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Parma, Pecchia: "Suzuki portiere moderno. Europa? Il calcio vero si gioca ogni 3 giorni"
Fabio Pecchia si è raccontato ai microfoni di Radio Serie A con Rds. L'allenatore del Parma, ex centrocampista fra le altre di Napoli e Juventus, ha ricordato il momento in cui ha deciso di voler fare il tecnico: "Quando sono arrivato sui 28 anni, il rapporto con qualche allenatore come i vari Spalletti, Guidolin, Zeman e Simoni e a seguire tutti gli altri, mi ha indirizzato. Più passavano gli anni, più si avvicinava la fine della carriera da calciatore e io mi immaginavo già un nuovo inizio"
Come è stato tornare a Napoli, dove era stato da calciatore, affiancando Benitez in panchina?
"Per me è stata una grande fortuna conoscere Benitez e lavorare con lui. Farlo a Napoli, in una città che conoscevo e in un club in cui sono cresciuto e sono diventato uomo, è stata un'esperienza fantastica. Mi ha permesso di approcciare il lavoro con una prospettiva diversa da quella di adesso, è stato formativo perché lavorare in uno staff e fare il secondo è molto diverso. A Napoli, come a Madrid e a Newcastle, ho vissuto esperienze di spessore che mi hanno dato molto".
Qual è la cosa più importante che ha imparato durante l'esperienza con Benitez?
"È riduttivo parlare di una cosa sola. Ho imparato spagnolo e inglese, ma soprattutto ho esteso i miei orizzonti. Conoscere e entrare a contatto con i campioni, a Napoli come a Madrid, ti insegna tantissimo. Sono molto esigenti con loro stessi e anche con tutto quello che hanno attorno, alzano il livello e ti spingono a far sempre di più. E' stato grandioso, me lo porto dentro, ti migliora tantissimo".
Quest'anno avete fatto molto bene contro le big, giocare con le grandi è più facile per voi?
"Non ci sono partite facili o difficili, tutte vanno giocate. Cambiano dal punto di vista tattico, è evidente e lo abbiamo toccato con mano. Cambiando lo sviluppo della gara si esaltano le caratteristiche del gruppo che ho a disposizione".
In cosa sta facendo tanto bene il Parma e in cosa può ancora migliorare?
"Noi dobbiamo accelerare il nostro processo di miglioramento, ce lo impone il campionato. Abbiamo una squadra giovanissima, ogni gara deve essere uno spunto di crescita. Però abbiamo offerto prestazioni sul piano tecnico e tattico che ci hanno permesso di centrare risultati importanti. Dobbiamo imparare a farlo con continuità, anche all'interno della partita, con un alto livello di agonismo tattico e fisico".
Lei ha vissuto anche un'esperienza in Giappone, riesce a comunicare con Suzuki?
"In Giappone sono stato troppo poco per apprendere questa lingua, qualche battuta ma niente più".
Che portiere è Suzuki?
"È un portiere moderno, gli piace assumersi rischi ed è stato scelto per questo. Ha un'interpretazione dinamica del ruolo, in linea con la direzione del calcio. Ha grandissimi margini di miglioramento e per la sua origine ha una cultura del lavoro che lo agevolerà. Non è semplice per un ragazzo esser catapultato in Serie A, lui ha risposto bene e merita i complimenti".
Si aspettava un Man così decisivo in Serie A?
"Credo moltissimo nel suo potenziale, per me non è assolutamente una sorpresa. Nella prima parte di stagione ha avuto un rendimento altalenante ma è fisiologico, viene da un Europeo dove ha spinto tantissimo. Non mi meraviglio del fatto che possa far la differenza in Serie A".
Bonny ha quello che serve per diventare un vero top?
"È un discorso che vale per tutta la squadra che ho a disposizione. Sono giovanissimi, potranno diventare dei top? Dipenderà da loro. Il compito mio e del club è di creare un ambiente ideale per potersi esprimere, poter migliorare e vivere al meglio la propria professione. Tanto però dipenderà dalla loro voglia di diventare dei top".
L'obiettivo Europa si può raggiungere a Parma?
"Giocare ogni tre giorni per me è il vero calcio, poter preparare le partite e giocare spesso, permette sempre di migliorare velocemente. È un'esperienza che mi affascina e mi intriga, l'ho vissuto con Benitez ed è un modo di allenare totalmente diverso. L'ambizione del club deve essere quella, veniamo da anni di Serie B complicati, l'obiettivo era di tornare nella categoria che spetta ad un club con questa storia che ha fatto certi investimenti. L'obiettivo è tenersi stretti la Serie A, poi l'ambizione futura del club deve esser quella di giocare in Europa. Quanto tempo? Lo vedremo".
Come è stato tornare a Napoli, dove era stato da calciatore, affiancando Benitez in panchina?
"Per me è stata una grande fortuna conoscere Benitez e lavorare con lui. Farlo a Napoli, in una città che conoscevo e in un club in cui sono cresciuto e sono diventato uomo, è stata un'esperienza fantastica. Mi ha permesso di approcciare il lavoro con una prospettiva diversa da quella di adesso, è stato formativo perché lavorare in uno staff e fare il secondo è molto diverso. A Napoli, come a Madrid e a Newcastle, ho vissuto esperienze di spessore che mi hanno dato molto".
Qual è la cosa più importante che ha imparato durante l'esperienza con Benitez?
"È riduttivo parlare di una cosa sola. Ho imparato spagnolo e inglese, ma soprattutto ho esteso i miei orizzonti. Conoscere e entrare a contatto con i campioni, a Napoli come a Madrid, ti insegna tantissimo. Sono molto esigenti con loro stessi e anche con tutto quello che hanno attorno, alzano il livello e ti spingono a far sempre di più. E' stato grandioso, me lo porto dentro, ti migliora tantissimo".
Quest'anno avete fatto molto bene contro le big, giocare con le grandi è più facile per voi?
"Non ci sono partite facili o difficili, tutte vanno giocate. Cambiano dal punto di vista tattico, è evidente e lo abbiamo toccato con mano. Cambiando lo sviluppo della gara si esaltano le caratteristiche del gruppo che ho a disposizione".
In cosa sta facendo tanto bene il Parma e in cosa può ancora migliorare?
"Noi dobbiamo accelerare il nostro processo di miglioramento, ce lo impone il campionato. Abbiamo una squadra giovanissima, ogni gara deve essere uno spunto di crescita. Però abbiamo offerto prestazioni sul piano tecnico e tattico che ci hanno permesso di centrare risultati importanti. Dobbiamo imparare a farlo con continuità, anche all'interno della partita, con un alto livello di agonismo tattico e fisico".
Lei ha vissuto anche un'esperienza in Giappone, riesce a comunicare con Suzuki?
"In Giappone sono stato troppo poco per apprendere questa lingua, qualche battuta ma niente più".
Che portiere è Suzuki?
"È un portiere moderno, gli piace assumersi rischi ed è stato scelto per questo. Ha un'interpretazione dinamica del ruolo, in linea con la direzione del calcio. Ha grandissimi margini di miglioramento e per la sua origine ha una cultura del lavoro che lo agevolerà. Non è semplice per un ragazzo esser catapultato in Serie A, lui ha risposto bene e merita i complimenti".
Si aspettava un Man così decisivo in Serie A?
"Credo moltissimo nel suo potenziale, per me non è assolutamente una sorpresa. Nella prima parte di stagione ha avuto un rendimento altalenante ma è fisiologico, viene da un Europeo dove ha spinto tantissimo. Non mi meraviglio del fatto che possa far la differenza in Serie A".
Bonny ha quello che serve per diventare un vero top?
"È un discorso che vale per tutta la squadra che ho a disposizione. Sono giovanissimi, potranno diventare dei top? Dipenderà da loro. Il compito mio e del club è di creare un ambiente ideale per potersi esprimere, poter migliorare e vivere al meglio la propria professione. Tanto però dipenderà dalla loro voglia di diventare dei top".
L'obiettivo Europa si può raggiungere a Parma?
"Giocare ogni tre giorni per me è il vero calcio, poter preparare le partite e giocare spesso, permette sempre di migliorare velocemente. È un'esperienza che mi affascina e mi intriga, l'ho vissuto con Benitez ed è un modo di allenare totalmente diverso. L'ambizione del club deve essere quella, veniamo da anni di Serie B complicati, l'obiettivo era di tornare nella categoria che spetta ad un club con questa storia che ha fatto certi investimenti. L'obiettivo è tenersi stretti la Serie A, poi l'ambizione futura del club deve esser quella di giocare in Europa. Quanto tempo? Lo vedremo".
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