Marotta sull'inchiesta delle Curve: "Collaboriamo per debellare la criminalità"
Il Presidente dell'Inter, Giuseppe Marotta, nel corso dell'intervista rilasciata a Sky Sport ha rilasciato alcune importanti dichiarazioni sul tema dell'inchiesta relativa alle curve che ha coinvolto il club nerazzurro ed il Milan.
Il procuratore Viola ha detto che Inter e Milan sono parti lese. Sull'inchiesta delle curve cosa ci può dire?
"Intanto l'inchiesta è in corso ed io non posso che esprimere gratitudine alla magistratura e alle forze dell'ordine per l'opera che stanno facendo. Noi ci siamo messi a disposizione e stiamo collaborando al fine di debellare questo fenomeno straordinario in negativo che ha a che fare con il mondo dello sport. Sono attività criminali che non c'entrano niente con lo sport. Ho vissuto i decenni precedenti in cui c'era una violenza fisica consumata all'interno o all'esterno dello stadio, ma era nell'ottica di quello che è un fenomeno di calcio, purtroppo. Oggi siamo davanti a una situazione che non c'entra niente con quella concezione di calcio visto come arena, dunque una cosa difficile da debellare per una società. Ringrazio ancora la magistratura e le forze dell'ordine, noi stiamo collaborando al fine di garantire trasparenza".
Queste richieste ci sono sempre state.
"È difficile contrastare un tipo di tensione e violenza quando è consumata non da 4 persone ma da 400 magari, io credo che sia un fatto culturale. Si deve lavorare fin dalle elementari spiegando che il gioco del calcio è un gioco, che appassiona, coinvolge. Oggi manca la cultura della sconfitta, bisogna saper perdere, spesso queste situazioni si consumano quando ci sono delle sconfitte, altre volte in provincia le vittime sono gli arbitri. Si combatte con un acculturamento, bisogna saper perdere".
Si vedono i giocatori andare a chiedere scusa alle curve, si potrebbe evitare?
"Assolutamente d'accordo, non ci sono giudici che a fine partita devono esprimere il verdetto. Se si perde c'è il rammarico ed evidentemente gli avversari sono stati più bravi, questi processi in campo fanno del male. Anche perché poi quando si parla di grandi club e partite i nostri figli vedono le immagini ed assumono concetti diseducativi".
Poteva fare di più per evitare troppi contatti tra giocatori e ultras?
"Si può e si deve fare molto di più. Però già oggi le figure all'interno del sistema, come la Legge Maroni, aiutano tantissimo nel garantire una certa trasparenza, quindi noi società possiamo fare qualcosa acculturando i calciatori a quelle che sono le leggi dello Stato e noi lo facciamo già. Durante l'anno calcistico facciamo delle lezioni in cui spieghiamo, ma poi è difficile entrare nella vita privata di un calciatore, poi lì è una parte d'ombra dove non possiamo entrare, possiamo aiutare il giocatore con una cultura maggiore".