
Bruno Conti: "Mi è rimasto il rimpianto per Di Bartolomei. Ancelotti è un amico, gli chiedo spesso di allenare la Roma"
A pochi giorni dal suo 70° compleanno, Bruno Conti, una vita nella Roma, ha rilasciato un'intervista a La Repubblica. Questo un estratto delle sue parole:
Le manca, Di Bartolomei?
«Lo avevo conosciuto prima di arrivare alla Roma: un cugino di mia moglie mi aveva invitato a fare una partita di calcetto a Lavinio, vicino alla mia Nettuno, e c’erano lui, Bruno Giordano e Stefano Di Chiara: non stavo nella pelle, ero romanista da sempre, andavo a giocare una partita insieme a gente che già era la serie A. Ci siamo conosciuti lì, poi il giorno che sono arrivato in prima squadra è stato il primo a accogliermi. E poi è diventato il mio capitano, con tutto quello che abbiamo vissuto insieme: scudetto, finale di Coppa dei Campioni: veramente lo amo».
L’ultima volta che lo ha visto?
«È il mio rammarico. Poco prima che succedesse quello che è successo avevo organizzato una partita al palazzetto dello sport con tutti gli amici dello scudetto per raccogliere fondi per un amico rimasto paralizzato. Venne anche Agostino: era sereno, si rideva, si scherzava, non c’è stato nulla che potesse far pensare, non ci ha fatto capire cosa aveva dentro. Mi è rimasto quel rimpianto».
Con Mourinho che rapporto ha avuto?
«La prima volta che l'ho visto ero a Trigoria, stavo fumando una sigaretta con dei dipendenti. José è passato con questa macchinetta, una golf car. Ci ha visto, ci ha superato, poi mi ha riconosciuto: è tornato indietro per abbracciarmi, mi ha detto che mi aveva visto giocare a Lisbona. Abbiamo avuto un bel rapporto, anche se in quel periodo stavo facendo delle terapie. Quando ha avuto quattro giornate di squalifica è venuto in ufficio: "Bruno, mi farebbe molto piacere se potessi essere vicino alla squadra, in questo periodo". Lo sento spesso, Ancelotti è un amico comune».
Ecco, Ancelotti: ha mai provato a portarlo alla Roma?
«Ma come potevi portarlo via Carlo dalle società dove è stato? Bayern, Chelsea, Real... certo la battuta gliel'ho fatta, anche l'ultima volta: "Dici sempre che sei della Roma, ma quando vieni ad allenarla?"».
Ci riproverà, a breve?
«Eh, adesso è al Real Madrid, oltre la battutina è difficile andare. Anche se con Carlo ho proprio un rapporto di famiglia. Sono stato a casa sua, con il papà, la mamma, prima di andare in Nazionale ho dormito da lui, siamo stati in vacanza insieme. Quando ha avuto l'infortunio al ginocchio dormivamo nella stessa stanza e mi mettevo sopra questo ginocchio gonfio così per cercare di allungarlo, di stenderlo. È un'amicizia, una di quelle vere».







