
Lotito polemico col calcio italiano: "Tante squadre della A non avrebbero i requisiti per iscriversi"
Claudio Lotito, presidente della Lazio, durante il pomeriggio si è presentato alla LUISS, prestigiosa università di Roma, dove è stato ospite del corso per 'Team Manager' organizzato dall'Associazione Sportiva LUISS per raccontare la propria esperienza e il rispettivo punto di vista sulla gestione sportiva. Nel farlo, il numero uno biancoceleste ha parlato di fronte ai presenti anche delle attuali società del calcio italiano, come riportato da Tuttomercatoweb.com: “Tutte queste società con fondi esteri spendono e spandono, tanto poi alla fine paga sempre pantalone. Non voglio far polemiche, tante squadre che oggi partecipano alla Serie A non avrebbero i requisiti per iscriversi al campionato. Come fai però a eliminare certe squadre blasonate? Ci vorrebbe il coraggio ma non tutti ce l’hanno. Non sono un presidente osannato, eppure sono il più longevo e come ho detto lascerò la società a mio figlio. Io voglio preservare, mantenere e tramandare questa società. Le società che sono fallite sono diventate altre società, non sono le stesse del passato. La squadra prima che arrivassi io era un po’ garibaldina, con grande profilo sportivo ma poco regimentata. Hanno vinto tanto, forse anche poco per quello che potevano. Quando dissi che servivano i presidenti intendevo persone che amano con razionalità il calcio. Il tifoso è appassionato, ma ragiona col cuore e non con la testa. Il presidente deve ragionare con la testa prima che col cuore".
Il numero uno del club biancoleste parla anche della tecnologia nel mondo del calcio: "In passato ho fatto tante riforme, alcune hanno portato grandi benefici altre mi sono state annullate. La prima fu la Goal Line Technology, adesso non ci sono più polemiche per i gol fantasma. Feci una guerra in Consiglio Federale per far passare l’Italia come primo paese sperimentale per la VAR. Non la voleva nessuno, io l’ho interpretato come fattore terzo e trasparente. Sono a favore del rendere pubblico la comunicazione tra arbitro e VAR, così la gente si rende conto di cosa si verifica altrimenti c’è dietrologia. A differenza di 20-30 anni fa sono cambiati gli interessi. Non c’è più solo il risultato sportivo ma anche quello economico, il rispetto delle regole è fondamentale. Sono favorevole anche al VAR a chiamata, ma il giudice deve essere esterno al sistema. Se la giustizia è interna al sistema come può essere credibile? È come se io andassi in tribunale e nominassi il giudice, così si può pensare male".
Spazio anche al tema della sostenibilità dei club: "Introdussi la percentuale del 3% per gli agenti, pensate a quanti milioni di euro escono da sistema se considerate che un agente prende il 10% sul lordo riconosciuto al calciatore. Non tutti hanno il coraggio di regolamentare tutto questo. C’è poi il controllo dell’iscrizione delle società: se hai un bilancio dove utilizzi la cassa per patrimonializzare le strutture ti si abbassa l’indice di liquidità. Così obblighi le società a ripianare con soldi propri nonostante sia una società sana perché investe nelle strutture. Dall’altra parte invece le società tramite bond ripianano i bilanci, non investono nelle strutture e sono tecnicamente delle società fallite, eppure vincono i campionati. Se metti dei parametri devono valere per tutti, senza scappatoie che ti fanno aggirare questi parametri. Il tifoso è stato educato a vincere a qualsiasi costo, invece bisogna vincere se lo meriti. Come mai in Italia sono rimasti solo fondi? C’è qualcosa che non funziona, siamo rimasti io e Aurelio, la Juve è in Exor che sta in Olanda, poi ci sono Cagliari e Torino. Ormai siamo rimasti in 4-5, questa situazione va valutata. Questo non è più il calcio italiano, sono tutti americani. Siamo rimasti io, Aurelio, Cairo, Giulini e Pozzo, anche se non mi sembra che il livello sia così”.







