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Ah, che bello Rafè! Le mosse con cui Palladino sta conquistando l'universo Fiorentina
"Ah, che bello Rafè. Questi il calcio 'o sanno fà...", ci perdonerà De Andrè se prendiamo in prestito un suo capolavoro, storpiandolo, per raccontare la figura di Raffaele Palladino e il suo principio di innamoramento in corso con la piazza della Fiorentina, ma le origini napoletane (di Mugnano, per gli amanti della precisione) in fondo rappresentano di per sé un bell'assist. E il resto è suggerito dal calcio verticale, spettacolare ed efficace che la sua Fiorentina ha messo in piedi da più di un mese a questa parte. Palladino sembra aver capito le marce giuste alle quali far correre la sua macchina.
Quasi tutti concordano nell'individuare il punto di svolta a partire dall'intervallo contro la Lazio. È il 22 settembre scorso, è la 5^ giornata di campionato e la Fiorentina di Palladino, ancora a caccia della prima vittoria, rincorre i biancocelesti. Palladino scioglie le briglie e si gioca quello che lì per lì poteva sembrare un tutto per tutto, e invece era probabilmente solo il primo passo di un nuovo cammino. Certo, i due rigori e la freddezza di Gudmundsson nel calciarli hanno fatto la loro parte, ma il seguito (e per ultimo il roboante 5-1 rifilato ieri alla Roma) ha dimostrato che non è solo una questione legata all'islandese.
Sono tante le mosse con cui Palladino ha ribaltato gli stati d'animo. Il passaggio alla difesa a quattro e l'individuazione di una coppia di centrali (quella meno quotata ai nastri di partenza, composta da Comuzzo e Ranieri), esclusioni eccellenti (si legga alle voci Terracciano, Martinez Quarta e Biraghi) e mosse lontano dal registro dell'usuale (Bove utilizzato come arma tattica sulla trequarti su tutte) sono alla base di questa Fiorentina che corre fortissimo. Non ultima, la distanza dall'integralismo dichiarata già in partenza a parole e poi messa in pratica nei fatti, come a voler prendere le distanze da chi l'ha preceduto, e a riassumere tutte le mosse elencate in precedenza. In estrema sintesi, se continua così Palladino è autorizzato a sognare. E con lui tutto il mondo Fiorentina.
Quasi tutti concordano nell'individuare il punto di svolta a partire dall'intervallo contro la Lazio. È il 22 settembre scorso, è la 5^ giornata di campionato e la Fiorentina di Palladino, ancora a caccia della prima vittoria, rincorre i biancocelesti. Palladino scioglie le briglie e si gioca quello che lì per lì poteva sembrare un tutto per tutto, e invece era probabilmente solo il primo passo di un nuovo cammino. Certo, i due rigori e la freddezza di Gudmundsson nel calciarli hanno fatto la loro parte, ma il seguito (e per ultimo il roboante 5-1 rifilato ieri alla Roma) ha dimostrato che non è solo una questione legata all'islandese.
Sono tante le mosse con cui Palladino ha ribaltato gli stati d'animo. Il passaggio alla difesa a quattro e l'individuazione di una coppia di centrali (quella meno quotata ai nastri di partenza, composta da Comuzzo e Ranieri), esclusioni eccellenti (si legga alle voci Terracciano, Martinez Quarta e Biraghi) e mosse lontano dal registro dell'usuale (Bove utilizzato come arma tattica sulla trequarti su tutte) sono alla base di questa Fiorentina che corre fortissimo. Non ultima, la distanza dall'integralismo dichiarata già in partenza a parole e poi messa in pratica nei fatti, come a voler prendere le distanze da chi l'ha preceduto, e a riassumere tutte le mosse elencate in precedenza. In estrema sintesi, se continua così Palladino è autorizzato a sognare. E con lui tutto il mondo Fiorentina.
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