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Gilardino torna sul Genoa: "Che viaggio. Anche se non ero nelle grazie di tutti..."
Alberto Gilardino, ex allenatore del Genoa, è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport: "Dopo l'esonero ho avuto modo di dedicarmi anche a mia moglie e alle tre figlie. Gli ultimi due anni e mezzo sono stati una full immersion continua, andavo al campo la mattina alle 7 e lo lasciavo alle 20. Con lo staff abbiamo dato tutto. La professione è bellissima, ma totalizzante. Mi sono un po' riappropriato del privato. Però mi è già tornata la 'malattia' del calcio. Sono stato otto giorni a Londra a trovare Maresca, sto perfezionando l'inglese".
Allora Gilardino punta a fare un'esperienza all'estero? Risponde lui: "Non necessariamente, anzi preferirei dare continuità in Serie A. L'inglese ti serve anche in Italia, visti gli stranieri di ogni squadra". Al che l'ex allenatore ripercorre il nasto del Genoa: "Un viaggio incredibile. L'esonero non macchia la storia, anche se mi ha lasciato grande amarezza. Dalle delusioni però si devono trarre insegnamenti. Il segreto è stato la coesione tra club, squadra e tifosi. E c'è stata pure la valorizzazione della rosa".
Quindi Gilardino passa ad analizzare la valorizzazione della rosa del Genoa sotto la sua gestione, con un nome più degli altri: "Gudmundsson, quando sono arrivato non giocava quasi mai. L'ho portato dentro al campo e lasciato libero, ha avuto una crescita continua". E si aspettava di veder esplodere Retegui all'Atalanta? Dice Gilardino: "Sì, per due ragioni: quando è arrivato a Genova dall'Argentina ha pesato il fatto che non si fosse mai fermato, poi quella di aver potuto lavorare con un maestro come Gasperini già dal ritiro estivo". E ancora: "Certe cessioni sono inevitabili, abbiamo pagato soprattutto gli infortuni. E circolavano notizie destabilizzanti sulle difficoltà economiche della proprietà (777Partners, ndr). Però non ho mai cercato alibi. E mi spiace, sinceramente, essere stato esonerato dopo una vittoria in trasferta e un pareggio".
Sul suo successore Vieira, dice Gilardino: "Sta facendo un buon lavoro, gli auguro di dare le soddisfazioni che meritano ai tifosi genonani". E pensare che Gilardino avrebbe potuto anche lasciare il Genoa in estate: "Ci sono state opportunità ma ha prevalso la volontà di dare continuità. Volevo ricambiare quanto mi hanno dato club e tifosi. Poi c'è sempre il dirigente con cui hai più feeling e chi è invece meno convinto del tuo valore. Il mio riferimento è sempre stato il presidente Zangrillo. Non nego che la sensazione di non essere mai stato nelle grazie di qualcuno mi abbia lasciato la cattiva sensazione di essere sempre in discussione".
Gilardino passa quindi anche all'acquisto di Balotelli, da lui voluto: "Era una sfida per entrambi, avrei provato a vincerla. Nell'ultima parte della mia carriera ho preso tante porte chiuse in faccia, so che rabbia e voglia di rivincita abbia un atleta. Avevo percepito questo in Mario, gli auguro di dimostrarlo". E quindi, sul futuro chiosa: "Aspetto di tornare per fare meglio di prima. Non mi sento arrivato, sto imparando". Conclusione sul Genoa: "Si salverà? Certamente. La nuova proprietà ha portato una ventata di energia positiva. E tra i loro tifosi ci sarà sempre Alberto Gilardino".
Allora Gilardino punta a fare un'esperienza all'estero? Risponde lui: "Non necessariamente, anzi preferirei dare continuità in Serie A. L'inglese ti serve anche in Italia, visti gli stranieri di ogni squadra". Al che l'ex allenatore ripercorre il nasto del Genoa: "Un viaggio incredibile. L'esonero non macchia la storia, anche se mi ha lasciato grande amarezza. Dalle delusioni però si devono trarre insegnamenti. Il segreto è stato la coesione tra club, squadra e tifosi. E c'è stata pure la valorizzazione della rosa".
Quindi Gilardino passa ad analizzare la valorizzazione della rosa del Genoa sotto la sua gestione, con un nome più degli altri: "Gudmundsson, quando sono arrivato non giocava quasi mai. L'ho portato dentro al campo e lasciato libero, ha avuto una crescita continua". E si aspettava di veder esplodere Retegui all'Atalanta? Dice Gilardino: "Sì, per due ragioni: quando è arrivato a Genova dall'Argentina ha pesato il fatto che non si fosse mai fermato, poi quella di aver potuto lavorare con un maestro come Gasperini già dal ritiro estivo". E ancora: "Certe cessioni sono inevitabili, abbiamo pagato soprattutto gli infortuni. E circolavano notizie destabilizzanti sulle difficoltà economiche della proprietà (777Partners, ndr). Però non ho mai cercato alibi. E mi spiace, sinceramente, essere stato esonerato dopo una vittoria in trasferta e un pareggio".
Sul suo successore Vieira, dice Gilardino: "Sta facendo un buon lavoro, gli auguro di dare le soddisfazioni che meritano ai tifosi genonani". E pensare che Gilardino avrebbe potuto anche lasciare il Genoa in estate: "Ci sono state opportunità ma ha prevalso la volontà di dare continuità. Volevo ricambiare quanto mi hanno dato club e tifosi. Poi c'è sempre il dirigente con cui hai più feeling e chi è invece meno convinto del tuo valore. Il mio riferimento è sempre stato il presidente Zangrillo. Non nego che la sensazione di non essere mai stato nelle grazie di qualcuno mi abbia lasciato la cattiva sensazione di essere sempre in discussione".
Gilardino passa quindi anche all'acquisto di Balotelli, da lui voluto: "Era una sfida per entrambi, avrei provato a vincerla. Nell'ultima parte della mia carriera ho preso tante porte chiuse in faccia, so che rabbia e voglia di rivincita abbia un atleta. Avevo percepito questo in Mario, gli auguro di dimostrarlo". E quindi, sul futuro chiosa: "Aspetto di tornare per fare meglio di prima. Non mi sento arrivato, sto imparando". Conclusione sul Genoa: "Si salverà? Certamente. La nuova proprietà ha portato una ventata di energia positiva. E tra i loro tifosi ci sarà sempre Alberto Gilardino".
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