Caputo: "Ecco cosa mi disse De Zerbi per convincermi ad andare a Sassuolo"
Ciccio Caputo ha rilasciato una lunga intervista a calciomercato.com parlando della sua carriera e analizzando il suo percorso che lo ha visto incontrare grandi allenatori come Roberto De Zerbi a Sassuolo e come Antonio Conte: "Conte è stato uno dei primi a credere in me, un maestro di calcio che mi ha lasciato tanto. Quell'anno il Bari era stato costruito per vincere il campionato, in rosa c'erano attaccanti forti ma lui mi ha sempre tenuto in considerazione nonostante venissi dalla C2. Lui mi ha voluto anche quando era a Siena in Serie B, per sostituire Immobile che andò a Grosseto; e anche quella volta conquistammo la promozione".
Conte è famoso anche per i suoi allenamenti molto duri.
"E' così, l'ho vissuto sulla mia pelle. Ho visto ex compagni stremati a terra a vomitare perché non reggevano quei ritmi. Ma se riesci a resistere alla fatica, i risultati arrivano e in campo corri il doppio degli altri; ti senti più forte".
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Chi è l'allenatore al quale sei più legato?
"Ho un bel rapporto di stima e rispetto con De Zerbi, un altro allenatore che ha provato spesso a portarmi con sé".
Ce l'ha fatta a Sassuolo.
"Già a maggio della stagione precedente mi chiamò per dirmi che avrebbe fatto di tutto per prendermi: 'Se vuoi fare 20 gol in Serie A devi venire da me', mi disse. Ne feci 21. E arrivai in Nazionale. Ogni tanto ci sentiamo, è un allenatore che non dimenticherò mai".
Che differenze ci sono tra De Zerbi e Conte?
"Hanno due idee di calcio diverse. Conte è un grande lavoratore, cerca la vittoria in ogni modo e vuole costruire la squadra in base alla sua filosofia. De Zerbi ha un'attenzione maniacale a tutto, vive di calcio h24. Ci raccontava che a volte la notte non dormiva per vedere partite e prendere informazioni. Potete chiedergli qualsiasi cosa, sa veramente tutto".
Un aneddoto su De Zerbi?
"In campo pretende moltissimo. A volte si arrabbiava e rinviava palloni a caso se qualcuno sbagliava un passaggio di un metro. Perdeva la testa. Ma chi l'ha vissuto sa che lui è fatto così e bisogna andare oltre, perché quando si scende in campo fa divertire la squadra".
A Sassuolo hai giocato anche con Berardi, spesso uomo-mercato ma alla fine rimasto in Serie B.
"Siamo stati insieme due anni e vi posso dire che è un giocatore fortissimo. Credo sia stato bloccato dal brutto infortunio subìto, quando rientrerà bisognerà capire le sue condizioni: se in forma è un giocatore da squadre tra le prime cinque in classifica, bisognerebbe chiedere a lui perché non ha voluto mai fare il passo importante".
Com'è nata l'idea di fare il provino a Campioni?
"Ha organizzato tutto un mio amico d'infanzia senza dirmi niente. All'epoca giocavo in Eccellenza e lui mi ripeteva spesso che dovevo puntare più in alto, così a mia insaputa chiamò a nome di tutti e due la redazione che ci fissò un provino a Cava de' Tirreni. Quando me lo disse non volevo andarci, ma alla fine mi feci convincere".
In cosa consisteva il provino?
"Durava sì e no tre minuti. Uno slalom intorno ai coni, tiro in porta e stop. Mi hanno mandato via con la classica frase 'le faremo sapere', e poi non mi ha più chiamato nessuno. Ma è stata una parentesi divertente, ho ancora delle foto che conservo con piacere".
Che ti ha detto Ciccio Graziani?
"Immagino che non si ricorderà di me, eravamo tantissimi ragazzi. Quando ho fatto il provino a osservarmi c'era Magrini, il suo vice".