Ora tocca anche a Ghisolfi
“Io voglio stare sempre solo”. Con cinque parole, Claudio Ranieri ha smontato la narrazione secondo cui è necessario e indispensabile che un allenatore sia accompagnato da un dirigente nella gestione dello spogliatoio. Parole sorprendenti, se si pensa che il ritorno del tecnico di San Saba è stato accompagnato da grande entusiasmo non solo per quanto riguarda il presente e il futuro immediato (che prevede sempre Napoli, Tottenham e Atalanta come prossimi avversari), ma anche per i mesi a venire, come se questo fosse il primo tassello di una ricostruzione in grande stile, con DG, DS, DT e altre sigle a rimpinguare un organigramma societario a oggi decisamente povero, con il solo Florent Ghisolfi - che oggi somiglia più a un megafono della proprietà che a un direttore sportivo - ad avere esperienza prettamente calcistica tra chi siede alle scrivanie di Trigoria per quanto riguarda l’area calcistica della società, ma che, si spera, possa avere a breve un ruolo più importante.
Il francese si è seduto a fianco di Ranieri in conferenza stampa dopo averlo fatto da solo all’Olimpico il giorno dell’esonero di Ivan Juric: questi sono senz’altro passi avanti, ma in entrambe le occasioni Ghisolfi quasi non ha risposto alle domande che gli sono state poste, ribadendo le dichiarazioni della società dopo Roma-Bologna e facendosi quasi (o anche senza il “quasi”) anticipare dal tecnico nel corso della presentazione. In sei mesi in cui l’ex Nizza ha lavorato per la Roma, ancora non è chiaro quali operazioni siano sua responsabilità e quali no e questo ha creato il solito giochino che si faceva ai tempi di Mourinho e Tiago Pinto, con i meriti delle operazioni positive attribuiti all’allenatore e i demeriti di quelle negative al dirigente.
Oggi a Ghisolfi si accolla Enzo Le Fée (tra l’altro senza veri e propri motivi, se non uno scarso gradimento generico per il tipo di giocatore, da sempre poco apprezzato da queste parti) e si ringrazia De Rossi per Manu Koné, quando è lapalissiano che siano tutte operazioni fatte di concerto; si dava per scontato che Saud Abdulhamid fosse opera di chi oggi non lavora più nella Roma, salvo poi ascoltare il suo agente che ha dichiarato che Ghisolfi lo volesse anche in Francia, senza che arrivassero smentite. L’intervista rilasciata qualche settimana fa non ha di certo migliorato le cose, ma il reset che la Roma ha avviato con il ritorno di Ranieri e la sua successiva nomina a “consulente senior” può rimettere in gioco anche Ghisolfi, che ora può prendersi spazio e che verrà dirottato definitivamente su questioni esclusivamente sportive (e non, per esempio, di comunicazione, viste le ampie critiche che si è preso per il fatto di parlare solamente francese) quando un CEO verrà nominato.
Come, a volte, giocatori ritenuti poco utili vengono recuperati, così può accadere anche per i dirigenti: mai come stavolta sarebbe auspicabile, per accelerare quella ricostruzione di cui la Roma oggi ha tanto bisogno.