Per la Turris ci sono 350mila motivi per non morire
Molti tifosi corallini si domandano perché Ettore Capriola, amministratore unico della Sport and Leisure, continui a tenere in vita una Turris ormai allo stremo, come un malato attaccato a un respiratore artificiale, nonostante tutto lasci presagire un epilogo inevitabile:
- La squadra è ormai destinata alla retrocessione sul campo, e questo nella migliore delle ipotesi;
- L’organico è ridotto all’osso, composto quasi interamente da giovani del vivaio e pochi senior rimasti dopo l’esodo dei giocatori più rappresentativi, mentre il mercato in entrata è bloccato per una cifra di appena 90 mila euro mai versata;
- Anche il sostegno degli spalti è venuto meno, con un Liguori ormai deserto, abbandonato non solo dai tifosi ma anche dalle istituzioni, che hanno messo in mora il club per il mancato pagamento dei canoni d’utilizzo, con il rischio concreto di revoca dello stadio;
- Il titolo sportivo presenta ingenti debiti ed il rischio di nuove penalizzazioni renderebbero complicata anche la ripartenza dai Dilettanti.
La risposta, però, potrebbe non avere nulla a che fare con il calcio giocato o la passione sportiva. In ballo ci sono 350 mila “motivi”: quelli della fideiussione versata dalla proprietà in estate per l’iscrizione al campionato, che Capriola potrebbe recuperare solo evitando un’esclusione anticipata dal torneo.
Chi sostiene che il gioco non valga la candela, considerati i costi necessari per arrivare a fine stagione, dimentica un aspetto cruciale: se la società ottenesse il “concordato negoziato” dal Tribunale, la cui procedura è stata avviata qualche settimana fa ma congelata in attesa di documentazione suppletiva, potrebbe beneficiare delle misure protettive sui pignoramenti e sbloccare i propri conti. Così facendo, tornerebbe a ricevere le tranche residue dei contributi federali, soprattutto quelli relativi al minutaggio giovani, cifra che promette di essere consistente data la rosa imbottita di ragazzi delle giovanili negli ultimi impegni.
Grazie a queste risorse, sarebbe possibile saldare le pendenze di settembre con i tesserati, evitando per la seconda volta la radiazione, e forse avere anche la liquidità sufficiente per concludere la stagione con una sorta di autofinanziamento, soprattutto considerando il monte ingaggi ormai ridotto al minimo.
L’obiettivo, ad ogni modo, sarebbe solo uno: arrivare in fondo per rientrare dei 350 mila euro della fideiussione, anche a costo di subire sconfitte umilianti e di accumulare nuove penalizzazioni in classifica. Poco importa se ciò possa comportare lo sfratto dal Liguori o la rimozione del logo dalle maglie, essendo di proprietà della tifoseria. Il destino della Turris, infatti, sembra già scritto, con una lista di creditori che si allunga ogni giorno e scadenze di pagamento rinviate fino a un punto di non ritorno. Tuttavia, prima del fallimento, potrebbero esserci ancora mesi di sofferenza per la squadra e per i suoi tifosi.
Capriola sembra intenzionato ad andare avanti comunque. E, in fondo, 350 mila motivi spiegano il perché…