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Juric perde il suo 9 per la sfida che può decidere il suo futuro: Dovbyk ha la febbre
Tegola per Ivan Juric in una partita che può decidere il suo futuro. Il centravanti ucraino Artem Dovbyk è alle prese con un attacco febbrile e stasera, riporta 'Sky', non sarà della partita. Per Roma-Torino, il tecnico croato dovrebbe schierare Paulo Dybala centravanti con due tra Baldanzi, Pisilli e Pellegrini alle sue spalle. Il capitano, come riportato nel pomeriggio, è a sua volta alle prese con un problema al piede, ma dovrebbe comunque rendersi disponibile per il match con fischio d'inizio alle 20.45.
Sul momento della Roma, così Ivan Juric nel corso della conferenza stampa della vigilia: "A Firenze dal mio punto di vista c'è stato un crollo emotivo. Dopo 40 giorni di buon lavoro mi aspettavo grande passione davanti e invece c'è stato un crollo totale che da un senso può essere tradotto anche in un crollo positivo. Se raccogliamo ciò che è successo in maniera positiva, possiamo prendere la strada giusta".
E ancora in un altro passaggio: "Con il presidente ho contatti. Abbiamo parlato di tante cose e bene. Questo sono tutte cose che tolgono il pensiero sul campo. Rimango con la mia idee. Il giocatore gioca, io alleno e il medico cura. Come ho detto il primo giorno io non vedo mancanze, anzi io preferisco così. Prendo decisioni e la dirigenza ti responsabilizza. Il resto è distrazione. Ognuno deve fare il suo. Bisogna lavorare forte e questa è la cura giusta per riprendere in mano la situazione. Questa è la mia idea".
Sul momento della Roma, così Ivan Juric nel corso della conferenza stampa della vigilia: "A Firenze dal mio punto di vista c'è stato un crollo emotivo. Dopo 40 giorni di buon lavoro mi aspettavo grande passione davanti e invece c'è stato un crollo totale che da un senso può essere tradotto anche in un crollo positivo. Se raccogliamo ciò che è successo in maniera positiva, possiamo prendere la strada giusta".
E ancora in un altro passaggio: "Con il presidente ho contatti. Abbiamo parlato di tante cose e bene. Questo sono tutte cose che tolgono il pensiero sul campo. Rimango con la mia idee. Il giocatore gioca, io alleno e il medico cura. Come ho detto il primo giorno io non vedo mancanze, anzi io preferisco così. Prendo decisioni e la dirigenza ti responsabilizza. Il resto è distrazione. Ognuno deve fare il suo. Bisogna lavorare forte e questa è la cura giusta per riprendere in mano la situazione. Questa è la mia idea".
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