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Vincenzo Greco dg Picerno: "La partita di ieri con il Taranto è stata una pagliacciata"
L'AZ Picerno, nella giornata di ieri, ha segnato sette gol contro un Taranto sempre più derelitto. TuttoC.com ha intervistato il direttore generale dei lucani, Vincenzo Greco, che con la solita schiettezza ha commentato la gara contro i pugliesi e, più in generale, la particolare situazione attuale della Lega Pro.
Picerno-Taranto 7-0 con tutti gli annessi e connessi. Non proprio uno spot per la categoria.
“Una pagliacciata, sicuramente non uno spot per il calcio. Ieri mi sono sentito offeso nella professione che svolgo così come tutti i professionisti che sono stati coinvolti nella farsa di ieri. Una gara che ha disonorato il calcio e il professionismo, una sfida che si poteva evitare. Ci ritroviamo a vivere situazioni che non sono piacevoli per il nostro movimento, mi dispiace per il presidente Marani: in questi anni ha lavorato tanto sull’immagine della Lega Pro, cercando di qualificarla e darle dignità, ma oggi questo lavoro viene gettato alle ortiche”.
Per una parte degli addetti ai lavori sette gol sono stati troppi contro una squadra di ragazzini.
“Io gliene avrei fatti anche di più. Qualcuno ieri ha detto che gli dispiaceva per i ragazzi scesi in campo. Sinceramente a me spiace un po’ meno perché penso che i genitori dovrebbero essere più responsabili. Dovrebbero insegnare ai figli i valori del calcio e dello sport: far indossare loro quella maglia e illuderli che possano diventare calciatori professionisti non è sicuramente fare il bene dei ragazzi. Ieri molti di quest’ultimi facevano fatica anche a correre perché giustamente sono troppo giovani, non possono competere a questo livello e non sono tutelati nel loro percorso di crescita. Fossi stato in un genitore non avrei permesso a mio figlio di partecipare a una gara del genere. Quindi, per tornare alla domanda iniziale, c’è poco da dispiacersi in questi casi. I genitori dovrebbero anche riflettere sul fatto che il Taranto non era accompagnato da personale medico adatto, i loro ragazzi sono stati lasciati allo sbando. Se fosse successo qualcosa di grave chi sarebbe intervenuto? Non è calcio professionistico, non c’è alcun valore educativo”.
Taranto e Turris ormai spacciate, se non addirittura escluse anzitempo. E il Messina a rischio. La classifica potrebbe cambiare, soprattutto in testa, con una lotta salvezza ridotta ai minimi termini.
“Questo è un campionato falsato, c’è poco da girarci intorno. Io l’ho detto sin dall’inizio, quando qualcuno festeggiava per le tante iscrizioni e la mancanza di ricorsi. Ma gli addetti ai lavori sapevano già come certe situazioni fossero al limite e, qualche mese dopo, puntualmente sono venute fuori. Il Taranto, tanto per rimanere in tema, ha preso 4 punti di penalità nello scorso campionato. Nonostante ciò gli è stato concesso di disputare i playoff contro squadre che avevano speso meno ma avevano pagato tutto regolarmente. E, come se non bastasse, gli è stato permesso di giocare questo campionato a scapito di club come la Virtus Francavilla o altri provenienti dai dilettanti con disponibilità importanti.
Inoltre, questo campionato non è falsato solo nella classifica, che dovrà essere in caso riscritta, ma lo è perché società come Taranto, Turris, Messina e Lucchese, che stanno avendo problemi, hanno fatto o fanno ricorso anche al minutaggio, sottraendo risorse importanti in chi davvero crede in quella norma, investendo su giovani di qualità. Una parte di quei soldi, invece, è stata destinata ad alcune società che probabilmente falliranno a breve.
Senza contare che in tanti contratti vi sono dei premi al raggiungimento di determinati obiettivi. Per fare un esempio, se io ho garantito dei bonus a un attaccante in base al numero di gol, doverlo pagare solo perché ha partecipato con doppiette o triplette a goleade contro certi team non è il massimo.
È un campionato falsato, infine, sotto l’aspetto gestionale: si potevano evitare tranquillamente certe situazioni con un po’ di attenzione. Forse sarebbe servito vigilare in maniera più attenta, modificando le norme che permettono a società poco serie di andare avanti”.
Nel frattempo si continua a parlare di riforme e sostenibilità. Per tanti 60 squadre in C sono troppe.
“È sempre la stessa storia. Io vorrei una riforma culturale, perché qui si parla sempre di riduzione di squadre ma nessuno guarda il passato. Qualcuno pensa che, riducendo le squadre, gli introiti saranno maggiori per chi resta. Ma c’è un problema, come detto, culturale: gran parte dei club di C spendono di più di quello che ricavano. Ho letto i budget di quest’anno, ci sono società che sono arrivate a 15 milioni di euro: è una vera assurdità, non è calcio di Lega Pro. Se spendi più di quanto ricavi non ci sarà riforma. Ho iniziato in C quando c’erano 90 club e ci sono le stesse difficoltà di oggi. Abbiamo diminuito il numero delle squadre, inserito la mutualità, i contributi per gli under, ma le squadre continuano a saltare per aria.
La situazione Taranto è emblematica: un anno fa aveva un monte ingaggi importante che non è riuscito a sostenere: hanno fatto, insomma, il passo più lungo della gamba, e i risultati li stiamo vedendo adesso.
Questo problema, dunque, rimarrà anche nel caso di una C a 20, 40 o quel che sarà. Il problema, insomma, non è il numero di team: bisogna educare presidenti e addetti ai lavori a una gestione corretta e sana, bisogna educare i tifosi al fatto che prima del risultato a tutti i costi serve una solidità societaria.
Inoltre oggi vedo tanti avventurieri che entrano nel mondo del calcio pensando di poter gestire le attività con le voci “botteghino” e “sponsorizzazioni”, creando poi danni enormi, come stiamo vedendo. Il problema principale non è economico, è culturale.
Approfitto, a tal proposito, per fare i complimenti al presidente Donato Macchia del Potenza, uno dei pochi che si sta battendo per cambiare qualcosa nel nostro sistema”.
Nel Girone C vi sono i team che hanno speso di più ma, allo stesso tempo, la lotta salvezza è ridotta ai minimi termini. Nei Gironi A e B, invece, le situazioni sono differenti.
“Non credo si tratti di un problema Nord-Sud. In ogni caso, lo dico da anni: la composizione dei gironi dovrebbe essere a livello nazionale, in modo che ci si confronti con altre regioni d’Italia: questa sarebbe una crescita per il nostro movimento. Serve, anche qui, un cambio di mentalità, una rivoluzione culturale: ci si lamenta che le spese di trasferta diverrebbero eccessive, come se 20-30 mila euro in più non consentirebbero di terminare la stagione. Anche perché quei soldi non vengono risparmiati né investiti in strutture ma, spesso, finiscono nei contratti dei calciatori o, addirittura, sperperati in maniera differente.
Penso ai tanti obblighi per le società: che senso ha costringere tutti i club a dotarsi di squadre giovanili e femminili senza vedere davvero il territorio? L’intento è nobile ma, alla fine, non c’è molta crescita, il livello in diversi casi è basso.
E non parlo degli altri, prendo il mio esempio: come faccio ad avere un settore giovanile concorrenziale a quello del Potenza visto che serviamo entrambi un territorio molto limitato e con strutture praticamente assenti? In Basilicata ho solo il mio stadio, per trovare un altro stadio devo fare 40 chilometri. I giovani riusciamo a tirarli fuori perché li peschiamo dalle categorie inferiori ma la geografia non aiuta. Questo non significa che nessuno debba dotarsi di tali settori ma che certi obblighi, penso anche a un allenatore con patentino Uefa A per la Primavera 4, sono assurdi: se ci sono club che hanno più possibilità di lavorare con i propri giovani, penso ad esempio all’Albinoleffe, è giusto che ricevano sovvenzioni che a me non spetteranno. Però obbligare tutti a fare le stesse cose è impossibile.
Lo dico perché, in primis, bisognerebbe eliminare i costi superflui. E per farlo c’è solo un modo: il confronto tra Federazione e Lega con gli addetti ai lavori, come segretari e dirigenti, che conoscono bene le dinamiche quotidiane. Inutile calare dall’alto certe soluzioni se poi non sono quelle davvero volute dal sistema."
FIGC e Lega Pro non possono, però, far nulla di fronte a club che cambiano continuamente proprietari.
“La Federazione ha un ordinamento suo che spesso va a cozzare con l’ordinamento statale. E su questo bisogna lavorare,. Bisognerebbe, ad esempio, modificare la Legge Melandri in modo che chi riceve una penalità non possa più accedere, sin da subito, ai contributi. L’interesse dev’essere quello della buona gestione, del far sì che queste situazioni non si ripetano. Il modo devono trovarlo gli uomini di legge: non è possibile dover assistere alla poca forza di federazioni e leghe di fronte a un ordinamento statale che può creare e crea problemi.
Io obbligherei, ad esempio, a pagare mensilmente stipendi e contributi, in modo da non accumulare ritardi e di escludere i team non virtuosi in tempi brevi. Nessuno lo ricorda ma siamo quasi a marzo e parliamo di squadre ancora in gioco con problematiche nel pagamento delle mensilità di settembre e ottobre. Con l’obbligo della scadenza mensile queste situazioni non si sarebbero viste. Così come il discorso delle fideiussioni: idea intelligente ma la cifra di 350mila euro non garantisce di fronte a spese molto più grandi.
Servirebbero, insomma, regole più stringenti per cancellare il prima possibile team che creano problemi. Non regole che siano stringenti soprattutto per chi si comporta in maniera virtuosa da anni”.
Il patron del Trapani, Valerio Antonini, ha affermato che non avrebbe voluto giocare col Messina.
“Ha un modo tutto suo di esternare le sue idee, più o meno condivisibile. Però dice cose esatte, perché si confronterà con una squadra che non ha rispettato le scadenze federali e che si è rinforzata davvero tanto nel mercato di gennaio. Se il bigliettino da visita del Messina è quello di non pagare contributi e tasse alla prima scadenza della nuova proprietà, cosa ne sarà del club tra un mese, quando non ci sarà nemmeno l’aiuto del minutaggio visto che in campo ora scendono quasi tutti over? Allo stesso tempo mi domando come mai la piazza giallorossa abbia contestato il precedente proprietario, Pietro Sciotto: avrà avuto un modo suo di gestire il calcio e avrà commesso degli errori ma ha sempre rispettato le scadenze nei tempi richiesti”.
Chiusura sul calcio giocato e su questo Picerno. Salvezza ottenuta, lotta playoff nel vivo ma la sensazione che, in un campionato così equilibrato, avreste potuto lottare addirittura per un sogno più grande…
“La stagione è comunque positiva: siamo ambiziosi ma siamo anche realisti. Dire che avremmo potuto puntare alla vittoria del campionato è magari esagerato però il campionato quest’anno è molto equilibrato e ci dice che, con più continuità, ci saremmo trovati tra le prime 3-4 della classifica. Abbiamo perso punti soprattutto nel girone d’andata mentre al ritorno l’atteggiamento è diverso grazie a una maggiore assunzione di responsabilità da parte dei ragazzi. Sarebbe ridicolo parlare di obiettivo salvezza visti i punti, ora ci concentriamo sull’approdo ai playoff. Vedremo ad aprile come finirà ma i segnali, in questo 2025, sono davvero molto positivi”.
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