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Cesena, Kargbo: "Il mio eroe? Mia mamma. Solo merito suo se è sfondato nel calcio"
Ospite del canale YouTube 'Calcio di Periferia', Augustus Kargbo ha raccontato il suo percorso travagliato fino all'approdo nel calcio italiano. Ecco uno stralcio delle dichiarazioni del numero 10 del Cesena: "Se penso a casa mia, a Freetown, il mio primo pensiero sono io insieme ai miei amici a giocare per strada, avevo una casa davanti ad una strada in terra battuta, giocavamo lì con le porte come ciabatte e scalzo. Ci penso ancora oggi, prendi tutto quello che la vita ti dà, adesso il calcio mi ha cambiato la vita, se ci penso viene solo da ringraziare.
La mia mamma è il mio eroe, mio padre c'è stato per poco, lei ha fatto tutti i sacrifici per darci da mangiare e mandarci a scuola. Quando per giocare sono dovuto partire verso la Guinea lei non voleva, ma l'ho convinta, ho sempre voluto essere un giocatore.
Mi ha scoperto un osservatore, ho fatto un provino insieme ad altri 40-50 ragazzi, quel giorno ha preso solo me. Feci un gran gol, ancora ce lo ho in mente, non ne ho ancora fatto uno così bello nella mia carriera.
Dalla Sierra Leone sono andato in Guinea, quando sono arrivato c'è stato un momento in cui volevo mangiare e non avevo niente. A casa nel nostro poco non avevo mai avuto fame perché mia mamma per lavoro vendeva cibo. In quel momento ho pensato di tornare a casa, ma mia madre mi ha convinto a resistere.
Viaggiando verso l'Italia il mio chiodo fisso era quello di cambiare la vita della mia mamma, quella è la mia motivazione. All'inizio in casa-famiglia è stata dura, ma non poter giocare a calcio era quasi peggio. Sono grato dell'accoglienza
Quando ho firmato il primo contratto tra i professionisti ho chiamato subito mia mamma, non mi piaceva la situazione in cui era, ho affittato subito un nuovo appartamento e ci ho portato lei e i miei fratelli, quella per me è la prima vittoria".
La mia mamma è il mio eroe, mio padre c'è stato per poco, lei ha fatto tutti i sacrifici per darci da mangiare e mandarci a scuola. Quando per giocare sono dovuto partire verso la Guinea lei non voleva, ma l'ho convinta, ho sempre voluto essere un giocatore.
Mi ha scoperto un osservatore, ho fatto un provino insieme ad altri 40-50 ragazzi, quel giorno ha preso solo me. Feci un gran gol, ancora ce lo ho in mente, non ne ho ancora fatto uno così bello nella mia carriera.
Dalla Sierra Leone sono andato in Guinea, quando sono arrivato c'è stato un momento in cui volevo mangiare e non avevo niente. A casa nel nostro poco non avevo mai avuto fame perché mia mamma per lavoro vendeva cibo. In quel momento ho pensato di tornare a casa, ma mia madre mi ha convinto a resistere.
Viaggiando verso l'Italia il mio chiodo fisso era quello di cambiare la vita della mia mamma, quella è la mia motivazione. All'inizio in casa-famiglia è stata dura, ma non poter giocare a calcio era quasi peggio. Sono grato dell'accoglienza
Quando ho firmato il primo contratto tra i professionisti ho chiamato subito mia mamma, non mi piaceva la situazione in cui era, ho affittato subito un nuovo appartamento e ci ho portato lei e i miei fratelli, quella per me è la prima vittoria".
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