere, ridiamo. Limiti e valori restano quelli. Una stagione di lezioni da capireTUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00Editoriale
di Luca Serafini
per Milannews.it

Nel dubbio tra ridere o piangere, ridiamo. Limiti e valori restano quelli. Una stagione di lezioni da capire

Le lezioni servono se si è capaci di apprenderne il senso, individuando con franchezza gli errori, i difetti, ripartendo da pregi e virtù. Il 2024-25 a Casa Milan, comunque si concluda l'anno accademico, è stata un'università dove studiare immersi e capire a fondo. Tutti. Bisognava partire da un upgrade in panchina nel dopo Pioli, da un direttore sportivo con una visione chiara di esuberi e necessità (tutto concertato con l'allenatore). Bisognava scandire bene ruoli, mansioni, gerarchie societarie e proseguire - se non proprio in armonia - tutti nella stessa direzione. La squadra deve capire quali sono i suoi limiti e i suoi valori, lavorare su di essi con ferocia, abnegazione, ostinazione. Nulla di questo è stato fatto, tutto questo dovrà essere fatto.
Dopo la Supercoppa, l'impresa di Madrid, i 5 derby, la finale di Coppa Italia, dopo l'enorme soddisfazione di mercoledì - in particolare - si mescolano rabbia e rimpianti, lacrime e risate. 

Lacrime perché il Milan poteva stare in alto, poteva lottare per un posto in Champions, poteva sfruttare i match point verso gli ottavi con Dinamo Zagabria e Feyenoord, poteva, doveva fare molto di più. Moltissimo. Ovunque.

Risate perché, vi conosco, quella parola inventata dal mondo interista, il triplete di genesi spagnola che in Italia non è mai stato applicato (per esempio) le volte in cui i rossoneri hanno vinto Coppa dei Campioni, Supercoppa italiana e il Mondiale per club, ha martellato timpani e cervello per settimane. Va avanti da 15 anni peraltro. Risate perché dopo i 6 derby persi senza giocare, ne sono seguiti 5 di imbattibilità con 3 vittorie pesanti, 10 gol fatti, 5 subìti. Risate perché una stagione tra le più inquietanti, deprimenti degli ultimi lustri, potrebbe concludersi con... Aspettiamo. Nessuno parli di doblete per favore.
Ridiamo dunque senza esitazione, perché le gioie che ho elencato il popolo rossonero se le è meritate una per una. In un cammino misero condito da orpelli miserabili, San Siro è sempre rimasto gremito, la passione non è mai venuta meno anche se qualcuno ormai le partite non le guarda(va) più nemmeno dal divano. Prendiamoci il buono che arriva dalla Supercoppa e da questa finale che mancava da troppo tempo, senza fare confusione però, senza illuderci.

Limiti e valori di questa squadra sono chiari, accertati, reiterati. Può far tutto o forse niente, come cantava José Feliciano: la cosa che fa rabbia è che nella maggior parte dei casi, dipende da sé stessa. Il derby del 23 aprile è stato giocato con rabbiosa umiltà, con chiara consapevolezza dei limiti: Conceiçao ha riproposto un modulo che senza dubbio è quello migliore per le caratteristiche dei suoi interpreti, i giocatori lo hanno applicato responsabilmente accettando (come era capitato nel primo tempo con l'Atalanta) il palleggio avversario, qualche rischio, ma colpendo al momento opportuno. In una disamina onesta Simone Inzaghi, che qualche tifoso interista - francamente non si capisce perché- non ha mai sopportato, ha parlato di una prima frazione in cui i nerazzurri avrebbero meritato di più. Forse. Anche il Bayern a San Siro peraltro, ma non lo disse…Decidono gli episodi ormai, si dice spesso, ma vincere 3 derby (uno 3-0 in casa loro) e pareggiarne 2 non sono episodi: sono la carta timbrata su una stagione rossonera che poteva, doveva andare molto diversamente. 

Godiamoci questo cammino verso la finale onorando il campionato, poi ne riparliamo. Nel frattempo continuiamo pure a ridere. O a sorridere.