Addio a un anno da incubo, ma non sono ammessi altri passi falsi. A Catanzaro per rimanere in scia salvezza
Addio 2024, a mai più rivederci. Questo il pensiero ampiamente condiviso dalla totalità della tifoseria granata, che è passata dalla Serie A al rischio retrocessione in Serie C. Un anno da non dimenticare, però, ma che sia ampiamente da monito per il futuro, soprattutto alla proprietà granata, cullatasi sugli allori di un gran 2023 e scollatasi completamente dalla piazza.
Dei risultati sportivi che non sono certo frutto del caso, ma di una scellerata gestione societaria degli ultimi 12 mesi, che hanno rotto il giocattolo. Passi la retrocessione in B, ma con un corposo incasso dato dalle cessioni e dal paracadute economico la Salernitana avrebbe dovuto ambire a competere a una pronta risalita con investimenti all'altezza, invece si è dovuta accontentare di un mercato al risparmio, le cui conseguenze non sono tardate ad arrivare. Ma se da un lato Iervolino ha chiuso i rubinetti, dall'altro non possono essere taciute le responsabilità di Petrachi, che, salvo colpi intelligenti come Amatucci o Adelaide, non è stato in grado di allestire un organico in grado, per lo meno, di assestarsi in cadetteria.
Ma, tornando all'attualità, ci sono gli ultimi 90 minuti dell'anno solare che acquistano un'importanza capitale. A Catanzaro è assolutamente vietato perdere, innanzitutto per non perdere ulteriore terreno dal treno salvezza, al momento più compatto che mai per fortuna dei granata, ma anche per proiettarsi all'anno nuovo con una maggiore serenità. Le dirette concorrenti saranno tutte impegnate in match probanti - il Cittadella col Palermo, il Cosenza a Sassuolo, il Sudtirol a Modena e il Frosinone a Castellammare - e un successo potrebbe dare una spinta rincuorante, perché mai come in questi momenti l'aspetto mentale gioca un ruolo fondamentale.