STACCATE LA SPINA
Dopo una settimana terribile, il lunedì del Taranto si chiude con una delle pagine più umilianti e buie per il calcio in rosso e blu. Giocatori professionisti in sciopero e in partenza per Altamura una banda di ragazzini mandati allo sbando.
C'è gente che avrebbe dato chissà cosa per poter giocare anche solo un minuto con la maglia del Taranto e in campo ritroviamo qualche nome che già si è fatto conoscere per qualche apparizione in Lega Pro e tanti carneadi appena maggiorenni sui quali grava la spada di Damocle della teoria dello "zainetto". Teoria che striscia nei forum e sui social, tra esperti di calcio di terza serie e addetti ai lavori un po' più attenti. Se fosse vero sarebbe roba da ufficio inchieste, insomma, ma che sembra non sorprenda più di tanto. Purtroppo ci si abitua sempre più al peggio, con la speranza che tutto passi.
E in realtà la speranza dei tifosi è quella: arenatisi i tentativi di acquisto da parte di Apex non è rimasto altro da chiedere, ai tifosi più disperati, di staccare la spina. Questo non è più il Taranto, ripetono, non è più nemmeno calcio. Una banda di ragazzini litigiosi che si permettono il lusso di litigare in diretta nazionale per chi deve battere il calcio di rigore. Una umiliazione per tutta la comunità, di cui questi mocciosi non sono assolutamente consapevoli. Eppure, loro sono lì a giocare a fare i calciatori (molti di loro potrebbero essere buoni solo il giovedì sera al Vivisport) mentre un'intera città sportiva soffre, in un periodo storico fondamentale per Taranto, visti i prossimi Giochi del Mediterraneo.
Staccate la spina, chiudete tutto. Abbiate un sussulto di dignità: questo il grido dei tifosi, che piuttosto che continuare questo stillicidio preferirebbero il fallimento. Questo Taranto non vale più niente, è una scatola vuota su cui è appiccicato uno stemma simbolo della città. Una scatola resa ancora più vuota dopo le dimissioni del Segretario Mariagrazia Sigrisi e dell'addetto stampa Cosimo Lenti. In società non è rimasto che il finto dimissionario presidente e un Direttore Generale autoproclamatosi, che chissà cosa vedono nel presente e nel futuro del Taranto. Credere e far credere, sperare, fingere: di questo è ricco oggi il Taranto.
Ma la scadenza del 16 febbraio si avvicina e lì occoreranno oltre 300 mila euro per non scomparire dalla geografia del calcio, altro che vuote parole al microfono del media partner. Il Presidente finto dimissionario sembra abbia rassicurato che onorerà le scadenze, ma vedendo tutto ciò che sta accadendo risulta difficile credere a queste parole, anche al più ottimista dei tifosi. Davvero, abbiate pietà. Staccate la spina.