
Atalanta-Lecce, quando il calcio perde la sua anima
Ci sono partite che non dovrebbero mai giocarsi, serate in cui il calcio dovrebbe avere l’umiltà e la saggezza di fermarsi, lasciando spazio al silenzio e al rispetto. Quella tra Atalanta e Lecce è una di queste. Non è una gara come le altre, non può esserlo. Non quando il pallone rotola sopra a sentimenti, emozioni e lutti. Ma questo sport, a volte crudele nella sua corsa frenetica verso risultati e classifiche, sembra non avere tempo per comprendere ciò che davvero conta.
La decisione della Lega Serie A di obbligare il Lecce a giocare, nonostante l’immenso dolore causato dalla morte improvvisa di Graziano Fiorita, storico fisioterapista della squadra salentina, è un segnale preoccupante. Non si tratta soltanto di regole o calendari, né di esigenze legate alla regolarità di un campionato comunque compromesso nei valori etici che dovrebbero sempre accompagnarlo. Si tratta piuttosto della capacità di un sistema di leggere la realtà, di coglierne le sfumature, di mostrare quel minimo di sensibilità che separa gli esseri umani dai numeri freddi delle classifiche.
Il Lecce arriva a Bergamo senza voglia, senza preparazione, e soprattutto senza il tempo necessario per elaborare un lutto che ha spezzato l'anima della squadra. I salentini, ridotti a un gruppo di uomini sconvolti, saliranno sull’aereo all’ultimo momento possibile, evitando accuratamente ogni ritiro o pernottamento lontano da casa. Giocheranno in un’atmosfera surreale, provati da giorni di dolore silenzioso e incapaci di concentrarsi veramente sul calcio giocato.
Dall'altra parte l’Atalanta, che pure conosce bene la tragedia vissuta dagli avversari avendo vissuto esperienze simili con Valter Polini e Joe Barone, non può far altro che adeguarsi a una situazione spiacevole per tutti. La tifoseria nerazzurra ha già scelto un significativo gesto di rispetto, annunciando il silenzio della curva per i novanta minuti di gara. Un gesto che va applaudito, ma che forse dovrebbe essere accompagnato da una riflazione più profonda da parte di chi governa il calcio.
Stasera si giocherà comunque, perché così vuole il calendario e perché così hanno deciso i vertici della Serie A. Forse vincerà l’Atalanta, forse il Lecce troverà energie insperate nella sofferenza. Ma una cosa è certa: questa partita avrà comunque il sapore amaro di un’occasione mancata. Il calcio aveva la possibilità di dimostrare la sua vera grandezza fermandosi, concedendo tempo, rispetto, umanità. Invece, ancora una volta, ha preferito rincorrere i propri interessi, tradendo ciò che dovrebbe essere il cuore stesso dello sport: la sensibilità e la solidarietà.
Forse, stasera a Bergamo, qualcuno capirà che, se il calcio perde la capacità di ascoltare il dolore, non saranno i gol a farlo vincere. Sarà semplicemente una sconfitta per tutti.







