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La FIFA non vuole ridimensionarsi. Ma aggirare la sentenza UE nel caso Diarra
Ogni volta che la FIFA perde, esprime grande soddisfazione per quanto è successo. È capitato quando tutte le grandi federazioni hanno deciso che non poteva essere recepito il diktat sulle commissioni degli agenti: una dopo l'altra hanno bocciato le scelte calate dall'alto, senza un tavolo né trattative. Perché molto spesso le giurisdizioni "nazionali" sono più importanti di quelle di un organismo che non ha potere legislativo se non all'interno di situazioni che non hanno già una direzione da parte del legislatore.
Lo ha fatto anche con Lassana Diarra, quando al Corte Arbitrale ha detto che non poteva bloccare il trasferimento al Charleroi solo perché l'ex Real Madrid aveva risolto unilateralmente il contratto. "La FIFA è soddisfatta che la legalità dei principi chiave del sistema dei trasferimenti sia stata riconfermata dalla sentenza odierna. La sentenza mette in discussione solo due paragrafi di due articoli del Regolamento FIFA sullo status e il trasferimento dei giocatori, che il tribunale nazionale è ora invitato a considerare. La FIFA analizzerà la decisione in coordinamento con le altre parti interessate prima di commentare ulteriormente".
Sembrerebbero le parole di chi ha vinto, non vi sembra? Invece non lo ha fatto, ma non cambia niente, le apparenze sono sempre salve. Seduti sul loro scranno nella torre d'avorio, i dirigenti FIFA sceglieranno di rinforzare l'articolo 17. I club non saranno più responsabili in solido se qualcuno vuole risolvere il contratto e cambiare squadra. Significa che ora la colpa sarà tutta dei calciatori che, se si dovessero svincolare unilateralmente, affronteranno da soli le conseguenze. Quindi, ricapitolando, invece di cambiare il proprio modo di lavorare, daranno la croce sui giocatori per riconfermare la propria superiorità: Diarra ha impiegato 10 anni prima di avere ragione. Chi si svincolerà d'ora in poi in questa maniera? La risposta è: nessuno. Perché anche con la giusta causa probabilmente si passerà dalle forche caudine di una battaglia legale, quando va bene. Un risarcimento milionario nelle altre.
Lo ha fatto anche con Lassana Diarra, quando al Corte Arbitrale ha detto che non poteva bloccare il trasferimento al Charleroi solo perché l'ex Real Madrid aveva risolto unilateralmente il contratto. "La FIFA è soddisfatta che la legalità dei principi chiave del sistema dei trasferimenti sia stata riconfermata dalla sentenza odierna. La sentenza mette in discussione solo due paragrafi di due articoli del Regolamento FIFA sullo status e il trasferimento dei giocatori, che il tribunale nazionale è ora invitato a considerare. La FIFA analizzerà la decisione in coordinamento con le altre parti interessate prima di commentare ulteriormente".
Sembrerebbero le parole di chi ha vinto, non vi sembra? Invece non lo ha fatto, ma non cambia niente, le apparenze sono sempre salve. Seduti sul loro scranno nella torre d'avorio, i dirigenti FIFA sceglieranno di rinforzare l'articolo 17. I club non saranno più responsabili in solido se qualcuno vuole risolvere il contratto e cambiare squadra. Significa che ora la colpa sarà tutta dei calciatori che, se si dovessero svincolare unilateralmente, affronteranno da soli le conseguenze. Quindi, ricapitolando, invece di cambiare il proprio modo di lavorare, daranno la croce sui giocatori per riconfermare la propria superiorità: Diarra ha impiegato 10 anni prima di avere ragione. Chi si svincolerà d'ora in poi in questa maniera? La risposta è: nessuno. Perché anche con la giusta causa probabilmente si passerà dalle forche caudine di una battaglia legale, quando va bene. Un risarcimento milionario nelle altre.
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