Raspadori: "La chiamata all'Europeo, gli inizi al Sassuolo, il provino neroverde: dico tutto"
L'ex giocatore del Sassuolo Giacomo Raspadori, in una lunga intervista concessa a Vivo Azzurro TV, ha raccontato alcune tappe della sua giovane carriera, già ricca di gol ed esperienze importanti. Ecco le parole dell'attuale attaccante del Napoli: "Ero a cena con la mia famiglia e la convocazione è stata un’emozione forte - ha ammesso l'attaccante -. Lì per lì non ho realizzato bene, anche perché era veramente da poco che giocavo in Serie A. Quando ho scoperto che sarei rimasto nella lista dei 26, non mi sono reso conto di quello che stavo per andare a vivere. Sappiamo tutti poi come è andata a finire. Abbiamo vinto un Europeo in maniera fantastica, sono stato fortunato a partecipare a una competizione del genere. È un momento che non dimenticherò mai
Ci sono gol che non si dimenticano, soprattutto se segnati con la maglia azzurra. Raspadori, oggi a quota 7, ne sa qualcosa: "Il gol con l’Inghilterra a San Siro è stato forse il più emozionante, ricordo che c’erano i miei genitori in tribuna e di essere riuscito nel momento dell’esultanza a individuarli e a dedicarglielo. Poi, alla pari c’è il primo gol contro la Lituania, a Reggio Emilia. Doppiamente bello perché in quel momento ero ancora al Sassuolo e segnai nello stadio della mia squadra".
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Mancini il primo a credere in lui. Spalletti, invece, non ha mai smesso di puntare sul talento del Napoli: "Con il mister (Spalletti) abbiamo un bellissimo rapporto, ho avuto la fortuna di averlo a Napoli e anche prima, quando ancora ero al Sassuolo, mi aveva dimostrato la volontà con il direttore Giuntoli di volermi a Napoli - ha rivelato Raspadori -. Mi stima molto e lo dimostra il fatto che da quando c’è lui sono sempre stato convocato, anche nei momenti in cui non ho giocato tanto. Non è una cosa scontata perché di calciatori forti ce ne sono tanti. Devo ringraziarlo per questo".
Facciamo un bel salto indietro, a come tutto è iniziato. Enrico e Giacomo sono due fratelli molto legati tra loro, nati a distanza di tre anni a Bentivoglio, paese di 6mila abitanti della città metropolitana di Bologna. Giocano insieme nel Progresso Calcio 1919, storica società con un’importante tradizione a livello giovanile: “Sin da piccolo dovevano buttarmi fuori dal campo perché sono sempre stato spinto da questa forte passione che mi hanno trasmesso mio papà e mio fratello più grande. Già a un anno e mezzo la palla era il soggetto principale dei miei pomeriggi e delle mie mattine. Una passione così forte ti porta a tenere acceso quel fuoco anche nei momenti più complicati”. Passa il primo treno e Giacomo, come farà anche in futuro, lo prende al volo: “In occasione di un torneo con tutte le giovanili della nostra squadra vennero a vederci quelli del Sassuolo. Rimasero colpiti da entrambi e con mio fratello iniziammo un percorso durato diversi anni. Mia mamma e mio nonno si alternavano per portarci agli allenamenti, non era comodo da Bologna raggiungere Sassuolo”.