
Ascoli, salvi per miracolo: ora serve rifondare
La salvezza è aritmetica, il campionato è quasi finito, ma il giudizio resta impietoso: questa è stata una stagione da dimenticare. L’Ascoli, reduce da nove anni di Serie B, ha vissuto il suo primo anno in C con difficoltà inaspettate e una deriva tecnica e mentale che ha fatto infuriare i tifosi e spegnere ogni entusiasmo.
Il pareggio a reti inviolate contro il Sestri Levante ha messo il sigillo su una salvezza raggiunta con fatica e senza mai convincere davvero. Domenico Di Carlo, arrivato a stagione in corso, ha parlato di “secondo obiettivo stagionale raggiunto”. Una dichiarazione che non ha fatto breccia nei cuori dei tifosi, che si aspettavano ben altro da una squadra costruita per almeno competere per i playoff.
In campo, però, si è visto troppo poco. Il gioco è stato spesso povero, le scelte tecniche discutibili, l’atteggiamento rinunciatario. E ora, a una giornata dal termine, il destino di Di Carlo sembra segnato. La società non ha ancora preso una decisione ufficiale, ma la sensazione è che si cercherà un profilo diverso per la prossima stagione.
Ma il punto non è solo l’allenatore. L’Ascoli ha bisogno di una rifondazione seria, di una programmazione reale. Serve un progetto sportivo a lungo termine, un direttore sportivo capace, un allenatore con visione e soprattutto una rosa costruita con logica, qualità e fame. Tutto ciò che quest’anno è mancato.
La gara conclusiva contro il Legnago sarà poco più di una formalità, ma potrebbe essere anche l’occasione per iniziare a voltare pagina. I tifosi, feriti e delusi, aspettano segnali. Chi resterà dovrà dimostrare di meritare questa maglia. Chi arriverà, dovrà sapere dove sta mettendo i piedi.
Perché l’Ascoli Calcio è una piazza che non merita stagioni così. E adesso, finalmente, non ci sono più alibi.







