
Che la Fiorentina completi il gruppo di leader: è questo l'augurio pasquale
Nel bellissimo romanzo di Tomasi di Lampedusa ‘Il gattopardo’, il principe di Salina nobiluomo attorno al quale ruota la trama, dice con una certa enfasi e tanta amarezza che chi sostituirà i gattopardi, ovvero la casta dei nobili, saranno gli sciacalli e le iene. Per la Fiorentina del nostro tempo, dopo alcune generazioni di calciatori anonimi, sembra finalmente giunto il tempo dei leader, leoni calcistici se vogliamo mantenere la metafora del principe di Salina, che allietano gli occhi degli sportivi viola e per rovescio della medaglia alimentano le invidie e le brame in quelli degli altri.
I leader viola di quest’era sono senza dubbio Moise Kean che ha leonina anche la chioma oltre che la potenza esplosiva nei muscoli, ma se il Kean dal nome di un profeta biblico è senza dubbio un leader, anche De Gea che porta il nome di un grande sovrano biblico lo è. Come è un leader quel Nicolò Fagioli così chiacchierato per le scelte disordinate della sua vita privata, ma così geniale quando disegna figure geometriche in campo da far pensare guardandole ad una massima di un grande tecnico del passato, Vujadin Boskov il quale diceva che campione vede autostrade dove giocatore normale vede sentieri. E in misura minore, ma non meno decisiva, lo sono Rolando Mandragora per il centrocampo, un ragazzo che ha fatto di orgoglio e coraggio le sue più grandi doti tecniche e Pablo Marì, lo spagnolo che guida la difesa viola con grinta e determinazione.
Dodo è leader del buonumore per chi ci gioca assieme e per chi lo guarda, un ragazzo che corre per chilometri e chilometri con la sua chioma improbabile colorata di biondo e un sorriso inestinguibile impresso in volto che dona a tutti allegria, chi vuol esser lieto sia, dice il Magnifico. Ed è leader il teutonico Robin Gosens, maturo, riflessivo e profondo che è un piacere udirlo parlare oltre che vederlo giocare nel suo modo ordinato e lucido. Anche Edoardo Bove lo stava diventando e non solo in virtù della sua capacità di essere la chiave tattica della squadra finché un colpo di quelli imparabili non lo ha bloccato e comunque, anche fuori dal campo, Edoardo ha saputo divenire una presenza fondamentale per il gruppo viola, un leader insomma.
Su questo gruppetto di leader, con altri elementi a completarlo (e qualche innesto futuro di quelli pochi, ma buoni), la società viola ha il dovere di essere brava a costruire il suo futuro. E’ questo il nostro miglior augurio pasquale.







