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Roma, l'ora di Soulé: titolare dopo un periodo complicato, contro il suo allenatore 'preferito'
Tu chiamale, se vuoi... Emozioni? No, occasioni. In casa Roma è scattata l'ora di Matias Soulé. Guarda caso contro Eusebio Di Francesco, l'allenatore che più di tutti ha saputo valorizzarlo, lo scorso anno a Frosinone. La partita con il Venezia, dunque, sarà la chance per l'ex Juventus di dimostrare di poter fare bene anche in una big, di poter trascinare a suon di gol, assist e giocate anche una formazione più forte, che compete per la qualificazione alle coppe europee.
L'infortunio occorso a Paulo Dybala, che salterà il Venezia e pure l'Elfsborg, lancia l'altro argentino Soulé tra i titolari dopo un periodo complicato per quest'ultimo. Tra le tante difficoltà di adattamento, nel processo di crescita di un ragazzo che ha soltanto un anno in più di Niccolò Pisilli, il dualismo con un campione ingombrante è stato l’elemento che gli ha tolto la leggerezza. Soulé gioca un calcio allegro, creativo, per certi versi primordiale: dribbling secco e via, verso un’altra sfida, verso un’altra impresa.
Se si autolimita, se si infligge la pena della censura tecnica, perde efficacia. Giovedì contro l’Athletic in verità ha fatto l’opposto: essendosi reso conto che l’altro mancino Baldanzi lo aveva scavalcato nelle gerarchie interne, ha cercato di strafare. A riportarlo è l'edizione odierna del Corriere dello Sport.
L'infortunio occorso a Paulo Dybala, che salterà il Venezia e pure l'Elfsborg, lancia l'altro argentino Soulé tra i titolari dopo un periodo complicato per quest'ultimo. Tra le tante difficoltà di adattamento, nel processo di crescita di un ragazzo che ha soltanto un anno in più di Niccolò Pisilli, il dualismo con un campione ingombrante è stato l’elemento che gli ha tolto la leggerezza. Soulé gioca un calcio allegro, creativo, per certi versi primordiale: dribbling secco e via, verso un’altra sfida, verso un’altra impresa.
Se si autolimita, se si infligge la pena della censura tecnica, perde efficacia. Giovedì contro l’Athletic in verità ha fatto l’opposto: essendosi reso conto che l’altro mancino Baldanzi lo aveva scavalcato nelle gerarchie interne, ha cercato di strafare. A riportarlo è l'edizione odierna del Corriere dello Sport.
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