ORA TOCCA A PONGRACIC: LA MISSIONE È STUPIRE PALLADINO. ECCO COSA PUÒ AGGIUNGERE
"È stato convocato anche Pongracic, è in buone condizioni, purtroppo non ha giocato per la Fiorentina, ma ci serve un difensore centrale." Queste erano le parole con cui il commissario tecnico della Croazia, Zlatko Dalić, aveva annunciato un po' a sorpresa la convocazione del centrale viola per le sfide della sua nazionale nelle partite di Nations League. È vero che, in entrambe le partite, l’ex Lecce ha scaldato la panchina, ma le parole del proprio selezionatore, unite alla fiducia nella convocazione, lasciano presagire che il croato possa presto tornare a far parte del gruppo viola. La domanda però è una sola: con quali presupposti?
Un inizio da dimenticare
Numeri alla mano, la prima impressione del croato a Firenze non è stata affatto da ricordare, con un inizio in campionato e nei preliminari di Conference League tutt'altro che incoraggiante: 4 ammonizioni, di cui le prime due sommate gli sono costate un’espulsione nel match d’esordio a Parma. Anche in termini di sicurezza difensiva, l'ex Lecce ha faticato non poco a inserirsi nella difesa a 3, raccimolando, prima dell'infortunio, pochi minuti in campionato. Gli ultimi in Serie A sono arrivati a Bergamo: 600 secondi in cui il giocatore sembrava stare bene prima della ricaduta, e l’oblio delle partite saltate fino alla rinascita con 45 minuti in campo contro la Cremonese, sì, ma con la Primavera viola (una tappa che in passato anche Dodo e Mandragora hanno fatto per riprendere il ritmo partita).
Una coppia da scalfire
Il croato è tornato, quantomeno ad essere convocato da Palladino, che saggiamente ha aspettato la sosta per non rischiarlo nuovamente anzitempo. Al suo rientro, però, nonostante la cifra importante spesa su di lui nel mercato estivo, si trova, almeno sulla carta, ad avere la sindrome di Martinez Quarta: da titolare sulla carta a panchinaro nella pratica. Merito di questo scambio di ruoli è senza dubbio l’exploit della coppia tanto chiacchierata formata da Comuzzo e Ranieri, che non si smuovono dal loro posto fisso. Da qui a Natale, però, la squadra viola avrà nuovi tour de force all’orizzonte e dovrà farsi trovare pronta anche in occasioni non da serata di gala, come contro il Pafos in Conference League, match che è diventato determinante vincere dopo gli 0 punti raccolti a Nicosia, per non compromettere la classifica europea. Le occasioni quindi, piano piano, arriveranno anche per il croato, che dovrà sfruttarle al meglio.
Il re della difesa a 4
La domanda allora è: cosa può aggiungere alla difesa un possibile reintegro da titolare di Pongracic? Cosa ha l’ex Lecce che Comuzzo e Ranieri non hanno? E perché mai Palladino dovrebbe stravolgere, in serate importanti, la propria retroguardia? Se qualcosa non ha funzionato per Pongracic nel suo periodo di ambientamento a Firenze, potrebbe essere stata la sua collocazione nella difesa a 3, dove anche Ranieri e Comuzzo hanno faticato all’inizio dell’anno (emblematica la partita del ritorno di Conference League, dove entrambi sono usciti dal campo con un cartellino rosso). A Lecce, invece, nello schieramento con due centrali, fu uno dei migliori della Serie A. Oltre al suo recente passato in terra salentina, Pongracic, a differenza della coppia cresciuta nel vivaio viola, può aggiungere esperienza a livello internazionale e con grandi club: Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Wolfsburg e Salisburgo sono tappe della sua carriera che né Ranieri né Comuzzo hanno avuto, per non parlare della nazionale croata, con cui ha giocato anche partite importantissime, come quel famoso Italia-Croazia deciso da Zaccagni a Euro 2024. Il centrale viola, oltre all’esperienza, sa anche impostare, ha un buon piede: un presupposto in più per mettere in difficoltà Palladino, che adesso è di fronte a un bivio: cambiare o non cambiare la difesa?