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Lazio, Lotito a tutto campo: dai fondi esteri al VAR, fino alla riforma del calcioTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
venerdì 28 marzo 2025, 18:53Serie A
di Luca Bargellini
fonte Lorenzo Beccarisi

Lazio, Lotito a tutto campo: dai fondi esteri al VAR, fino alla riforma del calcio

Durante il Corso da Team Manager organizzato dall’Associazione Sportiva LUISS ha parlato il presidente della Lazio Claudio Lotito. Queste le sue parole raccolte dai microfoni di TuttoMercatoWeb.com: “Tutte queste società con fondi esteri spendono e spandono, tanto poi alla fine paga sempre pantalone. Non voglio fare polemiche, tante squadre che oggi partecipano alla Serie A non avrebbero i requisiti per iscriversi al campionato. Come fai però a eliminare certe squadre blasonate? Ci vorrebbe il coraggio, ma non tutti ce l’hanno. Non sono un presidente osannato, eppure sono il più longevo e, come ho detto, lascerò la società a mio figlio. Io voglio preservare, mantenere e tramandare questa società. Le società che sono fallite sono diventate altre società, non sono le stesse del passato. La squadra, prima che arrivassi io, era un po’ garibaldina, con grande profilo sportivo ma poco regimentata. Hanno vinto tanto, forse anche poco per quello che potevano. Quando dissi che servivano i presidenti, intendevo persone che amano con razionalità il calcio. Il tifoso è appassionato, ma ragiona col cuore e non con la testa. Il presidente deve ragionare con la testa prima che col cuore".

Il numero uno del club biancoceleste parla anche della tecnologia nel mondo del calcio: "In passato ho fatto tante riforme, alcune hanno portato grandi benefici, altre mi sono state annullate. La prima fu la Goal Line Technology, adesso non ci sono più polemiche per i gol fantasma. Feci una guerra in Consiglio Federale per far passare l’Italia come primo paese sperimentale per la VAR. Non la voleva nessuno, io l’ho interpretata come fattore terzo e trasparente. Sono a favore del rendere pubblica la comunicazione tra arbitro e VAR, così la gente si rende conto di cosa si verifica, altrimenti c’è dietrologia. A differenza di 20-30 anni fa, sono cambiati gli interessi. Non c’è più solo il risultato sportivo, ma anche quello economico. Il rispetto delle regole è fondamentale. Sono favorevole anche al VAR a chiamata, ma il giudice deve essere esterno al sistema. Se la giustizia è interna al sistema, come può essere credibile? È come se io andassi in tribunale e nominassi il giudice, così si può pensare male".

Spazio anche al tema della sostenibilità dei club: "Introdussi la percentuale del 3% per gli agenti: pensate a quanti milioni di euro escono dal sistema se considerate che un agente prende il 10% sul lordo riconosciuto al calciatore. Non tutti hanno il coraggio di regolamentare tutto questo. C’è poi il controllo dell’iscrizione delle società: se hai un bilancio dove utilizzi la cassa per patrimonializzare le strutture, ti si abbassa l’indice di liquidità. Così obblighi le società a ripianare con soldi propri, nonostante siano società sane perché investono nelle strutture. Dall’altra parte, invece, le società tramite bond ripianano i bilanci, non investono nelle strutture e sono tecnicamente delle società fallite, eppure vincono i campionati. Se metti dei parametri, devono valere per tutti, senza scappatoie. Il tifoso è stato educato a vincere a qualsiasi costo, invece bisogna vincere se lo meriti. Come mai in Italia sono rimasti solo i fondi? C’è qualcosa che non funziona, siamo rimasti io e Aurelio, la Juve è in Exor che sta in Olanda, poi ci sono Cagliari e Torino. Ormai siamo rimasti in 4-5, questa situazione va valutata. Questo non è più il calcio italiano, sono tutti americani. Siamo rimasti io, Aurelio, Cairo, Giulini e Pozzo, anche se non mi sembra che il livello sia così".


Si arriva a parlare anche della riforma del sistema calcistico: "La politica sportiva si nasconde dietro la politica, bisogna avere il coraggio di portare avanti le proprie idee. Il calcio ha bisogno di riforme sostanziali, va riportato coi piedi per terra con persone coraggiose e che hanno merito. Se snaturiamo il calcio dal merito, è finito tutto. Gli obiettivi si possono raggiungere se creiamo tutti insieme le condizioni trasparenti. I fondi devono avere la trasparenza di dimostrare da dove arrivano quei soldi".

Questo il pensiero, invece, sul tema delle seconde squadre: "Tutti parlano di seconde squadre per valorizzare giovani e portarli in prima squadra. Questo ragionamento ha senso da un punto di vista sportivo, ma non economicamente. Quando comprai 13 anni fa la Salernitana, era in Eccellenza e la feci ripescare in Serie D. Rivendico con orgoglio la scalata fino alla Serie B, poi sono stato obbligato a svendere la società perché aveva 26 milioni di cassa, 37 milioni di patrimonio giocatori ed era stata periziata tra gli 80 e 100 milioni, ed è stata venduta a 10 milioni a un minuto dalla scadenza. La società è stata comprata a Capodanno stando a Dubai. Se porto la Lazio a Salerno, cosa interessa ai salernitani? Ho deciso di usare i ricavi e le strutture della Salernitana per valorizzare sportivamente i giocatori e incrementare il valore indiretto della Lazio, perché la Salernitana era collegata direttamente alla Lazio stessa. Hanno determinato che ci sono alcune squadre della Serie A che hanno seconde squadre in Serie C e stanno buttando soldi, è una follia".

Infine, una battuta anche sul calcio femminile: "È stata una follia aver portato il calcio femminile nel professionismo. Io sono uno scemo che paga oltre sei milioni all’anno per far divertire la gente, ma è una follia perché sono dei soldi buttati".