Messina, l'addio di Modica: "In 7 mesi mai una carezza. Lascio per dignità"
Giacomo Modica si è congedato ieri sera dal Messina con un lungo sfogo, al termine della sconfitta casalinga con il Crotone. L'oramai ex tecnico dei giallorossi ha ripercorso le difficoltà della sua gestione, come raccolto dai colleghi di MessinaNelPallone. “Ho visto mezz’ora di buone giocate, ma contro una squadra di altissimo livello come il Crotone non era facile. I nuovi ragazzi si sono impegnati, nonostante fossero arrivati da poco. Dopo il secondo gol, però, è finita. Viviamo disagi da troppo tempo e ora sono diventato il bersaglio. Mi assumo le mie responsabilità: se devo pagare, pagherò”.
Modica non nasconde l’amarezza per un rapporto logorato. “In sette mesi non ho sentito una carezza. C’è sempre stato un muro contro muro con la vecchia proprietà. Non mi sento rispettato. Per questa città ho dato tutto, ma ora siamo al capolinea. Dopo tante débâcle, lascio per dignità. Spero che un cambiamento dia la scossa necessaria. I ragazzi sono meravigliosi, i risultati negativi non riflettono la qualità che hanno”.
Parole che riflettono un vissuto di grande sofferenza: “Le difficoltà sono state infinite, i problemi non riguardano solo i pagamenti. Messina non è più il club di una volta, non c'è più niente qui che dica 'Messina'. Non ho perso la dignità, anche se tanto orgoglio è andato via. Ringrazio i ragazzi, li citerò uno a uno. Ringrazio la società che sta cercando di cambiare. Le sconfitte contano, ma pesa di più l’ambiente in cui si lavora. Sono stato prigioniero: dal 12 dicembre volevo andarmene, ma non è stato possibile. Ho continuato solo per i ragazzi”.
Il tecnico si assume colpe, ma respinge gli eccessi. “La squadra è stata costruita da me, Pavone e Costa: non fuggo dalle mie responsabilità, ma sono un 33% ciascuno. Ora è facile addossarmi tutto. Siamo andati in guerra disarmati, con le pistole a piombini contro i carrarmati. Lascio per il bene della salvezza. Il mercato aperto destabilizza, ma meglio che chi non è con la testa vada via”.
Infine, un ultimo pensiero ai tifosi. “Rispetto i sette capi club che conosco da sempre, non chi insulta per il gusto di insultare. Ho commesso errori: soprattutto quello del 13 giugno avrei dovuto dire di no. Mi sono suicidato da solo quel giorno, ma ne sono fiero. Esco di scena con dignità, sereno di aver dato tutto”.