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Cosa ci ha lasciato la trasferta di Verona?TUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:01Editoriale
di Gabriele Borzillo
per Linterista.it

Cosa ci ha lasciato la trasferta di Verona?

Doveva essere complicata, almeno sulla carta. Doveva essere impegnativa, loro corrono e noi stiamo attraversando un periodo poco brillante. Doveva essere insidiosa, soprattutto senza Calhanoglu e Lautaro, pur se a mezzo servizio. Doveva essere un sacco di cose, soprattutto quando si è cominciato a parlare di una eventuale titolarità di Joaquin Correa da Juan Bautista Alberdi, provincia di Tucuman, nel bel mezzo della zona nord dell’Argentina.

Poi, una volta cominciata la partita, pronti via e Sommer si lascia sfuggire un innocuo pallone modello saponetta che nemmeno io nelle mie peggiori giornate, il Verona colpisce la traversa bullandosi letteralmente della difesa interista e Acerbi chiede il cambio, infortunio lievissimo ci hanno raccontato ma come il generale comandante della difesa ha sentito qualcosa di strano ai flessori della coscia destra ha alzato la manina della serie meglio che esca. Sì, dai, il classico pomeriggio sfigato. Sicché spazio a de Vrij, reduce da discrete prestazioni e comunque sia, per il sottoscritto, sempre più di un semplice rimpiazzo.

Invece, passato lo spavento iniziale e digerita la sostituzione del regista difensivo, l’Inter ha lentamente cominciato a prendere in mano la situazione. Niente di spaventoso, sia chiaro, ma la sensazione era quella di una squadra compatta, vogliosa e decisamente superiore all’avversaria. Il primo gol, quello del Tucu - il ragazzo che aveva fatto storcere la bocca a molti tifosi, le prestazioni di Correa non invitavano invitassero a fidarsi un granché ma parlare prima, di tanto in tanto, sarebbe meglio evitarlo – è da proporre e riproporre nelle scuole calcio. Il vantaggio nerazzurro provoca una sorta di reazione avversaria. Il Verona decide di alzare assai pericolosamente la linea difensiva: scelta assurda, da collocare tra il molto male e il malissimo. Tikus punisce dolorosamente una decisione che definire avventata sembra un complimento. Poi, una volta sul tre a zero, c’è stato tempo per la girata del subentrato Stefano e per la giravolta di Bisseck, prestazione di livello la sua al di là del gol pregevole per preparazione e un filo fortunato in corso d’opera. Il secondo tempo è accademia, un discreto allenamento in attesa dell’impegno europeo di martedì, nulla più.

Dunque, per finire, cosa ci ha lasciato la trasferta nella città degli eterni innamorati? In primo luogo, la sensazione di una squadra tonica, capace di accelerare o rallentare a seconda delle circostanze, dosando energie fisiche e mentali senza apparente difficoltà. Secondariamente, un giocatore tornato ai livelli che la tifoseria nerazzurra aspettava da tempo e che, continuasse su questa falsariga, sarebbe fondamentale per dare fiato ai compagni di reparto impegnati in Champions. Per finire, una certezza, un ritornello da ripetere senza timore di sbagliare: Barella è un centrocampista pazzesco, totale, fortissimo e gioca con la maglia dell’Inter. Lo so, c’entra poco o nulla ma mi andava di scriverlo.

Alla prossima.