Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomoempolifiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliparmaromatorinoudinesevenezia
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali euro 2024serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta
tmw / inter / Editoriale
Ci sono momenti dove bisogna essere uniti. Il resto conta zeroTUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00Editoriale
di Gabriele Borzillo
per Linterista.it

Ci sono momenti dove bisogna essere uniti. Il resto conta zero

Così è successo: dopo molto tempo, e per molto intendo proprio molto, l’Inter perde due partite consecutive. Le perde in situazione di emergenza, per un paio di orrori pallonari a Bologna e i soliti errori di mira nel derby prima di subire un gollonzo e, da lì, smettere di giocare. Perché questo è successo, altre narrazioni rasentano il poco credibile, che dire ridicolo non è né bello né educato. Sono bastati dunque due inciampi per ricominciare la solfa del partito poco propenso al proseguimento del matrimonio pallonaro tra Simone Inzaghi e la Società oggi di proprietà del fondo Oaktree a sua volta posseduto, per oltre il 62%, da un altro fondo, canadese, Brookfield Corporation. Ma lo scopo di questo editoriale non è indicare chi comanda in viale della Liberazione, mi sembra evidente. È un momento difficile, complicato, complesso, figlio di una stagione demenziale piena di impegni e senza un attimo di sosta per poter prendere fiato. Sempre di corsa, sempre in campo, sempre a lottare per conquistare qualsiasi trofeo, dalla Champions alla coppa Italia: il tutto condito da un considerevole numero di degenti, chiunque durante i mesi passati e ancora oggi si è infortunato o lo è tuttora, nella maggior parte dei casi titolari veri, quelli pesanti, quelli che fanno la differenza, quelli che quando le cose si mettono male beh, su di loro ci puoi e ci devi contare. Dopodiché esistono varie ed eventuali interpretazioni: per qualcuno, magari si è redento osservando qualche prestazione indefinibile o magari no, muoia Sansone con tutti i filistei, i nerazzurri possono contare su una rosa lunga e coperta in qualsiasi reparto. Driiiin, mi prenoto per rispondere: no, non è così. L’Inter ha quattordici/quindici calciatori più o meno sulla stessa linea: ma gli altri, sarà stata un’annata disgraziata, proprio no, senza stare a fare liste con nomi e cognomi, tanto chi va in campo sa benissimo cosa sta dando e perché. La seconda interpretazione, quella con la quale mi trovo più in sintonia, è che a un certo punto dovevi, parlo di Società e Proprietà, non di settore puramente tecnico, renderti conto delle magagne della famosa rosa lunga e completa. Ecco, forse un piccolo, si fa per dire, intervento in entrata avrebbe fatto bene: sempre forse, sia chiaro, perché qui si sta ballando ancora per tutto. Ultima narrazione, quella che trovo personalmente più divertente: l’Inter ha vinto solo uno scudetto sotto la gestione Inzaghi. Dimenticandosi, ovvio, di tutto il resto, ma chissenefrega. Ha vinto solo uno scudetto, scrivevamo, con la squadra più forte sulla piazza. Che poi, se vai a vedere ben bene, magari stiamo parlando degli stessi che chiacchieravano di ridimensionamento, impoverimento, recessione calcistica, ma dove vuoi andare se ogni anno devi vendere qualcuno e così via, l’elenco è talmente lungo da poter coprire, solo lui, l’intera durata di questo editoriale. Driiin, mi voglio prenotare ancora io: l’Inter è una grande squadra, incompleta, che ha dovuto fare di necessità virtù, vendendo pezzi pregiati e acquistando ciò che era possibile acquistare dando un’occhiata, nemmeno estemporanea, al bilancio da sistemare. Dunque ha conquistato una serie di trofei, oggi riportati al grande splendore ma quando li si vinceva noi erano portaombrelli, nulla più. Ha raggiunto una finale di Champions. Oggi è in semifinale, sta lottando per il tricolore, è uscita logicamente dalla coppa nostrana. Ha disputato sedici/diciassette partite più di chi gli sta a fianco, parliamo di un intero girone, andata o ritorno vedete voi. Ha mantenuto l’ossatura dell’anno scorso senza cedere nessuno. Ricordati questi piccoli particolari, invece di lamentarsi perché non si sta vicini alla squadra? Ai ragazzi? A chi fa parte integrante di un gruppo che ci ha regalato e ci sta regalando mille mila gioie e soddisfazioni, accanto a lacrime e qualche dolore sportivo, fa parte del gioco? Questo mi chiedo, questo lo chiedo a voi: o, almeno, a qualcuno tra voi.

Io vi saluto, chiudo il mio ultimo editoriale su l’interista. Ci leggeremo altrove.

Intanto vi ringrazio per avermi letto, seguito, gradito e criticato.

Sempre e comunque, avanti l’Effecì.