
Repice: "Pizzul? Ha sempre parlato di pallone, sapendo di parlare di pallone"
Francesco Repice, che ricorda Bruno Pizzul, e l’avvocato Giampiero Vellucci che traccia la rotta in casa Frosinone Calcio. Sono i due temi attorno ai quali ruota l’ultima puntata de “Il Frosinone a Colazione”, a cura di Nicola Compagnone, in onda su Radio Day. Ecco un estratto delle due interviste:
Francesco, quale eredità lascia Bruno Pizzul al giornalismo italiano?
Ha sempre parlato di pallone, sapendo di parlare di pallone. È entrato nella case degli italiani, facendo capire il concetto seguente “Non andiamo oltre, si parla sempre di calcio”. Lo faceva in italiano, proprio perché la Rai nel corso dei decenni in alcune zone d’Italia ha insegnato italiano, anche mediante Pizzul. Ricordo che lui era un professore di lettere. È riuscito anche in un’impresa mastodontica: il racconto della tragedia dell’Heysel. Mise le cose a posto, fece un resoconto che faceva trapelare come il protagonista nell’evento non era più pallone. Il suo tono garbato fu la perfetta voce fuori campo di quella tragedia”.
Un personaggio come Pizzul è entrato nelle case degli italiani. Qual è il ricordo personale di Francesco Repice?
L’ho visto nel suo Friuli non molto tempo fa. Lui è un grande esperto di vino e di grappa. Era un appassionato della materia vino. Usava anche inflessioni dialettali. Ricordo che in Giappone, dopo una partita della nazionaale, lui con Bulgarelli venne convinto in albergo da un oste giapponese a bere una grappa nipponica. E lui, senza batter ciglio, guardò l’oste e gli disse in giapponese “porta i bicchieri, e l’oste lo capì”. Però ricordo anche la radiocronaca della partita al mondiale contro la Corea del Sud, quando ci fu l’arbitraggio di Moreno che ci estromise dal mondiale. Lui raccontò la partita con grande classe.
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Avvocato Vellucci, non le sembra esagerato questo entusiasmo in casa Frosinone con la squadra ancora in zona retrocessione, e dopo una sola vittoria per altro molto sofferta?
L'entusiasmo è sempre ben accetto. La tifoseria era caduta in un baratro dopo i risultati negativi. Però le do ragione, troppo entusiasmo nuoce, così come l’eccessiva depressione. Però devo dire che non mi è piaciuta l’assenza, in quei settori meno popolari dello stadio, di tante persone che solitamente andavano a vedere il Frosinone. Oggi chiunque abbia a cuore le sorti della città, della quale la squadra è una componente importante, deve andare allo stadio. Se non vuole andarci, deve pagare gli ingressi a chi ci vuole andare per sostenere il Frosinone. La salvezza sarebbe un piccolo miracolo, crediamoci! Ma attenzione, chi vive qui, a Frosinone, deve andare allo stadio. Se dipendesse da me, ma una cosa la stiamo facendo, nelle prossime trasferte bisogna invadere le città dove il Frosinone andrà a giocare.
Avvocato, e qual è questa iniziativa che sta preparando?
Guardi, è una iniziativa che sto portando avanti con una serie di persone che possono permettersi di pagare le trasferte. Organizzare almeno due tre pullman. Il tifoso che non si può permettere una trasferta, uno cerca di organizzare i pullman, perché il Frosinone ha una grande tifoseria. Quindi questa è l’idea che è venuta a me e ad altre persone. Se il Frosinone non avesse scalato dalla C alla A, non avremmo potuto avere uno stadio del genere. Quindi manteniamo ciò che abbiamo creato! Stringiamoci attorno a questa squadra. Poi so che le vuole sapere cosa penso dell’operato del presidente Stirpe, al quale dobbiamo sempre dire grazie, perché ha portato il Frosinone in A, io gli devo rimproverare che l’ingresso di Bianco è stato tardivo. Andava fatto dopo Vivarini, è inutile affidare la squadra a Greco, esperto per la categoria. Dobbiamo disperatamente rimanere in Serie B. Sempre forza Frosinone!







