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Cose che l’Inter può risolvere questa stagione e altre noTUTTO mercato WEB
Oggi alle 17:44Editoriale
di Lapo De Carlo
per Linterista.it

Cose che l’Inter può risolvere questa stagione e altre no


Come giusto, dopo la rimonta subita dal Milan, si è dibattuto molto sul vero problema dell’Inter. Problema, sia chiaro, inteso come legato alla possibilità di conquistare un titolo o più di uno.
L’Inter ha perso una partita e, superate le classiche 24 ore successive, tra incendiari dall’”Inzaghi out” facile e i pompieri dal: “ma si, abbiamo perso solo una partita”, ora che il corpo della batosta è freddo, è possibile andare più nel dettaglio.
Il fatto che l’Inter sia una squadra molto forte, con un undici titolare di incredibile livello, ha squilibrato il giudizio complessivo sull’organico.
Il claim: “l’Inter ha due squadre” ha funzionato tanto da convincere persino i tifosi che l’affermazione fosse vicina alla verità. Non è vero
ma siamo in un’epoca in cui gli slogan funzionano meglio della complessità. Concetti facili da assumere ed eventuale partenza della discussione da quell’assunto.
L’Inter, a differenza degli altri anni, ha potuto permettersi di confermare la rosa. Ha preso due occasioni come Zielinski e Taremi. Ha puntellato con due acquisti di prospettiva come Palacios e Martinez, pagato una cifra che ha autorizzato a credere sarebbe stato utilizzato ed è rientrato Correa.



La realtà delle cose ha fiaccato l’ottimismo e ha finalmente iniziato a gettare le basi verso un maggiore equilibrio nella comprensione dei limiti e delle potenzialità.
In breve: Sommer è un portiere di incredibile valore. Ha una storia che parla per lui ed è arrivato in nerazzurro al tramonto della sua carriera, pur mostrando di poterci ancora stare. Quest’anno ha però mostrato di avere dei passaggi a vuoto, una mancanza di lucidità costata caro, come col Genoa o il Milan.
Martinez ha giocato una sola volta, con l’Udinese in Coppa Italia, non ha sfigurato, non ha preso gol, ha fatto una gran parata nel finale ma non si è più visto.
In difesa la presenza di Acerbi la scorsa stagione garantiva un modello di giocatore che oltre a marcare bene, si sganciava spesso molto bene e aveva un ottimo tempo di gioco. Quest’anno è stato spesso assente e dopo un inizio nel quale ha disputato otto partite, più tre nelle quali è subentrato, ha avuto un cedimento strutturale. Prima il bicipite femorale, poi uno stiramento. Mettiamoci anche l’età e il tempo di recupero più lungo. Questo ha permesso a De Vrji di giocare con regolarità e con gran profitto, ma sfruttandolo anche troppo visto l’elevatissimo numero di partite. Pavard si infortuna spesso. Nel 2024 ha avuto problemi al ginocchio e col Lipsia ha avuto una distrazione al bicipite femorale della coscia sinistra che lo sta riportando in campo solo ora. Bisseck ha un gran potenziale e fa cose ottime ma ha anche delle svagatezze. Palacios non gioca mai. Viene da chiedersi se è perché la società lo ha imposto a Inzaghi o perché il tecnico ha scoperto che l’argentino è banalmente troppo acerbo e non vuole bruciarlo.
Centrocampo:
l’Inter gioca bene, a memoria e ha due giocatori come Barella e Mkhitaryan che tendono a capirsi facilmente. Calhanoglu sintetizza le azioni, vede prima degli altri il gioco e riesce a distribuirlo con facilità. Esattamente quello che non accade con Asllani, il quale non copre bene, si limita a geometrie elementari ed è spesso in fìdifficoltà al primo accenno di pressing. Ci si chiede perché non sia mai stato provato nel ruolo di mezzala, che occupa spesso con la nazionale albanese. Frattesi è un giocatore forte ma privo delle qualità che servono al centrocampo disegnato da Inzaghi. Se l’Inter deve rimontare o sbloccare una gara lui è l’ideale. Se deve conservare è inadeguato. Non ha palleggio e non trova la posizione. Questione di caratteristiche.
Zielinski non sta rendendo quanto ci si attendeva ma non è disastroso, solo un po' deludente. Sugli esterni Darmian ha la sua età e Buchanan invece non viene mai impiegato. Di Marco bene e Dumfries in crescita.
In attacco si sono sbloccati Lautaro e Taremi. Correa dopo una gran partita a Verona non si è più visto nemmeno lui. E’ vero che si è infortunato di nuovo ma prima?
Infine Inzaghi. Le sue qualità sono indiscutibili, il gioco è il più organizzato e spettacolare che si sia mai visto. Partendo da questo è altrettanto vero che non ha un piano di riserva quando le squadre avversarie ribaltano il tavolo tatticamente negli ultimi minuti.
Non si tratta solo di sconfitte o pareggi arrivati tutti negli ultimi minuti ma anche di vittorie maturate con rischi sempre poco prima del 90°, persino col Venezia in casa o regalando gol a Udinese e a un Torino in dieci, una volta sul 3-1.
La squadra ha un metodo robotico, fuori dal quale non si riesce ad andare. Cambia soprattutto il ritmo e quando lo trova rifila anche 5 o 6 gol agli avversari.

Diversamente non ha gli anticorpi per comprendere la mosse disperate. Quando la partita viene cambiata radicalmente Inzaghi non ha e non fa cambi che rispondano alle esigenze.
In 5 mesi l’Inter ha avuto un cambio di passo, maturato dopo lo sciagurato 4-4 con la Juventus, ma non ha mai risolto davvero il problema degli ultimi 15/20 minuti.
Inzaghi ha l’obbligo di partire da questo.
Amala