
Tutta la storia della Serie C, dalla nascita sino a oggi
La Serie C rappresenta storicamente il terzo livello del campionato italiano di calcio, svolgendo un ruolo cruciale nella crescita e nella valorizzazione delle squadre e dei talenti locali. Fa parte, ovviamente, dei campionati più importanti a livello calcistico nel nostro Paese, nonché uno dei più equilibrati nel suo andamento, come le migliori quote calcio su Betsson possono ampiamente testimoniare. La sua evoluzione, caratterizzata da numerose riforme e cambiamenti, riflette le trasformazioni del calcio italiano nel corso dei decenni.
Origini e istituzione
La Serie C nacque nel 1935 come risposta alla necessità di riorganizzare i campionati calcistici italiani. Dopo l'introduzione del girone unico per la Serie A e la Serie B nel 1929, si avvertì l'esigenza di creare una terza serie nazionale. Inizialmente, la Serie C era composta da quattro gironi da 16 squadre ciascuno, suddivisi su base geografica. L'obiettivo era quello di offrire alle squadre minori un palcoscenico competitivo e strutturato, promuovendo al contempo lo sviluppo del calcio nelle diverse regioni italiane.
Espansione e riforme pre-belliche
Negli anni successivi alla sua istituzione, la Serie C subì diverse modifiche. Nel 1936, i gironi passarono da quattro a cinque, per poi diventare otto nel 1938, con un numero variabile di squadre per girone. Questa espansione mirava a includere un numero crescente di club, riflettendo la crescente popolarità del calcio nel paese. Tuttavia, l'aumento del numero di squadre rese necessaria l'introduzione di gironi di finale per determinare le promozioni in Serie B.
La Serie C durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale
Il conflitto bellico interruppe i campionati regolari, ma già nel 1945-1946 si tentò una ripresa delle attività calcistiche. In questo periodo, la Serie C fu organizzata in maniera anomala, con una separazione tra Lega Nazionale Alta Italia e Lega Nazionale Centro-Sud, riflettendo le difficoltà logistiche e infrastrutturali del paese nel dopoguerra. La stagione 1947-1948 vide un'espansione senza precedenti, con ben 18 gironi e oltre 300 squadre partecipanti, tanto che qualcuno iniziò provocatoriamente a definirla "Serie C Regionale". Questa frammentazione evidenziò la necessità di una riforma strutturale.
Riforma del 1948 e ritorno alla formula a quattro gironi
Nel 1948, la FIGC attuò una riforma significativa, riducendo i gironi della Serie C a quattro, organizzati su base interregionale:
Girone A: Nord-Ovest
Girone B: Nord-Est
Girone C: Centro e Sardegna
Girone D: Sud e Sicilia
Le vincitrici di ciascun girone ottenevano la promozione in Serie B. Questa struttura mirava a rendere il campionato più competitivo e sostenibile, riducendo il numero di squadre e aumentando la qualità delle competizioni.
Introduzione del girone unico e successiva espansione
Una svolta epocale avvenne nel 1952 con il Lodo Barassi, che unificò la Serie C in un unico girone nazionale composto da 18 squadre. Questa decisione puntava a elevare il livello del campionato, ma comportò anche l'esclusione di molte squadre, causando malcontento tra i club minori. Nel 1958, si tornò alla formula a più gironi, inizialmente due e poi tre, per rispondere alle esigenze delle numerose società calcistiche presenti sul territorio nazionale.
Divisione in Serie C1 e Serie C2 nel 1978
Nel 1978, la Serie C fu oggetto di una riforma che portò alla sua suddivisione in due categorie distinte:
Serie C1: composta da due gironi, rappresentava il livello superiore e fungeva da anticamera per la Serie B.
Serie C2: articolata in quattro gironi, accoglieva un numero maggiore di squadre, offrendo loro la possibilità di emergere nel panorama calcistico nazionale.
Questa suddivisione mirava a garantire una maggiore competitività e a facilitare la gestione dei campionati, adattandosi alle diverse realtà territoriali.
Introduzione dei play-off e dei play-out negli anni '90
Negli anni '90, per aumentare l'interesse e la competitività dei campionati, furono introdotti i play-off per la promozione e i play-out per la retrocessione. In Serie C1, la prima classificata di ogni girone otteneva la promozione diretta in Serie B, mentre le squadre classificatesi dal secondo al quinto posto disputavano i play-off per determinare la seconda promossa. Analogamente, i play-out coinvolgevano le squadre posizionate nella parte bassa della classifica, determinando le retrocessioni in Serie C2. Questa innovazione aggiunse suspense e imprevedibilità alle fasi finali dei campionati.
Trasformazioni del nuovo millennio e nascita della Lega Pro
Nel 2008, la Lega Professionisti Serie C cambiò denominazione in Lega Italiana Calcio Professionistico, nota come Lega Pro. Questo cambiamento rifletteva la volontà di modernizzare l'immagine del campionato e di adattarsi alle nuove esigenze del calcio professionistico. Tuttavia, le difficoltà economiche di molte società portarono alla necessità di ulteriori riforme. Nel 2014, la Serie C1 e la Serie C2 furono unificate in un'unica divisione, denominata Lega Pro, composta da tre gironi da 20 squadre ciascuno. Questa ristrutturazione mirava a garantire una maggiore sostenibilità economica e a elevare il livello qualitativo del campionato.
Ritorno alla Serie C
Nel 2017, la Lega Pro riprese il nome originario di Serie C, mantenendo la struttura a tre gironi. Questa scelta fu simbolica, volta a riaffermare il legame con la tradizione e a restituire maggiore visibilità al torneo. Da allora, il campionato ha continuato a rappresentare un'importante vetrina per giovani talenti e squadre emergenti, fungendo da trampolino di lancio verso la Serie B e, per alcuni, persino verso la Serie A.







