ESCLUSIVA TG – Bo (architetto): “Il progetto per l’edificio del Museo del Toro al Fila è stato approvato, ma intoppi hanno fermato tutto”
Marco Bo è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Bo è un architetto, gran tifoso del Toro, e ha redatto il progetto preliminare per la costruzione dell’edificio che ospiterà il Museo del Toro al Filadelfia. Da lui ci siamo fatti spiegare l’idea che lo ha ispirato e come l’ha sviluppata per rendere la struttura funzionale alle esigenze museali e anche sostenibile.
A cosa si è ispirato per il progetto preliminare dell’edificio che ospiterà il Museo del Toro al Filadelfia?
“Devo fare una premessa, sono tredici anni che mi occupo di questo progetto per cui ci sono stati diversi momenti di approfondimento progettuale e per questa versione che costituisce il PFTE (piano finanziario e di fattibilità tecnica ed economica, che permetterebbe alla Fondazione Filadelfia di andare a reperire i fondi, ad esempio, presso fondazioni bancarie o altri enti, per poter arrivare alla gara d’appalto), anche a seguito dei forti aumenti dei costi e della situazione economica generale mi sono concentrato a ideare un fabbricato che fosse il più sobrio ed economico possibile, ma al tempo stesso funzionale e nel rispetto di ospitare il Museo del Toro.
Detto questo, la conformazione del lotto, un rettangolo stretto e lungo, ha determinato l’impostazione progettuale con il corpo di fabbrica da un lato e la zona a parcheggi, necessari, dall’altra. Ho ideato un contenitore al minor costo e il più flessibile possibile in modo da soddisfare tutte le richieste dei committenti. Senza dimenticare che con tutto quello che è successo dal Covid in poi c’è stata l’esigenza di fare più un contenitore che rispondesse al tenere bassi i costi e poter costruire il più velocemente possibile bandendo quindi i fronzoli. Sono un architetto che ama l’estetica, però un po’ per la sobrietà torinese e sabauda, che ci appartiene e che io rispetto, un po’ per la deferenza verso il luogo, perché si tratta di un luogo della memoria non per nulla la denominazione estesa è Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, e la zona della Città, popolare e operaia, vicino alla ferrovia e una volta poco più avanti c’erano i mercati generali, ho deciso che non era il caso di fare voli pindarici ideando un edificio sfarzoso, di tendenza o che avesse velleità. Era il caso di essere seri e attenti a rispettare il luogo e il territorio, nonché al fatto stesso di ospitare reperti e cimeli di un particolare passato. Da qui la sobrietà di certe finiture legate ai colori che ci appartengono come il grigio della pietra di montagna e ove possibile inserti e richiami al colore chiaramente granata”.
Quali richieste specifiche ha avuto dai committenti?
“Le richieste sono state formulate sia dal potenziale gestore del Museo, l’Associazione Memoria Storica Granata, sia dalla Fondazione Filadelfia e anche della Circoscrizione 8. Il Museo attuale mi ha fatto richieste specifiche al fine di poter esporre nel modo più consono i propri cimeli seguendo un percorso puntuale. Il tutto ovviamente rispettando le attuali normative edilizie che comprendono anche spazi parcheggio bici, auto e diversamente abili e le esigenze della Circoscrizione che ha chiesto due salette quindi spazi dedicabili potenzialmente ai cittadini della zona.
Sarà un edificio semplice che nasce dalla riflessione di rendere l’opera sobria ed elementare nella costruzione al fine di poterlo erigere in tempi brevi e con costi manutentivi contenuti limitando quindi suppellettili estetiche o particolari esterni che possano degradarsi e impongano una manutenzione costosa”.
Ci descrive quindi come ha ideato l’edificio?
“A livello architettonico il fabbricato è stato concepito con un piano terra che accoglierà la zona d’ingresso con la reception. Poi una zona sulla sinistra per ospitare le mostre temporanee o esporre cimeli che non sono visibili sempre. Un’altra zona dedicata alla Circoscrizione. La salita al primo piano dove il Museo esporrà la sua collezione permanente, attraverso un percorso circolare. Una volta terminata la visita al Museo, si ridiscende dalla scala principale per dirigersi verso lo Store e la caffetteria prima di arrivare all’uscita dove c’è anche il parcheggio. L’edificio poi è stato caratterizzato da due zone verdi: una a destra, il “Giardino del pallone” dove c’è la caffetteria e un’altra a sinistra denominata “Giardino della Memoria” dove ci saranno figure a ricordo di alcuni campioni del passato, una sorta di giardino dedicato alla meditazione e al ricordo”.
Sarà anche sostenibile?
“Certamente, ci sarà un impianto fotovoltaico, ma l’area è servita dal teleriscaldamento ed è quindi obbligatorio utilizzarlo. Come tutti gli edifici dovrà essere conforme alle normative attuali di contenimento, risparmio e coibentazione energetica. Nel 2016, in concomitanza alla progettazione, da me non seguita, dei lotti 1 e 2 dedicati all’impianto sportivo del Filadelfia, avevo proposto una soluzione architettonica ancora più sostenibile con l’inserimento di strutture in legno, ma poi abbiamo lasciato stare anche perché i costi sarebbero decisamente lievitati”.
Ha presentato questo progetto preliminare al Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Filadelfia il 16 settembre 2024 quale iter adesso deve essere espletato affinché si apra il cantiere?
“Attualmente non c’è il CdA della Fondazione Filadelfia essendo arrivato a conclusione il mandato del componente con Funzioni di Vice Presidente, se non ricordo male il bando per nominarlo, trattandosi del rappresentante della Regione Piemonte, chiudeva il 21 marzo alle ore 18 e a oggi si attende appunto ancora la nomina. Al momento siamo quindi fermi e non si può andare avanti con l’operazione che porterà alla costruzione del Museo del Toro al Fila. Il progetto era stato presentato e approvato dalla Fondazione e appena possibile potremo presentarlo in Comune per ottenere l’esito favorevole con la concessione dei permessi per costruire. Con le verifiche ottenute dall’UTC (ufficio tecnico comunale) si può quindi predisporre un PFTE “rafforzato”, ossia un approfondimento impiantistico e progettuale un po’ più esecutivo (che ho già quasi pronto), utile a stilare il progetto esecutivo definitivo in modo che la Fondazione possa presentarlo ai diversi Enti (Fondazioni etc…) al fine di reperire i fondi necessari che permetterebbero di indire il Bando di Gara, trattandosi di un’opera pubblica, finalizzato ad individuare la ditta che esegua i lavori .
Spero di essere stato chiaro perché ho cercato di spiegare l‘iter a grandi linee senza addentrarmi in complicati tecnicismi”.
In linea di massima quando tempo occorrerà dal primo scavo per le fondamenta alla consegna dell’edificio?
“Escludendo quindi gli allestimenti interni, ci vuole un anno. Se poi vogliamo dare un tempo complessivo allora dal primo scavo all’inaugurazione del Museo servirà un anno e mezzo, sempre che non ci siano intoppi e tutto vada liscio”.
Quanto potrebbe costare?
“Con tutto quello che è successo dal Covid in poi, aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, il superbonus e quant’altro, i costi realizzativi si sono innalzati discostandosi enormemente dalle premesse che c’erano una decina di anni fa. La progettazione quindi ha tenuto in considerazione massimamente il contenimento dei costi, anche perché così sarà più facile far partire velocemente i lavori che purtroppo, per un motivo o per un altro, vedono già i tempi allungarsi a dismisura.
Ricordato tutto questo e specificando che più i tempi si allungano e più i costi aumentano, complessivamente fra i 6 e i 7 milioni di euro, pensando anche a una parte di allestimento interattivo”.