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Ezio Rossi: "La contestazione pesa, ma Cairo è un "eroe". Resiste, io non ce la farei mai"
Ezio Rossi, ex calciatore e allenatore del Torino, parla a Tuttosport dell’attuale momento dei granata: “Il Toro è stato anche in Serie B, per cui ci sono stati compleanni più tristi se ripensiamo ai risultati. Ma comunque non è stata una ricorrenza felice, la situazione attuale non è bella. Cairo viene contestato, ma soprattutto il Toro non è più il Toro. Perché, ricordiamolo, il Toro non è fatto di risultati, che a volte ti fanno chiudere gli occhi sulla realtà. Non c’è nessuno che oggi possa insegnare il Toro in società ed è un peccato, perché se la storia di questo club è sopravvissuta nella stessa città della Juventus vuol dire che c’è un’anima diversa. Penso al granatismo, alla tradizione del settore giovanile e a valori che non esistono più perché nessuno ha più seminato bene”.
La contestazione a Cairo ha risvegliato una tifoseria che sembrava intorpidita.
“Sotto la brace il fuoco c’è ancora. Nonostante quasi 20 anni mediocri, la voglia di vivere qualcosa di diverso c’è. E adesso la contestazione ha preso una strada netta, non vive più di picchi. È inutile raccontarci bugie: da quasi dieci anni l’insoddisfazione è palese. A volte i risultati l’hanno mascherata, ma un tifoso del Toro mi pare normale che non sia felice”.
Eppure Cairo fa spallucce, in un periodo in cui si rincorrono le voci di un addio.
“Ho vissuto contestazioni a Torino, ma anche a Trieste. Le crisi mi facevano vivere male, non volevo uscire di casa. Poi magari il tempo mi ha dato ragione ma stavo male lo stesso. La contestazione pesa, ma Cairo è un "eroe" in questo senso: sopporta tutti, ha una scorza incredibile. Resiste da una vita, io non ce la farei mai. Una cosa di questo tipo perdura da tempo, eppure lui va avanti. Nessuno l’ha obbligato a fare il presidente: se resiste, vuol dire che ha degli interessi. Ci sarà sempre chi dirà che ha una società sana, ma al tifoso non frega nulla se pensa all'anima granata che ormai si è spenta”.
La contestazione a Cairo ha risvegliato una tifoseria che sembrava intorpidita.
“Sotto la brace il fuoco c’è ancora. Nonostante quasi 20 anni mediocri, la voglia di vivere qualcosa di diverso c’è. E adesso la contestazione ha preso una strada netta, non vive più di picchi. È inutile raccontarci bugie: da quasi dieci anni l’insoddisfazione è palese. A volte i risultati l’hanno mascherata, ma un tifoso del Toro mi pare normale che non sia felice”.
Eppure Cairo fa spallucce, in un periodo in cui si rincorrono le voci di un addio.
“Ho vissuto contestazioni a Torino, ma anche a Trieste. Le crisi mi facevano vivere male, non volevo uscire di casa. Poi magari il tempo mi ha dato ragione ma stavo male lo stesso. La contestazione pesa, ma Cairo è un "eroe" in questo senso: sopporta tutti, ha una scorza incredibile. Resiste da una vita, io non ce la farei mai. Una cosa di questo tipo perdura da tempo, eppure lui va avanti. Nessuno l’ha obbligato a fare il presidente: se resiste, vuol dire che ha degli interessi. Ci sarà sempre chi dirà che ha una società sana, ma al tifoso non frega nulla se pensa all'anima granata che ormai si è spenta”.
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