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L'Europa League ha dato all'Atalanta una dimensione nuova. Ma non (ancora) per i giocatoriTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 09:15Serie A
di Andrea Losapio

L'Europa League ha dato all'Atalanta una dimensione nuova. Ma non (ancora) per i giocatori

Ieri hanno parlato Gian Piero Gasperini e Luca Percassi, allenatore e amministratore delegato dell'Atalanta. Hanno detto due cose simili ma totalmente diverse e che, probabilmente, devono ancora essere assimilate. Forse non dalla società, bensì dai calciatori che stanno giocando in nerazzurro, anche adesso. "La vittoria dell'Europa League ha fatto fare un salto di qualità: ha dato autostima, sicurezza, convinzione. Su questo stiamo lavorando e cercando di inserire anche i nuovi arrivati. Per giocare e vincere c'è bisogno di uno scatto ulteriore e anche molto efficace per cercare di avere speranze". Queste le parole del tecnico, cercando di coronare l'Atalanta come una nuova big.

Poi ci sono quelle di Percassi. "Big? Noi non ci abituiamo a questo status, conosciamo la nostra dimensione. Soprattutto nello sport tutte le cose te le devi conquistare, i risultati te li conquisti annata dopo annata. Ogni stagione racconta storie diverse, difficoltà nuove, per essere competitivi c'è sempre bisogno di grande lavoro per raggiungere i migliori risultati. Partiamo sempre con l'obiettivo di raggiungere il prima possibile la salvezza, poi una volta raggiunta la salvezza in questi anni non ci siamo mai accontentati. In questi anni grazie all'enorme lavoro che è stato svolto abbiamo conquistato delle posizioni in Europa".


Se è vero che l'Atalanta non può, strutturalmente, pareggiare i ricavi di Napoli, Milan, Inter o Juventus, dall'altra la filosofia è quella di rinnovarsi anno dopo anno. Lo status diverso è forse arrivato fuori, ma i calciatori arrivano a Bergamo con la possibilità di crescere e poi andare al Manchester United, alla Juventus, all'Inter, al Milan. È difficile che qualcuno lo consideri come un punto di arrivo. Come si cambia? Solo con le vittorie... E con gli stipendi. Ma la filosofia sarà sempre (e giustamente) un'altra.