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Dal Siviglia alla Salernitana, il lungo viaggio di Perotti: il Monito ha detto basta
Diego Perotti in carriera ha vinto solo una Copa del Rey con il Siviglia nel lontano 2009-2010, ma questo non rende minimamente idea del giocatore che è stato. Il Monito, che ha annunciato l'addio al calcio giocato nella giornata di ieri, ha da sempre avuto un tocco di palla diverso dai più, una visione differente degli spazi e una qualità che spesso regalava emozioni a chi ama questo sport. La sua carriera inizia nelle giovanili del Deportivo Moron in provincia di Buenos Aires, poi prosegue in Europa, a Siviglia, dove si mette in mostra prima con la seconda squadra e poi con i grandi, con cui raccoglie 159 presenze e segna 16 gol in 5 stagioni e mezzo, disputando Champions ed Europa League.
Gli infortuni sono il suo problema principale, dato che gli impediscono di esprimere a pieno il suo potenziale. L'argentino decide di fare ritorno in patria, trasferendosi in prestito al Boca Juniors: l'avventura alla Bombonera non è delle più felici, sempre a causa di problemi fisici, che gli consentono di scendere in campo appena 2 volte. Da lì la ripartenza in Italia, con il Genoa che scommette su di lui e gli permette di mettersi in mostra e ritrovare autostima: in una stagione e mezzo sono 45 le gare giocate e 5 i gol realizzati. A gennaio 2016 lo step in avanti che tutti si aspettavano e la firma con la Roma, che tra prestito e riscatto sborsa 10 milioni di euro per averlo: è una società che rappresenterà tanto per la sua carriera e nella quale siglerà 31 gol in 138 presenze spalmate su 3 stagioni e mezzo. Entra da subito nel cuore del tifo giallorosso, che lo coccola e lo fa sentire importante, nonostante gli infortuni a volte gli impediscano di trovare quella continuità che meriterebbe.
Da lì in poi è un lento declino verso l'anonimato. A ottobre 2020 firma con il Fenerbahce, segna 3 gol nelle prime 4 gare in cui viene impiegato, poi un brutto infortunio al ginocchio a novembre e la fine anticipata della sua stagione. Rescinde il contratto a settembre 2021 e il 2 febbraio 2022 si rimette in gioco, riabbracciando Walter Sabatini che aveva avuto a Roma alla Salernitana: 11 partite, nessun acuto e una retrocessione che macchia un po' il suo percorso. Dall'estate 2022 a oggi non ha più trovato qualcuno che gli volesse dare fiducia o un progetto che gli potesse interessare e così ha deciso di dire basta. Ma Diego Perotti non sarà mai uno qualunque.
Gli infortuni sono il suo problema principale, dato che gli impediscono di esprimere a pieno il suo potenziale. L'argentino decide di fare ritorno in patria, trasferendosi in prestito al Boca Juniors: l'avventura alla Bombonera non è delle più felici, sempre a causa di problemi fisici, che gli consentono di scendere in campo appena 2 volte. Da lì la ripartenza in Italia, con il Genoa che scommette su di lui e gli permette di mettersi in mostra e ritrovare autostima: in una stagione e mezzo sono 45 le gare giocate e 5 i gol realizzati. A gennaio 2016 lo step in avanti che tutti si aspettavano e la firma con la Roma, che tra prestito e riscatto sborsa 10 milioni di euro per averlo: è una società che rappresenterà tanto per la sua carriera e nella quale siglerà 31 gol in 138 presenze spalmate su 3 stagioni e mezzo. Entra da subito nel cuore del tifo giallorosso, che lo coccola e lo fa sentire importante, nonostante gli infortuni a volte gli impediscano di trovare quella continuità che meriterebbe.
Da lì in poi è un lento declino verso l'anonimato. A ottobre 2020 firma con il Fenerbahce, segna 3 gol nelle prime 4 gare in cui viene impiegato, poi un brutto infortunio al ginocchio a novembre e la fine anticipata della sua stagione. Rescinde il contratto a settembre 2021 e il 2 febbraio 2022 si rimette in gioco, riabbracciando Walter Sabatini che aveva avuto a Roma alla Salernitana: 11 partite, nessun acuto e una retrocessione che macchia un po' il suo percorso. Dall'estate 2022 a oggi non ha più trovato qualcuno che gli volesse dare fiducia o un progetto che gli potesse interessare e così ha deciso di dire basta. Ma Diego Perotti non sarà mai uno qualunque.
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